Giornate mondiali e prevenzione

Sono ormai numerose le giornate mondiali che sensibilizzano su un problema o ricordano un fatto o una realtà positivi. Ci sono 663 giornate mondiali o internazionali ogni anno. Non bastano più i calendari di una volta, oggi ci pensano le agende informatiche a ricordarcele promuovendo l’impegno comune che segnalano.

A guardare il calendario delle “giornate mondiali” viene da chiedersi se sia ancora valida la vecchia tradizione cattolica di quei calendari appesi al muro con il santo del giorno segnato sotto la data. Oggi i santi del giorno ce li ricorda Internet, come pure le giornate mondiali, pensate non tanto per far memoria ma per farci tutti più coscienti dei tanti problemi che minacciano l’umanità. Qualche esempio di questi giorni. Il 3 marzo ricorrono le giornate mondiali dei Difetti congeniti, della Natura selvatica e dell’Udito. Il 4 marzo, quelle dell’Ingegneria per lo sviluppo sostenibile, per la Prevenzione dell’obesità e contro il Papilloma virus (Hpv). Il 5 marzo, quella dell’Efficienza energetica. Il 6 marzo quella del Linfedema. E così via. Non tutte le ricorrenze sono problematiche, certo; c’è anche la giornata della musica, quella della danza… Il fatto è che non bastano le date di un anno, perché ci sono 663 giornate mondiali o internazionali ogni anno, sia commemorative che informative su un dato problema. Di fatto, la ricorrenza delle giornate mondiali o internazionali viene sempre più spesso segnalata nell’agenda informatica dei mezzi di comunicazione.

La prima a cui abbiamo accennato, la giornata mondiale dei difetti congeniti (o difetti di nascita in alcuni Paesi) è di recente istituzione. Risale al 2016 e fu proposta dall’Organizzazione panamericana della salute e poi sostenuta dall’Oms. Quell’anno sulle Olimpiadi di Rio di Janeiro si abbattè il rischio della sospensione a causa delle zanzare che trasmettono il virus zika. Si era infatti scoperto, in Brasile soprattutto, che tante gestanti infettate da questo virus avevano trasmesso al feto una sindrome congenita da virus zika. Cioè, la maggior parte di quei bambini sono nati con difetti congeniti. Questo fece scattare un allarme generale: bisognava far diminuire in tutto il mondo il rischio che un bambino nasca con un grave problema insorto durante lo sviluppo nel grembo materno. A tale scopo vennero messi a punto vari programmi per il monitoraggio dei feti e valutarne lo sviluppo, e prevenire così eventuali difetti e incoraggiare la ricerca sui modi per prevenire o eliminare alcuni difetti presenti alla nascita.

Secondo i rapporti dell’Oms, «la maggior parte (75%) delle morti neonatali si verifica durante la prima settimana di vita. Parto pretermine, complicazioni legate alla nascita (inclusa l’asfissia perinatale), infezioni e difetti alla nascita hanno causato la maggior parte dei decessi neonatali nel 2017». E ancora L’Oms pone l’accento sull’enorme diseguaglianza tra le aree geografiche: «L’Africa subsahariana ha registrato il più alto tasso di mortalità neonatale nel 2019, con 27 morti ogni 1.000 nati vivi, seguita dall’Asia centrale e meridionale, con 24 morti ogni 1.000 nati vivi. Un bambino nato nell’Africa subsahariana o nell’Asia meridionale ha una probabilità dieci volte maggiore di morire nel primo mese di vita rispetto a un bambino nato in un paese ad alto reddito». La situazione nei Paesi ad alto reddito è molto diversa. In Spagna, ad esempio, un comunicato stampa del portale mujerfertil.es, diffuso nei giorni scorsi, afferma che negli ultimi 30 anni è diminuito il numero delle nascite con difetti congeniti dal 2,5% all’1,05%. Non spiega il perché, aggiunge solo che è dovuto «alle ricerche e al miglioramento dell’assistenza sanitaria alle madri».

 

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