Il lavoro come questione di senso

Un’opera curata dal filosofo Franco Totaro che sta interessando il dibattito politico sindacale. L’uscita dalla crisi del lavoro recuperando l’integralità della condizione umana
Operai al lavoro

Una persona senza lavoro è perciò stesso senza identità e perciò meno umana? E l’uomo può essere ridotto solo al produrre e al consumare? Le domande non sono affatto retoriche o astratte in un tempo dove gli esuberi di personale si accompagnano al diffondersi di forme di lavoro precarizzato come a modalità della produzione che esigono una piena governabilità dei tempi uomo sui ritmi della macchina.

 

L’opera coordinata da Franco Totaro, docente di filosofia morale all’università di Macerata, dal titolo Il lavoro come questione di senso offre una prospettiva che non ignora i conflitti e le contraddizioni politiche e sociali, ma pretende di andare alla radice di quella che viene definita «eccedenza della persona rispetto al lavoro». La centralità di quest’ultimo, riconosciuto fondamento della cittadinanza e della stessa Repubblica secondo la Costituzione italiana del 1948, rappresenta senz’altro il superamento della svalutazione subita nella classificazione aristotelica che poneva gerarchicamente al primo livello la contemplazione, l’azione e infine il lavoro inteso come attività servile di esseri umani ridotti ad essere «strumenti animati» necessari per «strumenti inanimati», cioè le macchine.

 

Ma tutta la modernità, secondo Totaro, ha accettato una «ipertrofia del lavoro» di fonte ad altri elementi essenziali della persona proprio perché il lavoro risponde all’esigenza, citando Hegel, di «superare il sentimento di angoscia nei confronti della morte». Il prevalere della società consumista ha confermato questa impostazione, perché ha sottomesso tutta la produzione a «una crescita tendenzialmente infinita dei consumi», in un circolo vizioso in cui il fine del lavoro finisce per essere solo quello del consumare. Per cui anche il tempo libero diventa «un riempimento consumistico compensativo», che è radicalmente diverso dal tempo della festa inteso come luogo in cui «vivere i significati e gli atti fondamentali dell’esistenza» che danno senso anche all’esperienza lavorativa. Un tempo dunque non “vuoto”, necessario per la ripresa delle energie psicofisiche, ma “pieno” e “conviviale” che radica l’esigenza della condivisione e della non esclusione. Una lettura profonda che non tralascia il riferimento alla ricchezza di testi come quello di Heschel su Il sabato. Il suo significato per l’uomo moderno.

 

L’assolutizzazione del lavoro, l’aver ridotto l’uomo solo a questa dimensione, ha invece condotto, secondo Totaro, a dover difendere senza speranza anche quelle forme di attività di lavoro alienato, che attende cioè di essere liberato dalla mancanza di senso e finalità, ma che costituisce l’unico fattore di identità socialmente riconosciuta.

 

La grande sfida della dignità umana, nel pieno di una crisi che evidentemente non è solamente dettata dalle coordinate della globalizzazione capitalistica, si può affrontare a partire dalla ricostituzione di una condizione umana piena dove, senza livelli gerarchici, si dia possibilità di sviluppare accanto al lavoro, l’azione (come, ad esempio, l’esercizio della cittadinanza come contributo alla convivenza) e la contemplazione libera da scopi strumentali (lo studio e l’arte per esempio). Un’esigenza che fa emergere così la necessità di approntare non solo ammortizzatori sociali sostanzialmente di tipo economico (come la cassa integrazione) ma “ammortizzatori culturali” legati ad una riconversione delle abilità produttive che non sia un «riciclaggio delle competenze tecniche» ma tenga conto della necessità di una «formazione complessiva delle persone».

 

Una prospettiva, quella di salvare il lavoro recuperando una dimensione pienamente umana dell’esistenza, che è oggetto di approfondimento non solo in ambito accademico ma anche nel campo sindacale e degli addetti ai lavori. E non è certo una novità assoluta.

 

Ricco di stimoli nel volume il dibattito frutto di molteplici contributi, dai fautori della decrescita alla tradizione classica e marxiana.

 

 

Il lavoro come questione di senso a cura di Franco Totaro, Edizioni Università di Macerata

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