GIROvagando

Notizie, curiosità, retroscena dalla carovana rosa. Un diario di 14 “pagine” per viverne da vicino le grandi emozioni. Oggi: lo sgarbo di Luigi Sgarbozza.
Giro d'Italia

Il telefono squilla: «Ciao Giovanni, sono vicino all’arrivo, vieni avanti pochi metri e mi vedi, sto mangiando un panino». È l’ora di pranzo di una tiepida giornata di primavera, a Trento si aspetta l’arrivo della terza tappa del Giro del Trentino. Incontriamo Gigi Sgarbozza, opinionista Rai per il ciclismo, un personaggio estroverso, fuori dagli schemi, sempre pronto alla battuta e bonariamente “caciaroso”.

 

Una Coca Cola e una birra al tavolino del bar e il discorso scivola rapidamente verso il prossimo Giro d’Italia, edizione numero 93, che prenderà il via da Amsterdam sabato 8 maggio per concludersi a Verona, nella mitica Arena domenica 30. Chi sarà il corridore che vestirà i panni di Radamès nello scenario dell’Aida?

 

«I favoriti per la vittoria finale sono quattro – silenzio, suspense –: Franco Pellizzotti, Carlos Sastre, il campione del mondo Cadel Evans e Ivan Basso, che dovrà definitivamente togliersi di dosso tutti i sospetti legati alla sua vittoria nel Giro del 2006 dopo essere stato coinvolto nell’Operacion Puerto». Sarà un Giro d’Italia privo di un grande campione ma, non per questo ci si dovrà attendere una corsa “piatta” e orfana di emozioni.

 

Cartina alla mano, anche un occhio poco esperto capisce che di salite i corridori ne dovranno affrontare parecchie lungo i 3417 chilometri che separano Amsterdam da Verona. I 18 chilometri di salita verso il monte Grappa, che verrà affrontato nella 14a tappa con arrivo ad Asolo, saranno solo un aperitivo gradito agli scalatori perché da qui in poi si aprirà un vero festival delle montagne. Il giorno successivo ecco dunque l’arrivo in quota sul mitico Zoncolan, la salita più dura d’Europa.

 

Poi un giorno di meritato riposo per riprendere con una cronoscalata dalle pendenze impossibili che da San Vigilio di Marebbe condurrà a Plan de Corones, nel cuore delle Dolomiti, tredici chilometri per la maggior parte privi di asfalto.

Credete che sia finita? Il bello deve ancora iniziare. Nemmeno il tempo di recuperare che si arriva nuovamente in quota, questa volta in Trentino a Peio Terme. Dopo una tappa per velocisti che da Levico porterà la carovana a Brescia, il gruppo ripartirà il 28 maggio verso Aprica nel ricordo delle vittime della strage di piazza della Loggia. Gigi incalza: «Per me questa è la tappa decisiva. Si affronteranno nell’ordine il valico di Santa Cristina e il mitico Mortirolo».

 

«Il giorno dopo ci sarà un’altra tappa durissima, dove i corridori scaleranno il Foscagno e il passo Gavia per arrivare sul passo del Tonale». Sgarbozza non molla, come nei suoi ormai celebri interventi nel dopo corsa al Processo alla Tappa: «Il Mortirolo sarà il punto chiave della corsa e il luogo di una grande festa per il ciclismo e per tutto il territorio. Devono capirlo gli enti locali!».

 

Una persona semplice Gigi, che si ferma a salutare quelli che lo riconoscono per scambiare un paio di battute. «Mi sento voluto bene dalla gente che vede in me una persona naturale, che parla un linguaggio schietto e popolare. Quando vado in televisione, non ho timore a difendere i più deboli. Per me vale questa regola: si può concordare o discordare qualcosa con il proprio “avversario” in studio purché si rimanga nel rispetto reciproco. E, quando mi alzo dalla sedia, finisce tutto e si va al bar assieme».

 

Respira ciclismo Gigi e si vede che ama da matti il suo lavoro, dove mette in pratica tutta la sua esperienza da ex corridore accumulata in sei stagioni di professionismo disputate al fianco di grandi campioni.

«Quest’anno non sarò più presente in studio al Processo alla Tappa, perché è giusto lasciare spazio a volti nuovi; ma non mancherà il mio contributo in trasmissione. Condurrò una rubrica di due minuti, si chiamerà “Lo sgarbo di Gigi Sgarbozza” e statene certi che ne vedremo delle belle!». La risata da piccolo gianburrasca è quella di sempre, inconfondibile.

 

Luigi Sgarbozza è nato il 21 giugno 1944 ad Amaseno, in provincia di Frosinone. Ha corso tra i professionisti per sei stagioni dal ’67 al ’72. Vanta un palmares “povero” ma pesante: nel 1968 ha conquistato la tappa di Marina Romea al Giro d’Italia. Nel 1969 vince la tappa di Talavera alla Vuelta di Spagna indossando per un giorno la maglia di leader. Per venticinque anni è stato rappresentante di commercio. Da quindici anni lavora in Rai come opinionista di ciclismo.

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