Guerra in Ucraina, le lacrime del papa: affidiamo la pace a Maria

Papa Francesco ha spiegato: "Soffro e piango, pensando alle sofferenze della popolazione ucraina". E invita i fedeli a pregare la Madonna, affidandole la pace in Europa e nel mondo.

Nulla è impossibile a Dio. Nemmeno riportare la pace in un Paese, l’Ucraina, dove la guerra sembra destinata a durare a lungo. A pochi giorni dall’inizio del mese di maggio, nella Chiesa cattolica tradizionalmente dedicato alla Madonna, papa Francesco torna a parlare dell’urgenza della pace.

Rivolgendosi ai fedeli polacchi, al termine dell’udienza del mercoledì, ha affermato: “Ieri avete celebrato la solennità della Beata Vergine Maria, Regina della Polonia. A Jasna Góra avete ricordato il Beato Cardinale Wyszyński, che vi ha insegnato a confidare in Maria nei momenti più difficili della vostra storia. Seguendo il suo esempio, affidate alla Vergine Santa la sorte della vostra patria e la pace in Europa”.

Francesco ha invitato anche i fedeli di lingua portoghese a pregare la Madonna. Il segreto della pace e del coraggio di Maria, ha spiegato, “era questa certezza: «nulla è impossibile a Dio». Abbiamo bisogno d’imparare ciò con la Madre di Dio; mostriamoci riconoscenti, pregando il rosario ogni giorno”. Ai pellegrini tedeschi ha infine detto: “Vi invito ad invocare la sua (di Maria, ndr) intercessione per le vostre intenzioni personali, per le intenzioni della Chiesa e per la pace nel mondo”.

Continuano dunque incessantemente gli sforzi del papa per la pace in Ucraina: un impegno talvolta non visibile, che si nutre dell’azione silenziosa della diplomazia vaticana e di grandi gesti simbolici: la telefonata al presidente ucraino dopo l’invasione, la visita all’ambasciata russa in Vaticano, l’invio di due cardinali in Ucraina, i tentativi di dialogo col patriarca Kirill, la continua richiesta, al presidente russo Putin, di incontrarlo a Mosca.

Nel mese di maggio, il papa ha invitato tutti i fedeli e le comunità “a pregare ogni giorno di maggio il Rosario per la pace. Il pensiero va subito alla città ucraina di Mariupol, “città di Maria”, barbaramente bombardata e distrutta”. Domenica primo maggio, dopo il Regina Caeli, ha affermato: “Rinnovo la richiesta che siano predisposti corridoi umanitari sicuri per le persone intrappolate nell’acciaieria di quella città. Soffro e piango, pensando alle sofferenze della popolazione ucraina e in particolare ai più deboli, agli anziani e ai bambini. Giungono persino notizie terribili di bambini espulsi e deportati. E mentre si assiste a un macabro regresso di umanità, mi chiedo, insieme a tante persone angosciate, se si stia veramente ricercando la pace; se ci sia la volontà di evitare una continua escalation militare e verbale; se si stia facendo tutto il possibile perché le armi tacciano. Vi prego, non ci si arrenda alla logica della violenza, alla perversa spirale delle armi. Si imbocchi la via del dialogo e della pace!”.

Intervistato dal direttore del Corriere della sera, Luciano Fontana, papa Francesco ha parlato delle richieste avanzate per incontrare Putin. “Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo – ha affermato – anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla?”.

Bergoglio ha anche spiegato che forse “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia” potrebbe aver avuto un ruolo nello scoppio dell’ira di Putin. «Un’ira che non so dire se sia stata provocata – ha spiegato -, ma facilitata forse sì”.

E sull’invio di armi all’Ucraina, su cui il variegato mondo pacifista si sta interrogando? “Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini. La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi… Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto”.

Per il papa il commercio di armi è uno scandalo, contrastato solo da pochi coraggiosi. Come i portuali di Genova, che qualche anno fa si rifiutarono si trasferire su un cargo destinato allo Yemen un grande carico di armi. “Hanno detto: pensiamo ai bambini dello Yemen. È una cosa piccola, ma un bel gesto. Ce ne dovrebbero essere tanti così», ha detto il papa al Corriere.

E al direttore Fontana il papa ha anche raccontato quanto ha detto al patriarca russo Kirill. “Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin”. Parole che non sono state gradite in Russia: per la Chiesa ortodossa Francesco avrebbe travisato le parole di Kirill. Anche dal Cremlino è arrivata la precisazione che non sono in programma incontri tra il papa e Putin.

Ma Francesco non demorde e parla con il coraggio della verità. “Non si può pensare che uno Stato libero possa fare la guerra a un altro Stato libero. In Ucraina sono stati gli altri – ha sottolineato al Corriere – a creare il conflitto. L’unica cosa che si imputa agli ucraini è che avevano reagito nel Donbass, ma parliamo di dieci anni fa. Quell’argomento è vecchio”. Al papa il presidente ungherese Orban ha detto che, secondo il piano dei russi, la guerra dovrebbe finire il 9 maggio: questo spiegherebbe l’intensificarsi dei bombardamenti degli ultimi giorni. E se tra i governi non sembra che ci sia una vera volontà di pace, il papa si appella ai fedeli, a ognuno di noi, affinché si preghi per la pace e si compia ogni sforzo possibile affinché la guerra finisca.

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