Il calcio per l’Africa

Può il Campionato del mondo essere l’evento catalitico che unisce il continente africano? L'analisi della nostra corrispondente.
FIFA 2010

Può un team africano vincere il primo campionato del mondo in Africa? Perché no? Gli Indomabili Leoni del Camerun, le Aquile della Nigeria, le Stelle Nere del Ghana, le Volpi del Deserto dell’Algeria, i possenti Elefanti della Costa d’Avorio, e infine i Bafana Bafana del Sud Africa, rappresenteranno il continente africano nel più prestigioso torneo mondiale mai organizzato in terra d’Africa.

 

Il Sud Africa, paese ospitante, ha aperto le ostilità nel suo girone contro un Messico in ottima forma al Soccer City stadium di Johannesburg e per quattro settimane la passione africana per il calcio potrà dispiegarsi in pieno. Non poteva esserci un momento migliore per questa edizione africana.

 

Il fatto è che oggi il calcio è parte della vita degli africani: per esempio i ragazzi tra 10 e 12 anni che vivono a Nairobi, Blantyre o in qualunque altro luogo, saprebbero elencare i nomi di tutti i titolari della squadra inglese del Chelsea. È stato riportato che in Uganda Question Box, una tecnologia progettata inizialmente per permettere ai contadini di ottenere informazioni telefoniche sui migliori metodi di coltivazione, riceve molte più chiamate per conoscere i risultati dei principali campionati europei.

 

La scorsa settimana gli abitanti dello Zimbabwe hanno applaudito calorosamente la seleçao brasiliana appena scesa dal pullman per una partita amichevole contro lo stesso Zimbabwe. La selezione africana ha perso 3-0, ma non era questo l’importante.  Gli oltre 50 mila spettatori che hanno pagato il biglietto per vedere la squadra brasiliana, hanno dichiarato che “è stato un sogno diventato realtà”. Così, sicuramente, oggi gli africani saranno incollati alle loro tv, aspettando entusiasticamente il calcio di inizio.

 

Edward Kutsoati, professore associato di economia alla Tufts University, si è chiesto: «Ma quando sarà tutto finito, il campionato mondiale avrà terminato il giro della vittoria e gli sponsor avranno incassato i diritti pagati dalle tv, cosa significherà questo evento per l’Africa? Più specificatamente, può questo diventare l’evento catalitico che unisce l’Africa?»

 

Grandi sforzi sono già stati sostenuti per questo motivo. La coalizione dell’Unione per l’Africa (COSUA) fu lanciata in Ghana nel 2007 con l’obiettivo di fare in modo che tutta l’Africa supportasse i team africani nel torneo: Algeria, Cameroon, Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria, e il paese ospitante, Sud Africa. Secondo il portavoce del COSUA, Sarfo Abrebrese, l’obiettivo più importante è utilizzare il football per promuovere l’unità. Ma per quanto questo possa sembrare lodevole, non può sostituire una leadership pro-attiva a livello di governi.

 

Kutsoati ribatte che c’è sempre stata disunità tra le nazioni africane. Con quasi un quattordicesimo della popolazione mondiale, il continente nero ancora conteggia un misero 5 per cento dell’intero commercio mondiale. Più importante ancora è che solo il 10 per cento delle esportazioni dell’Africa sono destinate ad altri paesi africani.

 

Forse il problema maggiore è l’assenza di una strategia unificata per negoziare lo sviluppo delle immense risorse naturali del continente. Dall’oro ai diamanti, dal legname agli allevamenti, le multinazionali hanno industrializzato un’Africa disunita, in cui ogni paese lotta per attrarre investimenti diretti esteri a discapito degli altri paesi.

 

Sicuramente, unire un continente diversificato come l’Africa, per quanto riguarda aspetti come religione, etnie e culture, è senza dubbio una grande sfida. Nonostante ciò, gli esperti ritengono che l’attrattiva del football possa essere una potente forza di unificazione, da sfruttare per iniziare un nuovo processo di integrazione.  

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