Il bambino, volto dell’amore

Un ricordo di Giovanni Bollea, grande neuropsichiatra infantile, scomparso all'età di 94 anni
Bollea

È  difficile accostarsi ad alcuni grandi personaggi che con la loro vita e passione hanno contribuito a rendere l’uomo migliore, la convivenza più vera, testimoniando lo spirito dell’Amore in maniera esclusiva. Uno di questi è stato sicuramente Giovanni Bollea, morto due giorni fa all’età di 94 anni.

 

Durante la sua lunga vita fu professore emerito all’università “La Sapienza” di Roma, insignito della laurea honoris causa in Scienze dell’Educazione dall’università di Urbino, riconosciuto in tutto il mondo come uno dei massimi neuropsichiatri infantili. Ha ricevuto inoltre due medaglie d’oro dello Stato italiano e moltissimi riconoscimenti, tra cui il premio Unicef 2003.

 

Bollea considerava il bambino come una creatura sacra che doveva essere amata con tutto il nostro affetto. Tale sacralità del bambino esprime lo “spirito d’amore”, quell’energia, cioè, che è al di sopra di tutto e con la quale noi possiamo guarire le ferite e le sofferenze.

 

È stato autore di numerosi libri sui bambini, a testimonianza della sua cura e dedizione per loro. Prediligeva quelli sofferenti, perché sentiva in loro un richiamo ed un impegno a sconfiggerne il dolore.

Sin da piccolo fu impressionato dai bambini sofferenti del Cottolengo di Torino, maturando successivamente la decisione di promuovere una risposta concreta, scientifica e amorosa con lo studio appassionato dell’infanzia e della vita psichica. Ed è stato proprio così, perché non si contano gli innumerevoli aiuti e interventi a favore dell’infanzia sia come neuropsichiatra infantile che come messaggero, portatore in tutto il mondo delle istanze dei bambini.

 

La sua vita ha contribuito in modo esemplare a diffondere la “cultura dell’infanzia” che considera il bambino al centro della famiglia, dello stato e del mondo. Diceva sempre che per tornare a vivere bisogna tornare bambini, perché loro vedono la realtà allo stato puro e non sono inquinati dal male. Siamo noi adulti che dovremmo avere una visione diversa, favorendo in loro lo sviluppo di tutto quanto di bello è potenzialmente presente. Infatti Bollea diceva che ai ragazzi bisogna insegnare ad essere rivoluzionari, nel senso di cercare sempre il bene maggiore, per migliorare l’esistenza di chi soffre.

 

Nel suo famoso libro, Le madri non sbagliano mai, manifesta la sua passione educativa verso i bambini e la sua difesa della donna e della madre. Quindi è doveroso il riconoscimento di tutta la comunità scientifica a questo grande uomo che con la sua vita e il suo sorriso lascia un grande monito a quanti si occupano dei bambini: considerateli sacri!

Grazie al suo lavoro con i bambini Bollea ci lascia un testamento unico, che dovrebbe essere un programma per tutti noi: «Lo scopo della vita non è accumulare denaro, ma creare rapporti d’amore».

 

 

 

 

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