Franco Zeffirelli, il sogno della bellezza

Se n'è andato serenamente a 96 anni un maestro del cinema nostrano. Martedì 18 giugno i funerali nel Duomo di Firenze

La gente lo ricorda per il Gesù di Nazareth, Fratello sole e sorella luna, Romeo e Giulietta. Lui l’ha fatta sognare nelle scenografie delle opere liriche più amate, Traviata, Aida, Bohème, negli allestimenti dei lavori teatrali di Pirandello, Schiller, Eduardo e l’amato Sheakespeare, specie l’Amleto e La bisbetica domata, diventati poi film. Zeffirelli, che per parte di padre discendeva da Leonardo, era un lavoratore accanito come un altro fiorentino come lui, Michelangelo. Come lui aveva la battuta fulminea, i grandi scontri, il gusto per le cose raffinate e grandiose. E per la bellezza, il suo sogno di ragazzo diplomato alle Belle Arti, partigiano con i liberali, assistente di Visconti e poi lavoratore in proprio, amico di Maria Callas che dirigerà alla Scala nel Turco in Italia di Rossini nel 1955 e poi nel ’64 in una memorabile Tosca a Londra.

Amico di personalità straordinarie: da Laurence Olivier a Liz Taylor a Judi Dench, da Carla Fracci a Nureyev, da von Karajan a Bernstein, omaggiato da Elisabetta d’Inghilterra e dalla principessa Diana. Una carriera luminosa. Ma dura per il figlio nato fuori dal matrimonio di una donna già sposata, riconosciuto dal padre quando aveva già 19 anni, orfano di madre da piccolo ed educato da una zia.

Poliglotta, caso unico fra i registi italiani dell’epoca, ammirato in tutto il mondo dove portava il gusto tutto nostrano e rinascimentale per la bellezza, non come citazione narcisistica di un uomo coltissimo quale era, ma come parte costitutiva dell’essere italiano, e perciò universale. La critica nostrana non l’ha amato, perché Zeffirelli era di destra. E ha sbagliato. Zeffirelli, quale fosse il suo carattere, non facile certo, e quali fossero le idee politiche, meritava di essere valutato per le doti artistiche eccezionali, che il mondo gli riconosceva. Certo non tutti i suoi film sono riusciti, talora tendeva ad un certo manierismo raffinato e al sentimentalismo. Ma la fantasia, la conoscenza della musica, indispensabile a chi voglia fare il regista di opera e non solo, le intuizioni geniali, come quella di far recitare a dei giovanissimi Romeo e Giulietta, il senso della poesia della natura nei prati e nei cieli del film su s. Francesco, e la presentazione di un Cristo della fede tradizionale e rivoluzionario al contempo per il suo impatto televisivo mondiale, sono alcuni degli elementi che definiscono la grandezza originale di Zeffirelli.

Poi, questo uomo che ha vissuto fino a 96 anni, certo ricco e ammirato, ma dalla vita privata riservata, dalla fede cristiana dichiarata, ha lavorato sino alla fine, facendo nascere la sua Fondazione a Firenze, dove la magia della bellezza e di una vita spesa a farla vedere, suscita commozione.

Zeffirelli, un cognome inventato dalla madre, che amava la musica di Mozart, ora riposerà presso San Miniato, tra i grandi fiorentini, come Papini, Collodi, Annigoni. Rimane la sua arte. Da riscoprire.

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