I pericoli di un turismo poco responsabile

Per chi viaggia all’estero la prima regola dovrebbe essere il rispetto per il luogo e la popolazione che si incontra, ma spesso non è così, tant’è che il primo ministro Prayut Chan-ocha ha dovuto richiamare ad una certa “sobrietà” dei costumi da parte degli stranieri
l'isola di Koh Tao

Un giorno mi trovavo in uno dei più moderni e costosi ospedali a Chonburi, a un paio d’ore di macchina da Bangkok, verso est, non lontano dalla famosa spiaggia di Pattaya, per assistere un giovane amico thai, vittima di un notturno incidente giovanile. Vicino al suo letto, un signore italiano, evidentemente in fin di vita, con la sua consorte; la situazione era davvero disperata e cercavo di consolarla.

La signora, sconvolta, sia per le condizioni di salute del marito, sia per il conto “salatissimo” che doveva pagare all’ospedale, ad un certo momento mi disse: «La Thailandia sembra il paese di Bengodi, ma in realtà non è così». Io lo sapevo bene e da tempo, ma fu per me un’ulteriore conferma che non ho mai dimenticato in tutti questi anni. Da quel giorno lo ripeto ad ogni giovane che incontro, in arrivo dall’Italia nella bella nazione dell’est asiatico e che mi chiede consiglio: «Stai attento, perché anche se può sembrare il contrario, la Thailandia non è “il paese di Bengodi”».

Questo termine, usato da Boccaccio nel Decamerone, sta ad indicare il paese dell’opulenza per eccellenza, dove puoi goderti la vita senza freno. La Thailandia sembra un safe heaven per molti malavitosi a livello internazionale. Ma la realtà è ben diversa, sia perché molti di questi signori del crimine vengono puntualmente arrestati nelle isole thailandesi, sia perché la Thailandia non è un posto così sicuro per i turisti: bisogna stare molto, ma molto attenti. A metà settembre, ennesimo fatto di cronaca nera in uno dei posti più belli e conosciuti del sud della Thailandia, Koh Tao: una favolosa piccola isola, calda tutto l’anno, con spiagge color crema, dalla sabbia fine e delicata. Soprattutto durante le notti di luna piena, è un autentico incanto, o almeno sembra e te la vogliono vendere come tale.

Due giovani inglesi di 23 e 24 anni, Hannah Witheridge e David Miller, sembra che, tardi la notte, si fossero appartati in una spiaggia prima di far ritorno ai loro alloggi. Purtroppo non vi hanno mai fatto ritorno: alle 6 circa del mattino, i loro corpi sono stati ritrovati senza vita da alcune persone che si recavano in spiaggia per una passeggiata mattutina. Erano stati uccisi brutalmente da due uomini, due lavoratori extracomunitari, provenienti dal Myanmar. Sono molte le prove raccolte dalla polizia, ma rimangono dei dubbi ed è nato un caso internazionale: con l’Inghilterra, scesa in campo per verificare i rilievi, e il Myanmar, grande alleato commerciale della Thailandia, che ha inviato a sua volta i suoi esperti legali per aiutare i suoi due cittadini.

Al di là degli aspetti legali, la domanda è questa: perché accadono tanto spesso queste cose in questi posti? Spesso, troppo spesso, i turisti che arrivano in Thailandia vi giungono con un atteggiamento del tipo “qui posso fare tutto ciò che voglio, come voglio, perché nessuno mi conosce”, e questo non è giusto e soprattutto non è vero. Manca un sano atteggiamento di vero rispetto verso la gente del luogo e verso la cultura e le tradizioni che si incontrano.

Zigmund Bauman parla di «un vero e proprio atteggiamento di “scollamento” tra i turisti e la realtà che visitano; c’è un profondo “non coinvolgimento” del turista nel luogo in cui arriva e dove abiterà giusto il tempo di consumare, per godere, per farlo il più possibile, ad ogni ora e in ogni modo, senza rischio alcuno, pagando il dovuto, e perciò liberandosi da ogni possibile responsabilità. Poi si parte per un nuovo mondo, ancora da scoprire senza dolore né impegno alcuno, senza coinvolgimento empatico con nessuno e con nulla di quanto si lascia nel posto appena visitato o meglio, consumato. L’idolo è il consumo, non conoscere».

Vorrei darvi solo piccoli esempi che denotano il poco rispetto o la poca conoscenza della cultura e delle tradizioni del popolo ospite: i turisti che arrivano nei porti di mare in Thailandia, spesso vi arrivano in bikini e così girano per negozi e ristoranti. Per la cultura thai, molto pudica, questo non è un atteggiamento di rispetto, se si pensa che i thailandesi si recano in spiaggia per far il bagno con pantaloncini e magliette, e non in bikini! Inoltre, nella cultura thai, non si esiste l’idea di lasciarsi andare ad effusioni d’affetto in pubblico, per rispetto dei bambini o di chiunque possa vedere e rimanere “disturbato” da tale scena. C’è un forte senso del pudore.

Nonostante le alte temperature, a Bangkok, solo gli stranieri si permettono di togliersi la maglietta, girando per la città a petto nudo, atteggiamento non decoroso per un thai che non sognerebbe mai di fare una cosa simile. C’è un decoro che fa parte della cultura e che viene mantenuto ancora ben vivo nella cultura thailandese; sia caldo oppure no, non ci si scopre facilmente. Koh Tao, l’isola dove si sono verificati questi fatti di cronaca degli ultimi giorni, è rinomata per avere tutto questo: stranieri che girano per le strade mezzi nudi e per le forze dell’ordine non è facile richiamarli al decoro!

Recentemente il primo ministro Prayut Chan-ocha ha richiamato ad una certa “sobrietà” dei costumi da parte degli stranieri che arrivano nelle isole thailandesi. Non tutti sono d’accordo naturalmente; per paura di perdere clientela pagante, per mantenere la loro incolumità, alcuni operatori dell’industria del turismo propongono di attivare un sistema GPS per ogni straniero per conoscerne la posizione.

Piuttosto improbabile che si possa concretizzare, anche perché non tutti amano far sapere dove sono e cosa stanno facendo! No: la regola rimane il rispetto, anche l’umiltà direi, verso la cultura dell’altro e sapere che, anche se “ho soldi”, non posso fare tutto quanto voglio e dove voglio. Il rispetto dell’altro, della sua cultura e della sua sensibilità, mi sembra, sia un passo dovuto, soprattutto quando ne può andare di mezzo la propria e altrui incolumità.

Attraverso questo giornale e i nostri lettori, vorrei ripetere quanto dico ad ogni persona, da un po’ di tempo a questa parte: «Non andare solo per consumare la tua vacanza; vai per imparare, per apprendere e vai con umiltà. Vai, cercando di capire profondamente chi ti sta davanti e non giudicarlo secondo le tue categorie culturali; soprattutto, vai per amare la gente che incontrerai, perché l’amore, la gentilezza, il rispetto, apre tutte le porte e tutti i cuori del mondo».

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