Francesco e Trump: l’incontro atteso

Il più influente leader spirituale ha incontrato il più potente leader temporale. Si attendevano scintille, ma cordialità e diplomazia hanno prevalso. Gli esiti si misureranno sul campo della pace e dell’ambiente
Papa Francesco e Donald Trump nel loro incontro in Vaticano (AP Photo/Evan Vucci, Pool)

Il lungo corteo di blindati che ha attraversato via della Conciliazione, incuriosendo turisti e passanti, ha platealmente annunciato l’attesa visita del presidente Trump a papa Bergoglio. Il più potente leader temporale si è trovato, ieri mattina, faccia a faccia con il più influente leader spirituale. Il primo ha dalla sua la potenza dell’economia e delle armi, il secondo ha l’arma del Vangelo e di una carismaticità che al momento non ha pari. Entrambi godono di una parola schietta e l’imprevedibilità, assieme alla determinazione, le loro note comuni.  Ci si sarebbero aspettate scintille e invece la diplomazia e l’accoglienza hanno prevalso. Francesco ha donato a Trump l’enciclica Laudato sii, uno dei più popolari manifesti del suo pontificato che presta grande attenzione alla salvaguardia della natura. Non servivano parole di disapprovazione o apprezzamento tra i due, nonostante le frecciate e le reciproche critiche negli ultimi mesi.

Trump si presenta a Francesco più mite e forse gravato dalle rivelazioni sull’influenza russa nelle ultime elezioni politiche con cui giornali e tv aprono costantemente da settimane, preferendo il Russiagate a questo appuntamento che avrebbe dovuto ricucire i rapporti del presidente statunitense con l’elettorato cattolico, soprattutto quello latinoamericano che ha mostrato notevole insofferenza verso le scelte e le uscite di The Donald: 6 su 10 infatti hanno contestato la scelta di bandire l’ingresso ai cittadini provenienti da Paesi in prevalenza islamici, ma anche metà dei cattolici bianchi, suoi sostenitori in campagna elettorale, ha preso nette distanze al riguardo. Per non parlare delle ultime stoccate del cardinale di Newark, Joseph Tobin, molto vicino a Bergoglio.

Hanno pesato sull’incontro le vittime di Manchester e la lotta al terrorismo e alla radicalizzazione, tema di conversazione già annunciato, ma avranno pesato anche l’accordo sulle armi firmato con l’Arabia Saudita e al contempo la nuova strategia per il Medioriente. E poi, in sottofondo per Trump, in primo piano per Francesco, la questione ambientale, marginale e inesistente per il primo, cruciale per il secondo. Ecco perché la Laudato sii è diventata cardine di questo appuntamento,  il luogo di una diversa linea politica dei due a proposito dei temi dell’ecologia, ma anche il luogo del dialogo possibile. Francesco ha contestato, in quelle pagine,  il capitalismo senz’anima; eppure nessuno come lui ha contribuito in maniera determinante all’incontro tra gli Usa, esponenti di spicco di questo modello economico, e Cuba, che per mezzo secolo vi si è opposta. La leadership di Francesco rema nella direzione della riconciliazione e della pace mediata, anche in contesti ardui;  e Trump, assieme agli altri capi di Stato, non  ignora che il feeling con questo papa può risultare determinante nell’attuale governo del mondo. Il papa gli ha consegnato una medaglia con un albero di ulivo, “simbolo di pace” e ha augurato al nuovo presidente di «diventare un albero di ulivo nel lavorare per la pace».

Anche qui il progetto politico bergogliano usa la natura per incoraggiare Trump a rivedere le sue posizioni non solo sulla guerra ma anche sul clima. E in proposito il presidente si è riservato di decidere l’adesione ai trattati di Parigi solo al suo rientro in patria. Uscendo dal Vaticano, Trump ha voluto ribadire di essere rimasto onorato dall’incontro e che non dimenticherà le parole del pontefice. «Ho lasciato il Vaticano più determinato che mai a proseguire la pace», ha twittato a conclusione dell’incontro. Ora saranno i fatti a parlare e a mostrare  gli effetti di questo faccia a faccia e il summit della Nato a Bruxelles ne sarà il primo banco di prova.

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