Giordano: «La pazzia della violenza e l’intelligenza della pace»

Mentre la situazione politica e sociale in Venezuela sfugge di mano, il nunzio apostolico spiega la posizione della Santa Sede: evitare le violenze e ricostruire la pace
EPA/Miguel Gutierrez

Siamo ad un momento probabilmente decisivo della vicenda venezuelana. Secondo l’Ansa, questa notte un elicottero della polizia ha attaccato le sedi del ministero dell’Interno e la Corte suprema a Caracas, sparando e lanciando due granate. Alcuni residenti hanno fotografato l’elicottero, che esibiva una bandiera con lo slogan “Libertà 350”, il numero dell’articolo della Costituzione venezuelana che autorizza la rivolta contro autorità antidemocratiche.

Il presidente Maduro ha comunicato che si tratterebbe di un agente della Brigata di azioni speciali (Bae) della Polizia scientifica, Oscar Perez, che è collegato con Miguel Rodriguez Torres, ex ministro degli Interni e della Giustizia di Hugo Chavez, che sarebbe in contatto addirittura con la Cia. Ci si chiede se l’esercito scenderà seriamente in campo, non solo difendendo con alcuni suoi mezzi i palazzi del potere, cosa che sembra essere avvenuta in queste ore. E allora avverrà la svolta nella vicenda venezuelana. Affare da seguire momento per momento.

 

Abbiamo parlato col nunzio apostolico in Venezuela, mons. Aldo Giordano, cioè l’ambasciatore vaticano, che due giorni fa è stato ricevuto dal papa e dal card. Parolin, che come si sa è stato il suo predecessore a Caracas. «Come nunzio apostolico – ci ha detto – sono arrivato in Venezuela il 3 febbraio 2014 e ora mi sento parte di questo popolo tanto caro, che ti ruba il cuore. Vivo le sue sofferenze».

Il Papa non ha mai cessato di interessarsi alla vicenda venezuelana… «Papa Francesco è molto vicino agli abitanti di questa terra e profondamente addolorato per i gravi problemi sociali che prostrano le persone. Soprattutto soffre per i ragazzi vittime della violenza in queste ultime settimane e loro famiglie. La voce del papa e della Santa Sede è stata costante davanti alla grave crisi del Paese. È stata una ferma parola di pace, di riconciliazione, di trattative politiche, di accordi, di dialogo, di perdono. La Santa Sede, anche attraverso la Nunziatura, ha partecipato a tutti i difficili tentativi di dialogo e di ricerca di accordi di questi ultimi anni. Il Papa infatti crede nella diplomazia dell’incontro e del dialogo, nella forte convinzione che nessun popolo merita la violenza e che la violenza mai risolve i problemi».

Alcune voci locali hanno accusato il papa di essere troppo equidistante tra governo e opposizione… «Per capire la posizione del papa occorre considerare che la sua prima preoccupazione non è quella di una formula politica, ma è quella di evitare che i ragazzi, i giovani, i figli, muoiano uccisi per la polarizzazione politica e per l’incapacità di trattare e dialogare. Tragicamente questo sta accadendo in queste ultime settimane in Venezuela. Quando si sono delineati accordi, la Santa Sede ha chiesto con fermezza che fossero tradotti in pratica. Questo non è avvenuto e neppure c’è stata la pazienza di darsi più tempo per continuare il faticoso dialogo. Qualcuno è responsabile di questa situazione».

Quale via d’uscita? «Ora il Paese è nel buio e non si vedono cammini all’orizzonte, ma il papa continua a dirci di cercare ogni mezzo, ogni sentiero, per fermare la pazzia della violenza e ritrovare la intelligenza della pace, della giustizia, della libertà. Papa Francesco è un protagonista della pace riconosciuto dal mondo intero. E la storia mostrerà che la parola della pace e della giustizia era quella vera anche per il Venezuela, anche se qualcuno non ha voluto capirla. Perché la pace e la giustizia sono al cuore del Vangelo».

 

 

 

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