Grecia. Lo sbarco cinese al porto del Pireo

Votata dal Parlamento la legge che convalida l'accordo con la cinese Cosco per la cessione del 67 per cento del più grande porto del Paese. Il premier Tsipras, in visita ufficiale in Cina, ha prospettato nuovi investimenti strategici
Grecia. Lo sbarco Cinese al Porto del Pireo

L’accordo tra la Grecia e la Cinese Cosco, che utilizza già il 33 per cento dei moli container, sulla cessione del 67 per cento del Porto del Pireo, il più grande del Paese e uno dei più importanti del Mediterraneo orientale, è stato convalidato da una legge alla vigilia della visita ufficiale del premier in Cina.

 

Anche in questo caso ci sono stati dei problemi che indicano la mancanza di cooperazione e coordinazione tra i vari ministri, o semplicemente l'affiorare di tatticismi inutili, alla fine fallimentari, del governo: il disegno di legge presentato al Parlamento per validare l'accordo era stato modificato da una "mano invisibile" in molti punti, cosa che ha provocato la reazione feroce della Cosco e dell’opposizione. All’ultimo momento si sono fatte delle correzioni e la legge è stata votata con ampia maggioranza, ma le critiche da parte dell’opposizione non sono mancate visto che, per prima cosa, Tsipras si era opposto alla privatizzazione e aveva accusato ferocemente i precedenti governi e, secondo poi, il valore della cessione di quaranta anni si limita a 368,5 mln euro, anche se il valore totale dell’accordo ammonta a 1,5 mld di euro, inclusi nuovi investimenti.

 

In Cina, Tsipras ha presentato nuove prospettive per eventuali investimenti strategici, tra cui un aeroporto progettato a Creta, investimenti nel settore bancario, facilitazione delle esportazioni di prodotti agricoltori greci. Alla fine, i Memorandum of Understanding firmati riguardano la cooperazione nel settore turistico e nel settore della cultura e dell'istruzione. Inoltre, si sono fatti passi avanti per la cooperazione tra la Banca centrale greca e la Banca cinese di sviluppo e per la cooperazione tra i rispettivi enti per la promozione degli investimenti. È ovvio però che l’interesse cinese riguarda, più di tutto, le infrastrutture, tra cui porti e ferrovie.

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