I volti della memoria

Oggi alle 12, in contemporanea in tutta Italia, l'intitolazione simbolica di numerose vie e piazze alle vittime innocenti della criminalità organizzata. Tanti nomi, tante storie. Ricordarli significa tenerli in vita: perché l'indifferenza uccide una seconda volta.
La lunga marcia della memoria

Nomi, volti, ricordi. Il pensiero va ad un bambino, Gioacchino Costanzo, ucciso a 2 anni insieme allo zio contrabbandiere. Ad un sacerdote, don Peppe Diana, massacrato nella sua chiesa nel feudo dei casalesi. Ad un “giudice ragazzino”, Rosario Livatino, che Giovanni Paolo II definì «martire della giustizia ed indirettamente della fede», assassinato ad Agrigento dai sicari di Cosa nostra. Come loro, tanti altri. Tutti innocenti, tutti uccisi per mano dei mafiosi e camorristi.

 

Alle 12 di oggi, 15 luglio, l’Italia si ferma per riflettere. La campagna “Strade e piazze antimafia”, evento clou della manifestazione artistica e culturale “La lunga marcia della memoria”, parte da Reggio Calabria, ma coinvolge l’intera Penisola per rendere omaggio alle vittime innocenti della criminalità organizzata, a cui saranno simbolicamente dedicate, almeno per un giorno, spiagge, scuole, vie e monumenti di tutta Italia. Piccoli gesti pregni di speranza che diventano, perché chi ama non muore mai se il suo ricordo viene tenuto in vita, occasione per puntare il dito contro l’indifferenza, la solitudine, la crudeltà che possono ammazzare una seconda volta. Com’è successo a Petru Birlendeaunu, “Musicista ambulante ucciso dalla camorra”. Il suo nome e la sua storia, almeno oggi, dominano via Montevideo, nella Capitale.

 

I protagonisti di questa mobilitazione pacifica sono semplici cittadini, associazioni e tutti coloro che intendono riconquistare la propria terra, strappandola dalle mani del malaffare, per riappropriarsi della propria vita ed essere costruttori di una società diversa, più solidale, più giusta, più libera. In fondo le mafie possono essere debellate se la gente onesta si ribella, parla e denuncia. Se la gente per bene si unisce, si sostiene reciprocamente, smette di aver paura e ricomincia a vivere con pienezza. Basta poco per cominciare: imparare a dire no, fare bene il proprio lavoro, rifiutare i compromessi, mantenere la schiena dritta e la testa alta. Fino alla fine. Continuando a sognare con un altro eroe dei giorni nostri, il giudice Paolo Borsellino, e ripetendo insieme con lui, nonostante tutto e ovunque ci troviamo: «Questa terra un giorno sarà bellissima».

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