Giovani con la bottiglia

«Alcuni ragazzi giovanissimi hanno l’abitudine di incontrarsi e passare il tempo “con la bottiglia in mano” davanti al bar vicino casa mia. Secondo una mia collega con cui ne parlavo, non fanno niente di male, è un atteggiamento per sentirsi grandi, a me invece questa scena colpisce particolarmente. È possibile che non sappiano fare altro? E poi non è proibito vendere alcolici ai minori?».

Antonella – Milano

 

Le famiglie e la società non possono sottovalutare certi comportamenti che a volte con gli anni vengono superati, ma comportano rischi per un numero crescente di ragazzi che fanno uso di alcol. Il primo drink è a undici-dodici anni, dicono le statistiche. È proibito vendere alcolici ai minori, ma i giovanissimi possono troppo facilmente camuffare la data di nascita e acquistare bottiglie magari su Internet e raccontare e leggere nei blog le avventure della sbornia. Così lo sballo fa tendenza rispetto a interessi sani e costruttivi, come un albero che cade fa più rumore rispetto alla foresta che cresce. Lo chiamano binge drinking è un modo di passare il tempo, bevendo fino ad ubriacarsi, per divertirsi al pub o in discoteca, per essere come gli altri del gruppo.

Nonostante si cerchino norme più restrittive per arginare il problema, si tengano conferenze e campagne di sensibilizzazione e informazione, una società visiva come la nostra assorbe inconsapevolmente l’influenza del cinema e della televisione, dove le immagini raramente comunicano le conseguenze negative del bere; piuttosto la bevanda, di qualsiasi gradazione alcolica, crea l’atmosfera, favorisce gli incontri, aiuta a gustare un piacere altrimenti sconosciuto («No Martini, no party»)… Troppi ragazzi capiscono tardi che l’alcol è una trappola e per liberarsi da una triste realtà a volte non basta neppure il contributo di medici, psicologi e associazioni che operano in questo campo.

Le famiglie col contributo della scuola e delle altre agenzie educative e della società devono senz’altro prevenire il problema della dipendenza, della salute, degli incidenti stradali e dei danni che si ripercuotono nella società, ma bisogna non aspettare l’adolescenza per entrare in comunicazione coi ragazzi su questi argomenti. Oltre alle informazioni, serve dare ai giovanissimi esempi positivi e offrire spazi di dialogo in cui possano aprirsi, condividendo attività formative, sportive e amicizie sincere.

Valori e impegni in cui credere possono stimolare la scoperta di un mondo ricco di significati che trasforma giornate vuote in una giovinezza più edificante per sé stessi e per gli altri.

 

 

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