Grecia, il viaggio di papa Francesco visto da un laico

Intervista ad Argiris Panagopoulos, giornalista e attivista sociale, a proposito delle attese della visita del papa in Grecia. Una visione storica dei rapporti tra il mondo ellenico e l’Occidente. Le difficili condizioni attuali della società greca e la consonanza con il messaggio controcorrente di Francesco su ambiente, migranti e lavoro
Grecia,viaggio di Francesco 2021 (AP Photo/Yorgos Karahalis

A proposito del viaggio in corso di papa Francesco in Grecia, abbiamo raccolto le aspettative e il parere di Argiris Panagopoulos, esponente del mondo laico della società ellenica.  Giornalista del quotidiano greco “Avgi” e della radio “sto kokkino, è attivo in diverse realtà di solidarietà di base promosse dalla sinistra. Panagopoulos conosce bene anche il nostro Paese dove ha studiato nelle università di Camerino, Urbino e alla Cattolica di Milano.

Come viene considerata di solito la Chiesa Cattolica in Grecia?
Va rilevato che in Grecia esiste storicamente in una parte della popolazione un risentimento nei confronti dei grandi Paesi dell’Europa occidentale e del mondo cattolico, considerati responsabili dei quattro secoli di dominio ottomano. Un risentimento che potrebbe aumentare l’anno prossimo in occasione del centenario del Disastro Nazionale, come viene chiamato in Grecia, la distruzione della presenza antica dei greci nell’Asia Minore, nel Mar Nero, per il massacro di centinaia di migliaia di greci da parte turchi avvenuto perfino sotto gli occhi delle flotte europee cristiane nella coste di Smirne, che per tanti versi assomiglia al genocidio armeno e rimanda alla stessa indifferenza dell’Occidente per tali massacri. Questo risentimento ha ragioni politiche e non riguarda molto problemi dottrinali, dogmatiche o di fede tra le chiese.

Ci sono anche eventi più recenti che confermano tale sentimento?
Come è noto la guerra in Jugoslavia ha riacceso la miccia dei nazionalismi nei Balcani e la contrapposizione religiosa dove tutti si sentono minacciati da tutti. Intanto i nazionalisti greci sono ancora ostaggio della loro ostilità verso la Macedonia del Nord e in modo minore verso l’Albania.   Le reazioni negative alla visita di papa Wojtyla non furono  poche, ma fortunatamente da allora si sono fatti molti passi avanti e questa ostilità è diminuita.

Grazie al grande sostegno del patriarca di Costantinopoli nel dialogo ecumenico, anche la chiesa ortodossa greca ha mostrato una nuova sensibilità  negli ultimi anni, specialmente con l’ arrivo del patriarca Ieronymos. Però gli ortodossi parlano spesso dei cattolici considerandoli come una forza esterna e non come persone che vivono da sempre al fianco della loro casa e senza considerare che una comunità così piccola come quella presente in Grecia non può rappresentare una minaccia per loro.

La crisi economica ha portato negli ultimi anni ad un grande cambiamento nelle relazioni tra i cattolici greci e la società e specialmente il mondo laico della Grecia, perché tutti e due si sono trovati fianco a fianco per aiutare tutte le vittime della crisi e gli immigrati, lavorando insieme in favore dell’accoglienza e dell’integrazione e facendo cadere anche vecchi stereotipi e pregiudizi. Affrontare insieme i problemi ha aiutato di superare molte barriere.

A tal proposito come vede un militante di sinistra in Grecia il messaggio del papa su ambiente, lavoro e migrazioni?
Negli ultimi giorni i grandi mezzi di informazioni di proprietà degli armatori e dei costruttori hanno cercato di censurare i messaggi del papa che riguardavano il suo imminente viaggio in Grecia. Si è evidenziato il suo itinerario alle radici della civiltà ma rimuovendo i forti messaggi espressi dal papa sull’accoglienza. Sono gli stessi mezzi di informazione, in particolare le televisioni private che avevano completamente oscurato il suo viaggio a Lesbos nel 2016 e non solo perché allora c’era il governo di Tsipras. Ora il governo greco e i mezzi di informazione hanno paura di quello che potrà dire il Papa andando a Lesbos vedendo i profughi chiusi a chiave dentro i campi. Parlare di respingimenti forzati e illegali, in Grecia è costato la mancata attribuzione di una medaglia di grande onore, già annunciata, a Iasosas Apostopoulos, il capo della squadra di soccorso della Mar Jonio che navigava nel Canale di Sicilia, perché ha osato dire la verità per quello che succede nei confini marittimi nelle isole greche.

Ma c’è una Grecia che ha occhi e orecchie puntate su papa Francesco e condivide le sue preoccupazioni per le sorti di un mondo dominato dalla finanza e dalle multinazionali, e specialmente da quelle farmaceutiche in questo periodo della pandemia, dalla distruzione della natura e del pianeta, delle grandi ingiustizie e diseguaglianze che crescono di giorno in giorno, dalla trasformazione del lavoro in una specie di servitù.

In questi giorni a salutare Francesco non ci saranno solo i suoi fedeli ma anche molte persone progressiste e laiche che si indentificano con lui quando dice che dobbiamo abbattere i muri e accogliere le persone. Ci saranno militanti di partiti di sinistra che non hanno pensato mai ai voti quando si trattava di salvare una persona, un bambino dal mare. Vedremmo perfino i giovani del partito di Syriza Alleanza Progressista andare a salutare il papa cattolico con striscioni e bandiere considerando che l’oppio dei popoli viene dalle televisioni e non da una persona che lotta in prima fila per ideali e valori comuni contro la barbarie che si avvicina.

“Il Papa parla come noi”, commentavano diverse persone e militanti di sinistra leggendo tutto quello che ha detto Francesco da domenica scorsa all’ Angelus fino a questi giorni e pubblicato nei loro giornali e siti. “Usa le nostre parole”, commentava qualcuno leggendo le considerazioni del papa sui morti nel Mediterraneo, i suoi messaggi su quello che succede ai confini della Bielorussia, le sue considerazioni per la COP26 e il cambiamento climatico e perfino sulla dignità del lavoro, la base della costruzione dell’immaginario della sinistra.

Quali sono le condizioni della Grecia a suo parere dopo l’applicazione delle misure volte dalla Ue?
Il grande scontro per il nome del Nord Macedonia, l’accordo storico per risolvere la questione del nome del piccolo e povero Paese a nord della Grecia, e la legge sul catasto dei beni della chiesa ortodossa hanno portato ad una forte reazione del nazionalismo greco e della chiesa ortodossa contro il governo di Tsipras e l’avvento di un governo con una fortissima presenza di estrema destra, che si trova ormai accanto ai paesi di Visegrad.

Tsipras aveva lasciato una dotazione di 37 miliardi per assicurarsi che la Grecia con cadesse in una nuova crisi di debito. Il nuovo governo di Mitsotakis dal primo momento ha portato avanti una aggressiva politica neoliberista privatizzando tutto quello che si trova davanti, dal sistema assicurativo per i giovani lavoratori, all’ energia elettrica, le università, tagliando decine di miglia di posti di accesso alle università pubbliche. Vuole perfino privatizzare le migliori terme del Paese e le colline di Atene. Con quello che appare uno sfregio alla storia del Paese, Mitsotakis ha avviato la cementificazione del terreno di fronte al Partenone per agevolare l’organizzazione di sfilate su quella che si considera la Collina sacra della Acropoli.

La Grecia ha una delle più basse percentuali di popolazione vaccinata nell’Europa della vecchia CEE, mentre si trova con le unità di terapia intensiva piene e gli ospedali al collasso. Intanto il nuovo bilancio prevede per l’anno prossimo 800 milioni di tagli sulla salute, negando le assunzioni di medici e infermieri negli ospedali, mentre promette che con gli incassi della multa di 100 euro per i non vaccinati sopra i 60 anni migliorerà il servizio sanitario. L’unica voce del bilancio che è notevolmente aumentata è quella che riguarda la spesa militare, di fronte all’aggressività di Erdogan, visto che dopo aver aumentato il servizio di leva dai 9 ai 12 mesi, ha pensato di compare per più di 10 miliardi, 24 Rafale, 3 fregate e 3 corvette francesi, 2 fregate e 6 dragamine olandesi, 3 elicotteri antisommergibile e 1.200 veicoli corrazzati americani. Intanto i greci dal primo gennaio 2022 avranno il primo aumento delle buste paga del governo di Mitsotakis nei suoi due anni e mezzo di governo, pari al 2% con meno di 20 euro al mese per la stragrande maggioranza dei lavoratori, mentre il lavoro precario e mal pagato, a volte con 400 – 500 euro o anche di meno al mese, cresce a macchia d’olio specialmente tra i giovani. Non a caso ha abolito di fatto l’ispettorato del Lavoro.

 

 

 

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