Firenze crolla?

Eccessi di sensazionalismo a proposito dell’affossamento di parte del Lungarno. Ci sono problemi, e gravi, ma perché esagerare nei toni e nelle prospettive?
Firenze © Michele Zanzucchi 2015.jpg

A Firenze cedono duecento metri di Lungarno, non lontano dal Ponte Vecchio. Una lunga fila di auto come appoggiate ordinatamente su un letto di bambagia, dinanzi al muro di contenimento che ha resistito per fortuna. Un altro spot negativo per il turismo nostrano: immagini come questa possono distogliere non pochi viaggiatori dal sostare in una città o in un Paese. Anche Parigi ha avuto le sue immagini potenzialmente negative per il turismo dal 13 novembre, anche Colonia non è da meno con le sue vicende di Capodanno, per non parlare di Mosca e della sua crisi economica…

 

Ma il catastrofismo che appare su giornali e tv italiani crea ancor maggiori danni alla nostra Italietta malata. Mi dispiace dirlo, cari colleghi, ma il tono catastrofistico di quanto è avvenuto a Firenze, pur grave e pur conseguenza con tutta probabilità di un errore umano, non c'è che dire, testimonia una professione in difficoltà, la nostra, che sopravvive pensando che i toni gridati della propria produzione siano il toccasana per vendere: "L'Italia crolla", "Firenze colabrodo", "Vittime dell'imperizia generalizzata", "Sott'acqua un'Italia fragile e irresponsabile", "Retorica e incultura, l'Italia è sempre in emergenza", "Un disastro d'immagine", "Firenze ferita"… E potrei continuare a lungo, semplicemente riportando quanto leggo nella rassegna stampa mattutina.

 

Colleghi, mi si permetta: un po' di misura! Non sappiamo più utilizzare il ricchissimo vocabolario italiano che ci avrebbe permesso di usare termini più appropriati come cedimento, frana, infiltrazioni, franamento, avvallamento, smottamento… senza generalizzazioni che indicano scarsa cultura e catastrofismo incipiente. Non voglio difendere Nardella o Renzi: avrei fatto lo stesso discorso per qualsiasi città italiana, con qualsiasi amministrazione.

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