Il nuovo ponte

Le previsioni davano per febbraio l'impalcato completo ma sono tre i fattori che faranno scattare a fine maggio la consegna dei lavori. L'obiettivo è capovolgere l’immagine attuale della valle del Polcevera, da luogo complesso e tragicamente disastrato a territorio dell’innovazione sostenibile per il rilancio della città

L’anno nuovo porterà a Genova il “nuovo Morandi” il viadotto sul Polcevera, dove l’impresa costruttrice lavora senza interruzione con tre turni giornalieri che coprono le ventiquattrore. Dal primo di ottobre, quando è stato montato tra le pile 5 e 6 il primo impalcato ad oggi, la struttura del nuovo viadotto sta disegnando il nuovo skyline della città. Le previsioni iniziali davano per il mese di febbraio l’impalcato completo, posato sulle 19 campate. Si era poi stimato che sarebbero serviti altri due mesi e mezzo per realizzare le solette di calcestruzzo del piano stradale, l’asfaltatura, la segnaletica, il collaudo finale, la “consegna” dei lavori avrebbe garantito l’apertura ufficiale per metà aprile 2020. Ma le cose non sono andate proprio così. I lavori sono in ritardo ma neanche poi di tanto. Secondo il contratto la consegna dell’opera fissata per il mese di aprile, slitterà secondo le previsioni a fine maggio. Nonostante i lavori non si sono quasi mai fermati, nonostante l’impegno dell’impresa costruttrice stia facendo l’impossibile ogni giorno, ci sono stati parecchi intoppi che hanno rallentato i lavori, di questi tre fattori che hanno causato il ritardo sulla tempistica: il maltempo per il cantiere, il mare grosso che ha ritardato il trasporto dei conci e il fatto che alcune aree siano state consegnate ai costruttori due mesi dopo rispetto al previsto.

Ritardi che comunque pesano e non poco sull’economia della città: «I tecnici hanno calcolato che alla città ogni giorno senza ponte costa 6 milioni di euro. Pensate cosa significa un giorno di ritardo in termini di mancato business, ha detto alla stampa il sindaco commissario Bucci». Tutte le attività del porto, dall’arrivo alla partenza dei container e tutto l’indotto soffrono notevolmente del traffico ancora soffocato per la mancanza di questo viadotto che portava fuori città i tir destinati al nord Europa oltre che all’Italia. «Non possiamo farci niente se non tirarci su le maniche e lavorare per diminuire il più possibile questo ritardo dice ancora Bucci». In realtà, quest’autunno, la Liguria è stata flagellata da vento fortissimo che superava i 140 km all’ora impedendo i lavori sulle piattaforme a 50 metri di altezza. E il mare grosso che ha ritardato il trasporto degli impalcati sulle chiatte in arrivo da Castellammare di Stabia, Napoli.

Ma entro fine anno andrà su l’impalcato tra le pile 7 e 8 che andrà ad unirsi ad altri quattro già posizionati. Questo salirà già montato, cioè molti dei lavori che per gli altri impalcati sono stati fatti in quota, questo sarà posizionato sulle pile già verniciato e con le saldature in quota è più difficile e preferiamo farle a terra. Anche per questo motivo l’impalcato tra le pile 3 e 4, che doveva andare su il 30 dicembre avrà uno spostamento di circa 7 giorni dovuto al fatto che i lavori programmati da fare in quota saranno fatti a terra.

È ottimista Bucci, così come lo è Toti, il presidente della Regione, che prevedono la conclusione dei lavori di edilizia per fine gennaio, e soprattutto di vedere, a metà marzo, il ponte completo. Mentre a maggio potranno passare le passare la prime auto. Intanto è stato presentato e approvato il progetto del Parco che sorgerà sotto il nuovo viadotto. «Sarà – si legge nel progetto – un anello che abbraccia un territorio di ferro, acqua, cemento e asfalto. Li abbraccia senza separarli dal loro contesto, ma anzi legandoli tra loro, salda tra loro le parti separate con un percorso ciclo/pedonale e distribuisce l’energia rinnovabile prodotta dai collettori solari – termici e fotovoltaici – presenti sui tetti degli edifici, dalla Torre del Vento e dalle pavimentazioni piezometriche (che contribuiscono simbolicamente al bilancio energetico) convertendo in energia i flussi che percorrono il nuovo Ponte e il Cerchio. Energia e movimento che confluiscono nella Torre del Vento». Il dott. Stefano Boeri, capogruppo del team che ha vinto il concorso, spiega che il progetto è pensato come un sistema di parchi dalle diverse ecologie, infrastrutture per una mobilità sostenibile ed edifici intelligenti per la ricerca e la produzione, con l’obiettivo di capovolgere l’immagine attuale della valle del Polcevera, da luogo complesso e tragicamente disastrato a territorio dell’innovazione sostenibile per il rilancio di Genova stessa.

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