Grecia, ancora alta tensione nel Paese

Mentre continua a far discutere il "piano B" dell'ex ministro delle Finanze Varoufakis, di creare una nuova moneta parallela, il premier Tsipras è alle prese con la disgregazione del partito. Intanto, migliaia di aziende trasferiscono le proprie attività all'estero e i laureati continuano ad emigrare. Dalla nostra corrispondente
Tsipras alla riunione di partito di Syriza

In Grecia il Varoufakis' Gate continua: in seguito alla pubblicazione di una registrazione nella quale parlava di un piano B a proposito dell’uscita dall’euro, l'ex ministro delle Finanze è stato costretto ad ammettere i suoi piani sul futuro del Paese e ha dato spiegazioni che, però, non hanno convinto nessuno, come quella di aver costruito la sua carriera accademica proprio su una possibile moneta parallela all'euro.

 

Le denunce formulate a suo carico, comunque, sono molte e gravi: dall'aver causato gravi danni all'economia greca fino all'ipotesi di alto tradimento. La Corte Suprema del Paese ha rimandato il caso al Parlamento, che deve decidere sulla sospensione dell’immunità parlamentare di Varoufakis. Inoltre, deve essere condotta un'indagine sulle possibili responsabilità penali delle altre persone (e non si tratta di politici) coinvolte nel suo piano.

Proviamo a riflettere. Avere, o progettare, un piano alternativo all’euro è una mossa ragionevole, specialmente quando le istituzioni europee, fin dal principio del negoziato, hanno parlato di Grexit, cioè della possibile uscita della Grecia dall'Unione. Gli sbagli gravi commessi da Varoufakis sono però stati diversi: 1) non ha informato il premier Tsipras del suo piano; 2) ha usato, per formulare il suo progetto, persone esterne alle istituzioni; 3) ha adottato, durante le trattative, un tono arrogante e per niente produttivo che ha contribuito a far perdere, al Paese, tempo e fondi, fino alla firma di un accordo durissimo ed umiliante per i greci.

Un interessante risvolto della vicenda è stato che il ministero delle Finanze sta per cominciare una campagna contro la dracma.

Nel frattempo Syriza si sta spaccando in molti pezzi: l’altro ieri, il primo ministro Tsipras, durante una intervista alla radio "Sto Kokkino", ha accusato i ribelli del suo partito di opportunismo e di tramare da molto tempo per la rottura della formazione. Il premier sembra deciso a risolvere il problema dei dissidenti e ha adottato un comportamento aggressivo, portato avanti anche ieri, durante la sessione della commissione centrale del partito (nella foto).

 

Quando i dissidenti gli hanno chiesto di bloccare immediatamente le trattative e annullare la sua firma all'accordo sul debito greco, lui ha risposto «se volete un altro governo e un altro Primo Ministro, ditelo chiaramente». Il contrasto è forte e senza esclusione di colpi. 

 

Al termine dell'incontro, il Premier ha annunciato una riunione straordinaria del partito a fine settembre ed elezioni a metà novembre, per rafforzare il governo. Nel frattempo, sono nate molte altre correnti, a parte quella di Panagiotis Lafazanis, come il movimento “53+” che cerca di far da ponte tra Tsipras e Lafazanis, ed evitare le elezioni. Il movimento sostiene, giustamente, che le misure che devono essere introdotte sono cosi dure che non possono essere sostenute solo da Syriza, anche se avesse la maggioranza, con o senza elezioni. Un vero dramma per il partito, che pur avendo il cuore, ideologicamente parlando, a sinistra, deve ragionare e agire con un cervello di tipo liberale.

 

Nel frattempo, la società e l’economia del Paese soffrono: i mass media concentrano la loro attenzione sugli sviluppi del Varoufakis' Gate, e non si occupano delle 70mila imprese che stanno trasferendo le proprie attività in Bulgaria e Cipro, come non parlano dei 2.500 suicidi degli ultimi anni e dei 200mila laureati che hanno abbandonato la Grecia cercando lavoro all'estero. Di questi, 7.500 sono medici che sono partiti per lavorare negli ospedali europei, mentre per una tragica ironia, tanti bambini malati di cancro e bisognosi di cure radiologiche, muoiono lentamente perché, in certi ospedali, a causa della burocrazia, non ci sono i medici specializzati in Radiologia Oncologica necessari per praticare le cure.

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