Gli effetti del Vangelo vissuto

Le 94 storie della Parola messa in pratica raccontate nel libro "Una buona notizia" di Città Nuova sono una sorpresa e un invito a fare come i protagonisti. Ne ha parlato Chiara Favotti a Radio Vaticana 
una buona notizia

Il libro Una buona notizia, gente che crede, gente che muove è una delle novità di Città Nuova editrice. Propone 94 brevi storie provenienti da ogni parte del mondo i cui protagonisti sono giovani, famiglie, ma anche sacerdoti e religiose  che affrontano con il Vangelo in mano la quotidianità, spesso in contesti difficili. Questo aspetto però fa di loro dei testimoni credibili della “buona notizia”.  A presentare il volume a Radio Vaticana Chiara Favotti, la curatrice, intervistata da Adriana Masotti.

Ma che cosa significa il sottotitolo scelto: gente che crede, gente che muove?
 «Noi viviamo un momento molto complicato: un anno terribile di crisi economica, di insicurezza, di sbandamento … In questo anno di grandi sfide, anche la Chiesa, cerca di leggere dentro queste sfide, e propone una riflessione profonda sulla fede, e prossimamente, celebrerà un sinodo sul tema della Nuova Evangelizzazione. Ma chi è che ancora oggi, in maniera efficace, porta il cuore del cristianesimo al mondo? Questo è il tema che si dibatterà e sul quale abbiamo voluto dare un contributo con questo libro. Chi vive coerentemente ciò in cui crede; chi trasforma le parole del Vangelo in esperienza quotidiana, in vita concreta. Quando il Vangelo entra nella vita di una persona, avviene un profondo cambiamento in lei, ma anche negli altri che le stanno intorno. E pian piano, cambia il tessuto sociale. Ecco perché, quindi “gente che crede, gente che muove”, perché la gente che crede, diventa anche la gente che muove, che smuove, che trasforma l’ambiente circostante».

Il Vangelo si può dunque mettere in pratica sempre e in tutti i contesti?

«Questa è l’esperienza che abbiamo fatto anche noi mentre facevamo questo libro confrontandoci con le tante testimonianze che ci sono arrivate. E infatti, la seconda parte del testo è suddivisa per ambiti: dalla famiglia, al lavoro; un ambito è quello della scuola e dell’università, e poi l’ambito della città e della vita all’interno del proprio quartiere, oppure la comunità parrocchiale, oppure lo sport» …

Ci può fare qualche esempio delle tante storie raccolte nel libro?

« Sì, sono tutte bellissime e molto varie: mi viene in mente la storia di Roberto. Roberto è un ingegnere idraulico italiano, che da vari anni si occupa della gestione di impianti di depurazione dell’acqua. Lavorando con molte ditte, ad un certo punto, capisce che quasi sempre non è tanto la gestione rigorosa delle acque il primo interesse delle aziende, bensì il profitto. Infatti, per fare profitto, in un comune i fanghi di depurazione venivano scaricati in mare. Tutto ciò è fortemente in contrasto con suoi principi e decide pertanto di licenziarsi. I suoi ex colleghi, guidano auto di lusso, lui invece, un’utilitaria comprata a rate. “Però è meglio essere poveri ma onesti”, pensa Roberto. In seguito poi trova lavoro in piccole realtà private e anche in un depuratore comunale. E il risultato è che l’acqua del suo depuratore è così pura, che vi vengono portate le scolaresche –i futuri tecnici di laboratorio- in visita. Un’altra storia che mi viene in mente, è quella di Razia in Pakistan. Razia è una donna che lavora in un salone di bellezza sempre affollato di clienti piuttosto ricche che arrivano accompagnate dalle loro inservienti. Queste donne entrano, e le inservienti vengono lasciate fuori, al caldo. Razia capisce che il Vangelo parla chiaro: bisogna andare contro corrente in certe situazioni! Quindi fa entrare le inservienti e offre loro da bere, in un angolo fresco del salone. Oppure, molto bella è la storia di un carcerato in Nigeria. Un giorno, in carcere arriva la visita di un gruppo di cristiani: dicono che il Vangelo si può anche mettere in pratica. Per lui questa è una grande novità. Lui non pensava che il Vangelo potesse uscire anche fuori dalle chiese. Continua a ripetersi, più e più volte, la frase che aveva appena sentito: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. E si chiede: “Ma io che cosa posso fare?” Lui non è abituato a pensare di poter fare un atto d’amore, però ci prova. E’ il momento della distribuzione dei pasti e si rende conto che un suo compagno di cella ha più fame di lui. Così decide di dividere il suo pasto e conclude dicendo: ”Il mio stomaco era più vuoto, ma il cuore era molto più pieno di prima”».

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