Ginnasti o piuttosto acrobati?

In una disciplina sempre più “estrema”, il giapponese Uchimura si aggiudica il quarto titolo iridato consecutivo. Splendido argento al corpo libero per la nostra Vanessa Ferrari
Ferrari

Alla vigilia dei campionati del mondo di ginnastica artistica, andati in scena la scorsa settimana ad Anversa, in Belgio, gli organizzatori facevano tristemente la conta degli atleti infortunati. In effetti, mai come in questa occasione sono state davvero tante le stelle del panorama internazionale di questa affascinante disciplina che hanno dovuto rinunciare a prendere parte all’ultima rassegna iridata.

La nostra nazionale femminile, ad esempio, non ha potuto schierare tre delle ragazze che lo scorso anno, alle Olimpiadi di Londra, ottennero un lusinghiero settimo posto nella prova a squadre: Erika Fasana, diciassettenne di Como, ha dovuto dare forfait per un infortunio alle tibie che la tormenta ormai da molti mesi; Giorgia Campana, diciottenne di Roma, si è rotta un gomito nel corso di un allenamento alle parallele asimmetriche; Elisabetta Preziosa, diciannovenne di Varese, ha rinunciato per i postumi di un fastidio a un ginocchio.

Le defezioni non hanno riguardato però solo le atlete di casa nostra. Anche alcune “superpotenze” di questo sport, infatti, hanno dovuto pagare pegno al nuovo codice di punteggio, in vigore già da alcuni anni e basato sulle effettive difficoltà presentate in gara da ciascun ginnasta. Un codice che spinge ormai gli atleti a provare esercizi sempre più “estremi” e “rischiosi”, soprattutto in campo femminile.

La Russia, oltre alla vicecampionessa olimpica in carica Viktoria Komova fermata da una meningite, ha dovuto così lasciare a casa Ksenija Afanaseva, reduce da un intervento a una caviglia, una ragazza che sarebbe stata sicura protagonista della prova al corpo libero. Gli Stati Uniti, dal canto loro, non hanno potuto avvalersi delle acrobazie di Katelyn Ohashi, fermata da un problema alla schiena, mentre la Romania ha perso Diana Bulimar, infortunatasi ad un ginocchio proprio alla vigilia della rassegna iridata. 

Gareggiare ai massimi livelli in questo sport, purtroppo, sta diventando quindi sempre più “usurante”. Le carriere si accorciano, e il prezzo da pagare in termini d’incolumità fisica sta diventando sempre più alto. Tanto che qualcuno scherzando, ma senza andare in fondo troppo lontano dalla realtà, comincia a chiamare questa disciplina “ginnastica acrobatica”, più che ginnastica artistica. In questo contesto, ci sono comunque atleti e atlete che, grazie alla loro classe, riescono in qualche modo a rimanere sempre competitivi.

Prendete ad esempio il giapponese Kohei Uchimura, un ragazzo che secondo molti degli addetti ai lavori è già da considerarsi come il più grande ginnasta di tutti i tempi. O ancora la nostra Vanessa Ferrari che, nonostante una carriera caratterizzata da tanti problemi e infortuni, riesce ancora a regalare grandi soddisfazioni ai sostenitori italiani.

Con la vittoria ottenuta in questi giorni ad Anversa, Kohei Uchimura, che potremmo definire il Messi della ginnastica artistica maschile, è diventato il primo ginnasta della storia ad aggiudicarsi quattro titoli mondiali consecutivi nell’all-around (vale a dire nella gara dove ciascun concorrente si esibisce in tutti gli attrezzi). In precedenza, infatti, questo ventiquattrenne originario di Nagasaki aveva già primeggiato nelle rassegne iridate di Londra del 2009, di Rotterdam del 2010 e di Tokyo del 2011.

Lo scorso anno, poi, ha ottenuto anche la medaglia d’oro nella prova olimpica disputata nella capitale britannica. Insomma, un vero fenomeno che si distingue sempre per l’elevatissimo livello tecnico delle sue esibizioni, di solito prive della benché minima sbavatura, cui negli ultimi tempi ha certamente giovato anche la piena serenità personale raggiunta dopo il matrimonio e la successiva paternità.

Vanessa Ferrari, invece, dopo un brillante sesto posto nel concorso generale e un quarto nella prova alla trave, ha conquistato domenica pomeriggio la medaglia d’argento al corpo libero. La nostra rappresentante, in questa specialità, ha portato a termine un’esibizione da applausi, caratterizzata da un’eccellente parte artistica e un’ottima componente acrobatica (perfetti in particolare lo Tsukahara avvitato proposto nella diagonale d’apertura e il doppio salto combinato della seconda). Alla fine è stata battuta solo da Simone Biles, in altre parole colei che è considerata in questo momento la miglior ginnasta al mondo. Con le ottime prestazioni di questi giorni, la Ferrarisi è confermata così, ancora una volta, una fuoriclasse di prima grandezza.

Dopo aver trionfato nel concorso generale ai mondiali di Aarhus del 2006, a soli quindici anni, e aver vinto il bronzo nell’edizione successiva (Stoccarda 2007), Vanessa ha avuto una carriera con molti alti e bassi, soprattutto a causa di alcuni guai a un piede che l’hanno tormentata a lungo. A limitarla nei risultati, però, è stato anche il confronto con atlete che, come dicevamo in precedenza, nel frattempo si sono spinte sempre più in là.

«Ricordo ancora il giorno in cui provammo l’impianto di gara prima dei Giochi di Pechino del 2008. Mi esercitai vicino alle ginnaste cinesi e a quelle americane e le vidi provare esercizi fuori dalla mia portata: le gare non erano cominciate e già sapevo che non avrei avuto nessuna chance di vittoria», ci ha confidato recentemente durante un’intervista.

Lei, nonostante tutto, non ha mai perso la speranza di riuscire a ritagliarsi ancora uno spazio da protagonista ai vertici del suo sport. In questi anni si è reinventata così come atleta e come persona, ha scelto di arruolarsi nel Gruppo Sportivo dell’Esercito, ha incontrato il primo amore (anche lui un ginnasta), ed ha cominciato ad allenare delle giovanissime ginnaste. Gradualmente ha ritrovato la massima fiducia in se stessa,e dopo il quarto posto (sempre al corpo libero) ottenuto alle Olimpiadi di Londra dello scorso anno, è tornata su un podio mondiale a distanza di sei anni dall’ultima volta. Complimenti campionessa!

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