Gli elettori stupidi

Per essere un politico è obbligatorio demonizzare l’avversario? Un giochetto pericoloso

L’altro giorno, guardando la tv, sono rimasto impressionato dalle parole di una giovanissima parlamentare. Ogni sera i tg ci propinano, inesorabili, la serie di interventi flash dei politici, ognuno dei quali ha pochi secondi per comunicare il proprio messaggio. Eppure la giovane è riuscita, pur in un tempo così ristretto, ad esprimere in modo completo il suo disprezzo e rancore verso i rappresentanti degli altri partiti, accusati di tutte le possibili nefandezze, affermando allo stesso tempo che solo il proprio schieramento poteva salvare il mondo. In particolare l’Italia.

Non è importante di quale partito fosse, in ogni formazione politica c’è qualcuno che si comporta così, quanto la sua giovane età. Suppongo che sia entrata nell’agone politico (anzi partitico) da poco, ma evidentemente è stata già indottrinata a sufficienza. Gli uffici comunicazione dei partiti sono in piena attività e pieni di psicologi che conoscono i metodi di lavaggio del cervello importati dagli Usa: ripetere ossessivamente brevi slogan, superficiali e facili da ricordare, demonizzando l’avversario e promettendo soluzioni miracolose.

Le linee guida sono efficaci e ben conosciute. Bisogna mettere in cattiva luce i politici degli altri partiti, screditarli diffondendo notizie false e teorie del complotto, utilizzando soprattutto l’arma dell’emozione e dell’indignazione. Quanto più siamo indignati, tanto più strilliamo e tanto meno ragioniamo. Ricordate l’invito a votare con la pancia e non con la testa?

Allo stesso tempo le linee guida insegnano che bisogna creare senso di appartenenza, ripetendo i concetti che la gente vuol sentirsi dire, rinforzando pregiudizi e visioni del mondo superficiali, affermando che vi è una sola “parte” giusta e pura (la mia tribù), della quale posso avere fiducia senza dubbio alcuno (vedi Misinformation di Walter Quattrociocchi). Non importa la coerenza, basta avere faccia tosta.

Il giochetto funziona e si basa sul fatto che alcuni politici considerano gli elettori fondamentalmente stupidi. In effetti forse è proprio così: siamo mediamente stupidi perché non è sempre facile controllare le proprie emozioni, la propria rabbia, le proprie delusioni, le proprie aspettative frustrate, così come le proprie scelte ideologiche. E allora è facile soffiare sul fuoco dell’emotività.

In questo, oltre ai politici, una grande responsabilità ce l’hanno i giornalisti (vedi articolo di Elena Granata qui), che distorcono volutamente la comunicazione. In Italia non si può fare pubblicità negativa, parlando male del prodotto del concorrente, ma in politica (e nel giornalismo) evidentemente questo non vale: più scredito l’avversario mostrandolo incompetente, poco affidabile, falso, ladro, corrotto e in mala fede, tanto più faccio carriera come politico (e come giornalista) e tanti più voti ottengo alle elezioni.

Ma il giochetto può essere pericoloso. A forza di estremizzare tutto, di seminare sfiducia reciproca, di sollecitare l’odio contro chi la pensa diversamente, si crea nella società una polarità estrema che inevitabilmente sfocia in violenza. Ci vuole veramente poco a distruggere la convivenza civile, a distruggere un Paese.

E allora fanno un po’ ridere i seminari in Parlamento dei politici preoccupati per l’odio che circola sui social. Chi dà l’esempio negativo tutti i giorni? Ma forse gli italiani non sono poi così stupidi.

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