Genova, la città mobilitata per il lavoro

Si è svolto nella città della Lanterna il corteo dei sindacati per celebrare il Primo maggio. Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, leader di Cgil, Cisl e Uil, si sono rivolti al governo affinché metta al centro delle proprie politiche la dignità dei lavoratori
Genova

È forte il messaggio che i leader dei sindacati hanno lanciato da Genova, città scelta per celebrare il Primo maggio e per testimoniare la «grande attenzione che c'è nei confronti di un territorio che più di altri ha subìto gli effetti della crisi e che stenta a ripartire». Questa la motivazione espressa da Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo al corteo dei lavoratori nella città della Lanterna.  

 

La Festa del lavoro, con migliaia di persone in corteo, ha avuto il suo epilogo in piazza De Ferrari tra cielo sereno e spruzzi di pioggia. Qui, i tre leader sindacali hanno espresso le loro preoccupazioni, rivendicato scelte mancate, manifestato timori e speranze. «Il messaggio di questo Primo maggio è il messaggio del lavoro, del lavoro di cui abbiamo bisogno. Del lavoro per i giovani, non quello dei voucher che sono l'esatto contrario del diritto a una cittadinanza dignitosa», ha detto Susanna Camusso. «Il balletto sui dati fa sembrare che tutto vada bene», ma il lavoro resta la preoccupazione fondamentale».  

 

Al governo, Anna Maria Furlan ha mandato un messaggio molto chiaro: «Si occupi del lavoro, perché per gli italiani questo è il tema centrale». «Bisogna rifare l'unità sindacale – ammonisce Carmelo Barbagallo –. Le ho provate tutte per aprire un tavolo con il governo, noi siamo disponibili a discutere anche in piedi con il ministro Poletti, ma non in ginocchio». Poi un pensiero preoccupato verso i giovani: «Hanno una sola via d'uscita, andare all'estero. Vogliamo un'Italia diversa. Il governo italiano deve pensare innanzitutto al valore del lavoro, le grandi riforme sono quelle che mettono al centro il lavoro e la dignità per il lavoro in un Paese dove ogni giorno muoiono tre persone per il lavoro».

 

Sotto accusa i voucher: «Non è così che si crea dignità e sicurezza. Per creare lavoro abbiamo bisogno di investimenti, quelli veri, pubblici e privati. A partire dalle infrastrutture, già questo basterebbe. Non ci interessano le buste arancioni, dell’Inps, vogliamo le busta paga. E vogliamo un Paese dove non si muoia a 65 anni sulle impalcature. Un Paese dove i lavoratori anziani possano andare in pensione e lasciare il posto ai giovani. così si crea speranza». Nel 2015, infatti, è tornato a crescere il numero di morti sul lavoro, «un numero intollerabile – ha continuato la Camusso. Basta con il risparmio, in tutti i luoghi di lavoro dobbiamo essere intransigenti sulla sicurezza, senza sicurezza nei cantieri e negli appalti è un omicidio, e come tale va chiamato». Quanto al lavoro, «il Paese non riparte, e la disoccupazione c’è ancora, Renzi non deve stupirsi: siamo in piazza e ci torneremo», se non arrivano risposte, dai contratti alle pensioni. «Siamo stufi, siamo pronti a discutere e da tempo, quello che non abbiamo è un interlocutore che pensi che il valore del lavoro sia al centro, alla base dello sviluppo».  

 

E mentre la città era mobilitata nella celebrazione della Festa del lavoro, sulla spiaggia di Vernazzola un buon numero di persone ha dato vita all’operazione di pulizia della spiaggia organizzata da un comitato locale di volontari, in accordo con il Municipio Levante, con Amiu (Azienda Multiservizi e d'Igiene Urbana) e con associazioni di volontariato come Alpim (Associazione ligure per i minori), che già in altre occasioni ha operato con i propri volontari a pulire la spiaggia.

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