Germania, il governo ancora non c’è

Nonostante il sì del congresso socialdemocratico di Berlino alla continuazione dei negoziati con la cancelliera uscente, l’incertezza resta dominante  
EPA/SASCHA STEINBACH

Forse Angela Merkel avrà un sorriso meno tirato di quello esposto nell’incontro con Emmanuel Macron all’Eliseo, il 19 gennaio scorso, due giorni prima dell’assise socialdemocratica che ha lasciato un po’ di speranza alla cancelliera per la creazione di un nuovo governo di coalizione.

Ma non tutto è ancora arrivato a buon fine, perché «ancora non c’è un nuovo governo», come ci dice il nostro corrispondente Clemens Behr. Quello che «finora hanno fatto i politici dei partiti Cdu e Spd non è che una prima bozza per un programma di governo». Con questa proposta in mano, il segretario generale dell’Spd, Martin Schulz, si è presentato all’assise principale del suo partito, il congresso nazionale, che si è riunito domenica a Berlino. Ebbene, «l’Spd di Schulz – continua Behr – si è spaccato in due sulla domanda di entrare nuovamente in un governo con la Cdu della Merkel». Resta nella memoria del partito, e soprattutto dei suoi militanti, il lento logorio che il partito ha subito per la partecipazione, non da capofila ma da figuranti in seconda fila, nel governo dell’inossidabile cancelliera Merkel.

I fatti dicono in effetti che «finora il partito ne è uscito sempre indebolita da una tale “coabitazione”. Perciò nel congresso di Berlino di domenica solo il 56 per cento dei delegati ha votato per continuare i negoziati con i cristiano-democratici e i suoi alleati bavaresi per il programma di un nuovo governo comune». Ma il sì non è definitivo, se è vero che l’Spd si è riservato una via d’uscita, nel caso in cui i negoziati diventassero troppo insoddisfacenti per il partito socialdemocratico. Spiega Behr: «L’Spd vuole ancora chiedere, in un processo democratico che coinvolgerebbe tutti i suoi membri, un parere definitivo ai suoi militanti». Risultato: «Tutto rimane molto insicuro. Fino alla reale installazione di un eventuale nuovo governo a Berlino, passeranno ancora 1 o 2 mesi, se non di più».

Gli osservatori europei, se da una parte “fanno il tifo” perché la Germania riesca finalmente ad avere un nuovo governo (è troppo importante che la locomotiva europea abbia un buon motore), e mentre si rassicurano perché in realtà ancor oggi un governo in Germania c’è (il precedente esecutivo Merkel-Schulz) e governa bene, a differenza di altri Paesi europei, dall’altra l’immagine della Germania in Europa impallidisce, e il vero leader che batte la scena e conquista consensi è il vicino francese, Emmanuel Macron. E si teme che il “vizio” italico, belga e un po’ spagnolo di avere lunghi periodi di transizione tra un governo e l’altro contagi anche la Germania, con effetti non certo positivi.

 

 

 

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