Il Pdl deve lavorare al dopo Berlusconi

Pubblichiamo l’intervento di un sostenitore del centrodestra che valuta il travaglio istituzionale degli ultimi giorni. «Il partito deve poter vivere una vita autonoma e non deve sentirsi continuamente sotto attacco. All’Italia serve la pacificazione»
Angelino Alfano esce da Palazzo Grazioli

Premesso che non sono un politico ma un semplice cittadino appassionato di politica, da tempo impegnato nell’esperienza del Movimento politico per l’unità, provo a dire il mio personale punto di vista sull’attuale crisi di governo. Con la condanna di Berlusconi e le vicende di queste ultimi giorni siamo giunti all’apice di un conflitto che dura da quasi vent’anni.

L’Italia si è divisa tra colpevolisti e innocentisti. I colpevolisti affermano che tutte le azioni giudiziarie sono giustificate da fatti e indizi, mentre gli innocentisti hanno sempre sostenuto la strumentalizzazione finalizzata all’eliminazione di un fiero avversario politico da parte di una magistratura politicizzata. Per una persona qualsiasi che non ha accesso agli atti e che non avrebbe comunque tempo e competenze per farsi un giudizio autonomo, è difficile scegliere se non in modo ideologico e preconcetto. Per questo mi rifiuto di stare sia con i colpevolisti che con gli innocentisti.

I fatti contestati a Berlusconi non sono privi di fondamento ma neppure così eclatanti da convincere chiunque. Inoltre molte esternazioni della magistratura, a partire dal famoso avviso di garanzia del 1994 durante il G8 di Napoli, hanno insinuato forti sospetti riguardo alla sua imparzialità. Come si esce da questa contrapposizione che dura da troppo tempo e che, per le sue conseguenze politiche, danneggia gravemente il paese? Innanzitutto sono d’accordo col capo dello stato che le sentenze definitive si rispettano, perché in caso contrario si aprirebbe un vulnus nella democrazia. Questo però non toglie che se alcuni ritengono ingiusta una sentenza, possano non solo manifestarlo, ma intraprendere tutte le azioni per evitare o mitigare le conseguenze della sentenza stessa, senza che nessuno si scandalizzi. E’ un loro diritto. Detto questo, passiamo alle implicazioni politiche.

Sono ancora d’accordo con Napolitano che le vicende di Berlusconi non debbano compromettere la vita di un governo di transizione precario, visto che non sembra ci siano alternative immediate e che il voto anticipato potrebbe restituire uno scenario ancora più instabile finché non si attua la riforma istituzionale per cui lo stesso governo si è impegnato. Però non si può neppure ignorare che se un partito che prende milioni di voti si sente attaccato politicamente da una magistratura che ritiene faziosa, le conseguenze politiche ci sono e non si può liquidare la vicenda con troppa facilità.

Come se ne esce? Io spero che il PDL dia corso alla successione alla guida del partito, che tanto prima o poi dovrà avvenire, svincolandosi dalle vicende giudiziarie di Berlusconi, se vuole avere un lungo futuro nella politica del paese. Berlusconi potrà avere comunque un ruolo all’interno del partito, compatibilmente con le conseguenze della condanna  ma è bene che il partito possa vivere di vita autonoma e non debba sentirsi continuamente sotto attacco. Credo che se questa scelta comportasse anche un sacrificio elettorale nel breve periodo, pagherebbe in quello medio-lungo. Però è solo il PDL che può decidere il proprio futuro e, viste anche le lacerazioni di queste ultime ore, si capisce che è una scelta drammatica che potrebbe anche portare alla scissione. Dall’altra parte, una volta separate le vicende personali di Berlusconi dal destino del governo, si dovrebbero lasciar cadere le pregiudiziali sulla riforma della giustizia, riconoscendo che alcune cose vanno cambiate, indipendentemente da Berlusconi.

Riguardo al governo Letta, spero che prosegua, ma esclusivamente come governo di scopo per arrivare al più presto ad una riforma istituzionale che assicuri finalmente la governabilità certa; dopo di che è necessario tornare a votare con le nuove regole. Infatti ho pochissima fiducia sui provvedimenti urgenti del governo in materia economica. Le larghe intese implicano anche larghi compromessi e scelte fatte a metà. Invece di fare scelte coraggiose per abbattere i costi dell’apparato pubblico, come poteva essere ad esempio il federalismo fiscale, si prendono provvedimenti deboli e insufficienti; il debito pubblico continua ad aumentare e con esso le tasse, la recessione, la disoccupazione.

Capisco e rispetto quindi anche i partiti di opposizione quando affermano che questo governo è inefficace e che è meglio tornare al voto. Il problema è che dal voto è molto probabile che esca una situazione di stallo come quella delle passate elezioni. Cambiamo finalmente queste regole: ne va della nostra democrazia e del nostro futuro! Le regole da sole però non bastano. E’ necessario un clima politico nuovo, non solo tra i parlamentari ma tra i cittadini, in cui non si demonizzi il partito avversario e in cui convivano competizione elettorale e dialettica anche forte con rispetto delle regole condivise, lealtà, onestà intellettuale e dialogo. Come cristiano posso anche pregare perché la nostra Italia trovi finalmente la strada della pacificazione a cominciare da me.

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