Il genocidio dei cristiani

Rapiti 220 cristiani in Siria. Si teme per la loro sorte. In arrivo un nuovo video dell’Isis. Secondo monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, quello in atto è un piano per far scomparire i cristiani da tutto il Medio oriente
Terroristi dell'Isis

Il fiume Khabur inizia il suo corso nel Sud-Est della Turchia e prosegue nel Sud della Siria, dove si congiunge con l'Eufrate. Nel 1930 furono fondati più di 30 villaggi da cristiani assiri e caldei fuggiti dai massacri perpetrati allora dall'esercito iracheno. Nel cuore della notte del 23 febbraio sulle sponde del fiume nella Siria nord orientale 40 pick‒up dei miliziani jihadisti dello Stato Islamico (Isis) hanno attaccato diversi villaggi, preso in ostaggio i cristiani, bruciato le Chiese. Lo conferma all'Agenzia Fides Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi: «Voglio dire chiaramente‒ riferisce l'arcivescovo ‒ che abbiamo la sensazione di essere stati abbandonati nelle mani di quelli del Daesh (acronico arabo con cui si indicano i miliziani dell'Isis, ndr). Ieri i bombardieri americani hanno sorvolato più volte l'area, ma non sono intervenuti. Abbiamo cento famiglie assire che hanno trovato rifugio ad Hassakè, ma non hanno ricevuto nessun aiuto dalla Mezzaluna Rossa e dagli organismi governativi siriani di assistenza, forse perché sono cristiani. Anche l'organismo per i rifugiati dell'Onu è latitante».

Monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, è da poco arrivato in Italia per portare la sua testimonianza di fede in alcuni convegni. Non è ottimista, nella sua voce, nonostante la fede, trapela dello scoramento. «Nella stessa Baghdad ‒ ci spiega ‒ quando ci sono dei rapimenti, aumenta la tensione, ci sono più attentati con i kamikaze. Si va sempre più indietro e questo ci provoca una grande paura». «La grande tristezza ‒ aggiunge ‒ nasce dalla non comprensione reale, sia di quello che sta accadendo, sia delle condizioni in cui vive la gente che non ha più casa: al freddo, in tende di fortuna con donne, bambini, anziani ammalati». La sua lettura sul rapimento dei 220 cristiani è che i terroristi dell’Isis «vogliono mettere in pratica una sorta di genocidio dei cristiani di tutto il Medio Oriente. Non di una tribù, di una comunità, ma di una religione. E tutto ciò mentre i cristiani dell’Occidente e dell’America dormono in pace. Che il digiuno e la penitenza della Quaresima e le preghiere siano fatte per la pace e per la liberazione degli ostaggi». Teme per la vita degli ostaggi perché «questa gente è cannibalesca. Hanno un piano di uccidere i cristiani e distruggere il cristianesimo: i libri, i manoscritti, i monasteri. Far sparire tutti i segni di una civiltà».

Anche l’intervento armato e i bombardamenti non sono molto efficaci. «Non serve colpire qualche automezzo. Non è una medicina che fa guarire la persona umana da una malattia ideologica. Inoltre ‒ lo abbiamo sempre detto ‒ ma non ci ascoltano, non lo fanno e non lo faranno. L’Occidente non deve vendere armi all’Isis. Bisogna dialogare con i foreign fighters. Capire perché inglesi, francesi, italiani vanno a combattere con loro? Chi glielo permette? Vedrete cosa succederà se le cose procederanno ancora in questo modo!».

È già in circolazione, in sedi riservate, un nuovo video dell’Isis che, pare, chieda un pagamento di un riscatto o uno scambio di prigionieri in cambio dei cristiani rapiti.

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