Una fiaccolata per Willy Monteiro Duarte

Un’intera comunità sgomenta e raccolta intorno all’esempio del giovane Willy, esempio di altruismo e generosità. «È morto per difendere un amico». La testimonianza della famiglia, originaria di Capo Verde
Willy, foto dal Web, geonews

L’Italia intera è rimasta senza parole davanti alla notizia della orrenda aggressione che ha provocato la morte del giovane Willy Monteiro Duarte,  avvenuta  a Colleferro, a Sud di Roma, la notte di sabato 5 settembre. Abbiamo raccolto alcune testimonianze sul ragazzo e la sua famiglia che abita nel vicino comune di Paliano, in provincia di Frosinone.

«Sono andato a trovarli a casa ‒ ci racconta padre Giuseppe Polselli ‒, la sua è una famiglia dignitosa». Ha trovato sotto shock i genitori Armando e Lucia, la sorella Milena, originari di Capo Verde, circondati dai parenti e dall’affetto di tanti vicini, presenti anche il sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, e il capitano dei carabinieri della compagnia di Colleferro, Ettore Pagnano.

«Ci tengo a dirlo – continua il religioso passionista — sono persone meravigliose, serene, rassegnate, con una grande fiducia in Dio. Hanno una grande responsabilità e non si disperano, hanno Dio davanti a loro. Willy che aveva solo 21 anni è un martire».

Carla, nome di fantasia di chi vuole restare anonimo, conosce bene la famiglia Monteiro Duarte. «La signora Lucia, nonostante il lavoro pesante, fa le pulizie nelle case a Roma quando capita. Ogni fine settimana pulisce la chiesa da cima a fondo. Anche durante il periodo del lockdown non è mai mancata perché la parrocchia restava comunque aperta. La loro è una bellissima famiglia, cattolica, tutte le domeniche insieme a Messa».

Willy, dopo aver frequentato l’Istituto alberghiero, faceva l’aiuto cuoco. «Un ragazzo bravissimo, anche timido e riservato. Non voglio fare polemiche ma per me è stato anche odio razziale perché Willy è di colore. Sono i frutti che si raccolgono dopo tante campagne d’odio in tv. Presto il mio servizio, come lavoro, anche nelle scuole e trovo tanti ragazzi molto maleducati. I genitori gli permettono tutto e si deresponsabilizzano. Pensano che sia sufficiente dargli il cellulare per controllarli e sapere dove stanno, ma di fatto se li levano di torno. Puntano sul benessere e non sui valori e su una vera famiglia alle spalle. Da soli sono anche dei bravi ragazzi ma in branco si trasformano e diventano di una violenza brutale».

L’unica colpa di Willy è stata una parola di troppo, è morto per difendere un amico. Quel suo «ma lasciatelo in pace» gli è costata la vita. Un modo assurdo di perdere la vita così a 21 anni in piccoli paesi dove non ci sarebbe nulla da temere e dove esplode una violenza cieca, il gusto della potenza, del più forte, di incutere paura, di procurarsi rispetto con le minacce, con una rabbia covata pronta a deflagrarsi alla minima occasione.

Ieri sera presso la Chiesa dei Cappuccini, famiglia e amici si sono uniti per recitare un rosario. Melissa scrive su Facebook  che sta cercando di portare più giovani possibili ai funerali di Willy tutti con una maglietta bianca simbolo d’innocenza, come innocente e innocuo era Willy. «Il nostro ‒ spiega Melissa ‒ è un gesto simbolico per dimostrare che noi giovani non siamo tutti “bulli” o “assassini”. Solo uniti saremo forti! L’odio si sconfigge con l’amore».

Mercoledì sera alle 21 il sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, ha organizzato, con i giovani del paese, una fiaccolata «in ricordo del nostro amato Willy».

 

 

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