Genova e la Via della seta

Sondaggio informale nella città della Lanterna tra annunci di grandi investimenti e timori sul potere dei cinesi  
ANSA/GIUSEPPE LAMI-ANTIMIANI

Le nuove vie della seta passano da Genova? 24 marzo, domenica di sole estivo e di pienone di turisti per le giornate del Fai, intrufolato tra le persone il cronista ha cercato di orecchiare e cogliere battute, mezze frasi, pensieri sparsi su ciò che ha coinvolto Genova con Pechino, l’Italia e la Cina. Genova e Pechino uniti da un corridoio attraverso il mare. Sarà così?

Di fatto, i due accordi sui porti firmati a Villa Madama tra Italia e Cina, alla presenza del presidente Xi Jinping e del premier Giuseppe Conte promettono qualcosa di grande.

Per Trieste un’intesa di cooperazione tra l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale-Porti di Trieste e Monfalcone e China Communications Construction Company.

Per Genova la firma riguarda un accordo di cooperazione tra il Commissario Straordinario per la Ricostruzione di Genova, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e China Communication Construction Company.

E il primo a benedire il fatto è il sottosegretario ai Trasporti, Rixi, e non ha dubbi «i cinesi hanno scelto i due approdi più strategici e importanti del Mediterraneo».

Porterà lavoro, investimenti, occupazione. Certamente se il pacchetto andrà in porto: ed è proprio il caso di dirlo, l’accordo di collaborazione appena firmato prevede il progetto della nuova diga foranea, un’opera da un miliardo, che rappresenta una delle due iniziative italiane inserite fra i progetti strategici della EU-China Connectivity Platform.

Interventi programmati per rafforzare le connessioni di trasporto tra Europa ed Asia e aumentare la competitività del sistema portuale che opera al servizio dell’economia del Nord Italia.

Inoltre il programma di investimenti pubblici prevede, tra l’altro, il miglioramento dell’accessibilità via mare e di ultimo miglio stradale e ferroviario nel bacino portuale di Sampierdarena.

E ancora il ribaltamento a mare dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente, per aumentare gli spazi del bacino. Questo punto è finalizzato allo sviluppo delle attività di costruzione e riparazione navale, che conta a Genova circa 7.000 unità, di cui oltre la metà concentrate nel polo industriale di Fincantieri: adeguare il cantiere e renderlo  funzionale alla forte crescita delle dimensioni delle navi.

Grazie ai predetti interventi infrastrutturali di potenziamento, rispetto agli attuali volumi le previsioni fornite dagli operatori individuano a regime un raddoppio dei volumi movimentati.

L’incremento di traffico potrà generare entrate per circa 20 milioni di euro annui rispetto ai 11,5 milioni annui del 2018 quale effetto della crescita delle tasse sulle merci e di quella di ancoraggio connessa alle dimensioni della nave.

Cifre da capogiro tanto che un quotidiano nazionale sulle pagine della Liguria domanda ai lettori: Italia-Cina, è un’opportunità o una minaccia? Partecipa al sondaggio. E scrive: «Dal punto di vista culturale, infatti, queste intese nate soprattutto per motivi commerciali, possono avere conseguenze positive per l’Italia o rappresentano una minaccia? E la presenza crescente delle realtà cinesi possono, secondo voi, influire sul modello, sui diritti e sui rapporti di lavoro delle imprese locali? Infine, per un Paese indebitato come l’Italia, la cessione del debito alla Cina può rappresentare una “trappola” oppure può essere una via percorribile? Tutti questi temi sono al centro del dibattito e del sondaggio».

Nel dibattito interviene  Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Genova, che riflette sull’intesa così: «di Via della Seta parliamo almeno da un anno e mezzo e l’abbiamo sempre valutata nell’ottica dell’opportunità. Negli ultimi dieci giorni è diventata invece una minaccia. Mi pare davvero un atteggiamento curioso. Meglio sarebbe invece guardare alla realtà dei fatti e valutarne le prospettive.

Abbiamo un porto che è da sempre aperto al mondo. Qualcuno teme che da accordi bilaterali possano sorgere problemi capaci di riflettersi sullo scenario internazionale? Io ritengo che sia giusto vigilare in questa direzione, anche se non credo che possano sorgere problemi. Sento dire da alcuni che non ci sarà un aumento dei traffici da questa intesa e mi pare una valutazione sbagliata. La Cina programma e pianifica i suoi interventi e se ha scelto di puntare su Genova e su Trieste è segno che crede alle potenzialità dei due scali».

A fine giornata il taccuino del cronista riporta in parità le opinioni raccolte tra i favorevoli e i dubbiosi. Ben vengano nuovi portatori di “palanche”, la Lanterna ha bisogno di tornare a splendere di crescere, la città ha bisogno di posti di lavori, di investimenti di ripartire alla grande. “Ma belin, non sarà che questi cinesi hanno fiutato l’affare e arrivano a sfruttarci, stemu atenti. Lu digu ai nosti capi”.

 

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