Il papa: per dialogare è necessario rispettare gli altri

Grande calore, fantasmagorie di colori, decine di migliaia di persone assiepate lungo le strade, elefanti bardati: così è stato accolto in Sri Lanka Francesco, che si è rivolto ai cingalesi senza timore e con affetto, sottolineando i punti chiave: la pace ed il dialogo fra le religioni
Papa Francesco in Sri Lanka

Papa Francesco è di nuovo in Asia. A distanza di neanche sei mesi dal viaggio in Corea, eccolo in Sri Lanka, parte del Sub-continente indiano, un mondo diversissimo da quello del Paese dell’Estremo Oriente visitato nell’agosto scorso. L’arrivo a Colombo è stato caratterizzato dalla calorosa e variopinta accoglienza tipica di quest’isola, da sempre un vero gioiello della natura, abitata da etnie diverse che per secoli avevano vissuto in armonia fino alla guerra conclusasi solo qualche anno fa.

Papa Francesco pronuncia, come da protocollo, il suo primo discorso all'aeroporto internazionale Bandaranaike di fronte al neo-eletto presidente cingalese Sirisena e al cardinale, arcivescovo di Colombo, Malcom Ranjith. Non ha paura di entrare subito nel nocciolo della questione e ricorda a tutti la necessità di lavorare insieme come un’unica famiglia. La diversità –  ha spiegato – non è una minaccia, ma una fonte di arricchimento. Pace, riconciliazione e risanamento sono le parole chiavi del discorso.

Papa Bergoglio tiene a chiarire che la visita è anzitutto pastorale ed è arrivato in quest’isola per incoraggiare i cattolici e per pregare con loro. A conferma dell’invito alla comunità cristiana di contribuire alla costruzione sociale del Paese, Francesco propone la figura di Joseph Vaz, che verrà canonizzato proprio dal papa e proposto ai singalesi, ma anche alla Chiesa universale, come esempio di carità e rispetto di ogni persona, senza distinzione di etnia o religione. Il papa ha insistito sulla necessità che lo Sri Lanka, dopo la guerra che ha rubato trentacinque anni della sua storia, possa consolidare la pace e curare le ferite.

Per superare la tragedia del conflitto la strada non è facile. È un impegno che si può realizzare solo superando il male con il bene, coltivando le virtù che promuovono riconciliazione, pace e solidarietà e perseguendo la verità. «Fondamentale che tutti i membri della società lavorino assieme, che tutti abbiano voce, accettandosi l’un l’altro e imparando a vivere come un’unica famiglia: la diversità non è una minaccia, ma una fonte di arricchimento». A questo proposito il papa ha sottolineato il ruolo essenziale delle religioni nel processo di riconciliazione. «Sono convinto – spiega il pontefice – che i seguaci delle varie tradizioni religiose hanno un ruolo essenziale da giocare nel delicato processo di riconciliazione e ricostruzione in corso nel Paese».

Dopo la visita ufficiale al neo-eletto presidente, papa Bergoglio si è avviato all’incontro probabilmente più significativo della prima giornata trascorsa in terra singalese. Nel Bandaranaike Memorial International Conference Hall di Colombo ha, infatti, incontrato un migliaio di persone, in rappresentanza delle comunità religiose presenti nell'isola. Il programma è stato caratterizzato da musiche tradizionali, da un canto buddista e dalle benedizioni indu e musulmana. Ci sono state anche la preghiera del Gruppo ecumenico e il discorso di un monaco buddista. Si è trattato di un incontro fondamentale. Lo stesso Giovanni Paolo II aveva incontrato non poche difficoltà nella sua visita nell’isola dell’Oceano Indiano, proprio a causa di alcuni malintesi coi monaci buddhisti.

La sala del centro è visivamente caratterizzata dai colori caratteristici: l’arancione tipico dei monaci buddhisti theravada, il bianco del copricapo musulmano e delle talari di sacerdoti e vescovi, cattolici ed anglicani. Ci sono anche swami indù, anch’essi in coloro arancione, mentre molti laici di questa religione non sono distinguibili per il colore del vestito. Sono, comunque, presenti rappresentanti delle quattro religioni del Paese e Francesco si rivolge a loro confermando che la Chiesa ha «sincero rispetto» per le tradizioni altrui.

Ricorda anche le visite dei suoi predecessori, Paolo VI e Giovanni Paolo II, ma soprattutto si riallaccia al Concilio Vaticano II e riprende il documento Nostra Aetate, che tratta del rapporto della Chiesa cattolica con seguaci di altre tradizioni. La Chiesa cattolica «nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto [quei] modi di agire e di vivere, [quei] precetti e [quelle] dottrine». «Da parte mia – aggiunge poi con lo stile che ormai lo caratterizza in ogni suo discorso – desidero riaffermare il sincero rispetto della Chiesa per voi, le vostre tradizioni e le vostre credenze. È in questo spirito di rispetto che la Chiesa Cattolica desidera collaborare con voi e con tutte le persone di buona volontà, nel ricercare la prosperità di tutti gli srilankesi. Spero che la mia visita aiuterà ad incoraggiare ed approfondire le varie forme di collaborazione interreligiosa ed ecumenica, che sono state intraprese negli anni recenti».

Nel corso del suo intervento Bergoglio non ha fatto sconti sulla metodologia che può assicurare al dialogo un successo vero ed autentico. «È necessario – ha affermato – che, come insegna l’esperienza, perché tale dialogo ed incontro sia efficace, si fondi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni». «Non è possibile dimenticare la propria identità per vivere in armonia con i fratelli e le sorelle che hanno una fede diversa». C’è bisogno ora di risanamento e di unità, ha insistito Francesco, ed è necessario trovare vie e modi per realizzarli. La pace è il bene supremo e «per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra. Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi».

L’incontro che ha concluso la prima intensa giornata del Papa in Sri Lanka, è stato caratterizzato anche gesti simbolici, come la mantella dorata con cui è stato avvolto da uno dei monaci buddhisti o la dichiarazione netta del musulmano Maulavi Ash-Sheikh M.F.M. Fazil, che ha condannato gli attacchi e le uccisioni in Francia e Pakistan dove bambini sono stati massacrati in nome dell’islam. «Come ben sappiamo – ha detto tra l’altro – l’Islam non ha nessun rapporto con queste pratiche e queste condotte diaboliche». 

Grande calore, fantasmagorie di colori, decine di migliaia di persone assiepate lungo le strade, elefanti bardati per manifestazioni tipiche di questo Paese e rapporto diretto di Francesco con questo popolo al quale si è rivolto senza timore e con affetto, affrontando i punti chiave: la pace ed il dialogo fra le religioni.

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