I primi passi

Una giovane sposa ci racconta la preparazione al sì, tra scelte sincere e mode da seguire, rituali e tradizioni, l'annuncio ai genitori e la fatidica data sul calendario: note semiserie di sopravvivenza
sposi

26 dicembre
Ci siamo, l'ha detto: «Andiamo due giorni in montagna in “ritiro spirituale”, dove nessuno ci rompe le scatole, così decidiamo. Si parte domani». Insomma, pare che il momento tanto atteso sia arrivato: finalmente segneremo sul calendario la data del nostro matrimonio. Da piccola avevo sempre voluto sposarmi il 21 maggio, perché quando avevo il diario di Barbie su quel giorno c'era la foto della Barbie sposa: quest'anno però cade di lunedì, sarebbe un po' triste. Che anticipare al 20 sia lo stesso?
 
27 dicembre
Niente da fare: maggio è troppo presto, la casa non sarà mai pronta in tempo. Non ho osato spiegargli perché volevo assolutamente il 20 maggio, meglio farlo una volta che ha già detto sì, così non corro il rischio che ci ripensi immaginandosi nella parte di Ken. Abbiamo optato per settembre: prima il 15, ma si sposa già Giulia; poi l'8, ma si sposa Alessandra; allora il 16, ma Alessandra s'è offesa perché sarà già in viaggio di nozze e quindi non potrà venire; e quindi rimane il 9, con tanto di promessa da parte di Ale che ci sarà, anche se ancora sbronza. Adesso bisognerà verificare col sacerdote del mio paese che ci sia disponibilità, ma considerata l'età media di suddetto paesino di mille anime, salvo risvegli amorosi tardivi non dovrebbe esserci problema. Comunque, il prossimo che mi viene a dire che i matrimoni sono in calo lo massacro.
 
28 dicembre
Abbiamo fatto la lista degli invitati: 250, ossia il doppio più o meno di quello che ci eravamo prefissati. Davide ha voluto invitare più o meno chiunque gli venisse in mente, becchino compreso, «perché io i miei amici voglio averli tutti, a costo di dar loro solo pane e salame». Che per lui è la massima leccornia, ma vaglielo a spiegare a zia Clotilde che il nostro pranzo del matrimonio sarà una cosa tipo rancio alpino. Ora vado a letto: ho imposto a Davide che, al mio risveglio, la lista non deve superare quota 150.
 
29 dicembre
Gli invitati sono 165, ma mi sa che 15 in più non sono una scusa sufficiente per abbandonarlo all'altare. Abbiamo deciso anche le letture e i canti per la messa, su quello siamo andati subito d'accordo: quando si dice avere identità di vedute sulle cose importanti. Stasera torniamo a casa e lo diciamo alle famiglie riunite: dovrò portare la macchina fotografica per immortalare le loro facce.
 
30 dicembre
Il grande annuncio è stato fatto: mia mamma aveva un sorriso da Stregatto stampato in viso, mio papà non la smetteva di girare il cucchiaino nel caffè, mio (quasi) suocero sgranava gli occhi e si tirava su e giù gli occhiali, e mia (quasi) suocera, dopo un attimo di mento-per-terra-stile-cartone-animato, s'è alzata ed è andata a prendere i fichi sotto grappa che tiene per le grandi occasioni. Basta solo sentirne l'odore per non potersi più mettere alla guida, ma ammazza se sono buoni.
 
7 gennaio
Ho schiavizzato mio fratello per fare gli inviti: ci arrangeremo a casa, il budget è limitato, e li consegneremo a mano invece di spedirli. Devo ammettere che ha fatto un buon lavoro, come grafico se la cava. Peccato che, stampati i primi cento, mi sono accorta di aver sbagliato a trascrivere il numero di telefono di Davide: tutto da rifare.
 
8 gennaio
Oggi i lavori forzati si sono estesi alla sua fidanzata, per la catena di montaggio sigilla-imbusta: io piegavo gli inviti, mio fratello li sigillava con una goccia di cera rossa sciolta in un pentolino, e lei li imbustava una volta asciutti. Quando mia mamma ha scoperto che le avevamo fuso tutte le candele natalizie e che il pavimento della cucina era diventato a pois rossi non è stata troppo contenta, ma le passerà. Spero.

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