I fatti di Istanbul

Il sequestro e la morte del giudice Mehmet Selim Kiraz in Turchia, l’assalto agli uffici dell’AKP e l’attacco a una stazione della polizia non sono fatti marginali, ma sintomi di problemi seri, che probabilmente potranno essere letti in retrospettiva in un processo che resta in evidente evoluzione. Un'analisi
I funerali in Turchia del procuratore Mehmet Selim Kiraz

Negli ultimi tempi la Turchia ci ha abituato a repentine apparizioni nelle cronache internazionali per tornare nuovamente, poi, in una sorta di silenzio che, agli osservatori esterni, appare spesso ambiguo. Non ha fatto eccezione la ribalta guadagnata dal Paese ponte fra Europa ed Asia nei giorni scorsi in occasione di assalti alle istituzioni e la morte del magistrato sequestrato da alcuni seducenti guerriglieri (nella foto i funerali).

A fronte, di una apparente stabilità politica che continua da dodici anni col il potere del Partito AKP dell’attuale presidente Erdogan, la Turchia attraversa un momento delicato della sua storia interna e del suo ruolo internazionale. Proprio il presidente della Repubblica turca è protagonista in positivo ed in negativo di questa fase contraddittoria.

Grazie ad un lungo corso da Primo Ministro, capace di introdurre riforme democratiche coraggiose e di imporsi al pericolo dell’esercito da sempre garante della rivoluzione kemalista, Erdogan ha certamente assicurato un salto economico imprevedibile fino a qualche anno fa e recuperato un interessante ruolo sulla scena internazionale. Negli ultimi tempi, tuttavia, la sua posizione è stata spesso letta in chiave di arroganza politica ed amministrativa con forme, non ultimo il sontuoso palazzo presidenziale che si è costruito, che ricordano il ‘sultanato ottomano’.

Il Paese, inoltre, non può ignorare la questione curda che tocca anche Iraq e Siria e che rischia, come molti da tempo prevedevano, di creare un'ulteriore frammentazione all’interno del Medio Oriente con uno Stato ritagliato fra questi Paesi che hanno al loro interno presenze significative di questa minoranza che, da mesi, resta l’unica vera resistenza all’auto-proclamato califfato dell’Isis. La Turchia, poi, ha dovuto accogliere, suo malgrado, migliaia e migliaia di profughi provenienti dalla Siria con conseguenti squilibri sociali ed economici in alcune zone del Paese e con il timore di problemi di sicurezza interna.

Quindi, come fa notare un’analisi equilibrata ed attenta di un Focus dell’Ispi (Istituto di studi di politica internazionale) di Milano, a fronte di una lunga ed innegabile stabilità interna, in Turchia non si possono ignorare anche grossi problemi spesso provocati proprio dall’autoritarismo del suo leader e dalla complessa situazione internazionale. Resta, infatti, cruciale il grosso confronto in atto fra il mondo sunnita e quello sciita, che, nelle ultime settimane, ha visto spostarsi in Yemen il teatro dello scontro.

Lo stesso accordo sul nucleare iraniano è destinato a modificare ulteriormente i rapporti fra gli USA e l’Arabia Saudita a fronte di una chiara apertura, per altro già più che annunciata lo scorso anno, di Washington verso Teheran. In questo scenario che, nonostante gli sforzi degli addetti ai lavori, resta difficile da decodificare, la Turchia deve trovare un suo ruolo per non correre il rischio di essere estromessa dai giochi internazionali e di fallire nel suo tentativo, in atto da anni, di ritagliarsi un proprio ruolo nel confronto fra sunniti e sciiti.

In una tale contesto, non si può pretendere di leggere, in tempi brevi, in maniera credibile e realista i fatti dei giorni scorsi a Istanbul. Quello che è chiaro è che resta una forte insofferenza interna, spesso non manifestata chiaramente anche per la violenza con la quale dimostrazioni sono state messe a tacere in un passato recente. È innegabile che il sequestro e la morte nel tribunale di Istanbul, l’assalto agli uffici dell’AKP e l’attacco a una stazione della polizia non sono fatti marginali, ma sintomi di problemi seri, che probabilmente potranno essere letti in retrospettiva in un processo che resta in evidente evoluzione.

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