I giovani musicisti alla Iuc di Roma

Debuttano solisti e strumentisti giovani alla Istituzione universitaria dei concerti a Roma
Musicisti Iuc Roma

È la 77a volta nell’Aula Magna della Sapienza sotto l’affresco – restaurato molto bene –  di Mario Sironi che esalta appunto la Sapienza nel corso della storia.

I trenta strumentisti dell’Orchestra da Camera Canova sono tutti sui 25 anni e il direttore e fondatore Enrico Saverio Pagano è un loro coetaneo. Formazione giusta per eseguire Beethoven che, ricordiamo, non eseguì mai le sue musiche con grosse orchestre (solo 60 elementi per la Nona Sinfonia che oggi si esegue con compagini dagli 80 ai 100!), per cui il suono arriva chiaro, equilibrato fra le diverse sezioni.

Coraggiosi questi giovani, suonano con una precisione, una intonazione ed una passione che esalta la freschezza di una sonorità che certo col tempo diventerà sempre più originale e viva, così che le diverse famiglie strumentali arrivino ad un “tono” omogeneo, particolare, unitario. Le premesse e le realizzazioni ci sono già: eccellenti i corni, il timpano, il flauto, i violoncelli, ad esempio.

Il programma inaugurale, lo scorso 30 settembre, comprendeva un tutto Beethoven. La Settima Sinfonia, intanto, quella che Wagner, letterariamente, definiva “apoteosi della danza “per il ritmo dionisiaco degli ultimi due movimenti, dimenticando le pulsazioni emotive delle splendido secondo tempo “Allegretto”, eseguito dall’orchestra in modo davvero chiaro. Pagano dirige con entusiasmo, si sbraccia, sottolinea, vive i l brano; col tempo apprenderà certo una maggior sobrietà nel gesto, ma lo scatto è evidente, le forze ci sono tutte.

Poi, si esegue il Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra quello che chiamiamo “Imperatore”. Opera grandiosa, trionfale, magniloquente fin dal primo accordo del “tutti”: piano e orchestra. La giovane concertista Gloria Campaner è piena di entusiasmo (le si perdona un po’ di scena), di tecnica robusta, brilla al meglio nel secondo movimento – Adagio un poco mosso- così limpido, cristallino, lirico si direbbe, a differenza del lato virtuosistico, funambolico degli altri due tempi, seguita nella sua foga dall’orchestra che il direttore conduce e imbriglia con slancio per non rovinare l’equilibrio  fra  le due onde sonore. Riuscito, molto bene.

Una freschezza, una vitalità che fa bene in questa esecuzione con l’entusiasmo di un gruppo che sta trovando il “suo” suono e lo farà visto anche che si fermerà alla Iuc per i prossimi anni.

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