Geografia dell’azzardo legale in Italia

Intervista a Daniele Poto, autore di Azzardopoli 2.0, dopo il recente voto del Senato che ha evidenziato il peso politico delle grandi imprese del settore
Lotto

Quando un giudizioso ministro dell’Economia scende prontamente in campo per dichiarare inapplicabile una mozione votata in Senato perché esporrebbe lo Stato ad un contenzioso perdente con le concessionarie del gioco d’azzardo legale, si può facilmente definire il comparto una lobby molto potente in Italia. Ma di cosa stiamo parlando? Lottomatica ad esempio è controllata dal gruppo De Agostini e vanta partecipazioni significative del “gotha” del capitalismo italiano come le Generali e Mediobanca. Come la società espone con trasparenza sul proprio sito, si tratta della «concessionaria esclusiva dello Stato Italiano che gestisce dal 1993 il "Lotto" e dal 2004 le lotterie Istantanee e Differite. Nel 2006 Lottomatica acquisisce GTECH, uno dei principali provider di servizi e soluzioni tecnologiche per il mondo dei giochi a livello internazionale. Questo permette di proseguire con successo nella strategia di crescita attraverso la diversificazione del proprio portafoglio giochi: scommesse sportive e ippiche, apparecchi da intrattenimento o videolotterie, giochi online». Per avere elementi ulteriori di analisi abbiamo posto qualche domanda a Daniele Poto, giornalista d’inchiesta e autore del dossier di Libera Azzardopoli 2.0. Poto ha anche da poco dato alle stampe una penetrante indagine sul mondo dei “Compraoro”.

Cosa dobbiamo avere in mente quando parliamo di grandi società dell'azzardo legalizzato in Italia?
«Il riferimento generale sono i 13 concessionari di cui uno (Atlantis Bplus) verso il blind trust (gestione separata dalla proprietà, Ndr) dopo essere stato in odore di mafia. La politica dello Stato tende ad ampliare il numero degli interlocutori visto l’allargamento (ora contenuto per un anno) all’online. La torta più è grossa più attira insaziabili appetiti anche se la fetta dello Stato è sempre più piccola per favorire le altre entità. E’ preoccupante che le ragioni sociali di alcuni concessionari rimandino a intricati pacchetti azionari spesso con riferimenti stranieri, una sorta di galassia incontrollabile, com’era appunto il concessionario gestito dai Corallo».

Quale peso esercita Lottomatica?
«La Lottomatica, come la Sisal, è una multinazionale che sta cambiando nome e identità differenziandosi nelle sue attività. Oggi in Italia con Lottomatica può assolvere a una serie di servizi di biglietteria e pagamenti consumeristici un tempo impensabili. E’ uno dei più grandi colossi mondiali nell’industria del gioco per dimensioni di fatturato. Oggi la G-Tech Spa è quotata in Borsa, segmento Blue Chip e ha titolarietà dal 1990. In 23 anni di sviluppo la sua politica è stata di rilievo espansionistico assorbendo quote di mercato sempre più vistose. Si può immaginare il suo potere di lobby e condizionamento visti gli ampi capitali a disposizione per marketing, pubblicità e pubbliche relazioni. Del resto è proprio lo Stato che obbliga i concessionari a spendere quote di mercato in direzione della pubblicità di sistema».

In che modo la sponsorizzazione degli eventi e la beneficienza entra nella loro strategia?
«Vista l’abbondanza dei capitali a disposizione i concessionari sponsorizzano eventi culturali, mostre, squadre di calcio e di basket anche per riabilitare un’immagine spesso offuscata dall’illegalità su cui si riversa il mondo dell’azzardo.  E bisogna dire che ci riescono perché, ad esempio, l’impianto dei Beni Culturali ( si pensi alla sponsorizzazione del Colosseo con i Della Valle) conta proprio sull’apporto di investitori privati. Una sorta di pubblicità progresso che migliora il profilo complessivo dell’azzardo e dei suoi addetti ai lavori. È la faccia pulita di un mondo, al contrario, inguaribilmente poco trasparente. Una realtà pervasiva contro cui si sta coalizzando un forte movimento di opinione pubblica mentre in questa fase storica i Monopoli di Stato sono come congelati nella loro attività».  

Ma con politiche restrittive non avremmo la migrazione del fatturato verso il mercato illegale gestito dalla malavita?
«L’illegalità si appoggia alla legalità nell’azzardo come a un’indispensabile piattaforma di partenza. Come il totonero si abbarbicava al totocalcio ufficiale. Come la mafia specula sui buchi neri diffusi nella legislazione italiana come bachi malevoli. Una prova? Il palinsesto delle scommesse sportiva inquinato dalla pratica del match fixing globalizzato sull’asse Italia-Asia, come dimostrano i recenti scandali nel campionato italiano di calcio. Lo sviluppo di pronostici indiscriminati (praticamente su tutto) ha portato a una “materia prima” facilmente manipolabile. E i risultati si sono visti. Legalità e illegalità favoriscono egualmente le patologie che oggi riguardano 800 mila italiani e coinvolgono cinque milioni di famiglie. Dati con cui inequivocabilmente fare i conti. Le statistiche (e le inchieste giudiziarie) ci avvisano che il sommerso illegale nell’azzardo sta crescendo esponenzialmente ogni anno».

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