La festa di san Francesco, in attesa di pace

Alcune domande dopo la cronaca di inizio ottobre dalla città umbra, sotto i riflettori nazionale per due grandi eventi. Migliaia di cittadini campani e il presidente del consiglio Conte per la celebrazione di san Francesco patrono d’Italia e la Marcia della Pace

 

Il 4 ottobre, Assisi si è svegliata con il vociare di 10 mila pellegrini  festanti che hanno raggiunto il borgo umbro per celebrare il transito di San Francesco dal tempo all’eternità.

Sono due i giorni di celebrazioni religiose e laiche che si concludono con la celebrazione nella Basilica Superiore e la consegna dell’olio benedetto per la lampada votiva. Ogni anno una regione pellegrina ad Assisi, la Campania quest’anno, dona l’olio alla lampada di bronzo e argento che illumina  tutto l’anno la tomba del santo in segno di riverenza e gratitudine al Serafico che, convertito al Vangelo, lasciò un tratto indelebile nel mondo con il suo ideale di amore e fraternità.

Ancora oggi il poverello di Assisi ispira il pensiero e l’azione di molti, dalle persone più semplici all’ultimo papa che ha deciso di chiamarsi Francesco nel momento della sua elezione a Vescovo di Roma e di scrivere l’enciclica “Laudato Sì” per parlare di “nostra Madre Terra” ferita e di ecologia integrale.

San Francesco dirige la riflessione e l’azione verso i più deboli, la miseria, come quando ruppe il digiuno di tutta la confraternita, in piena notte, per soccorrere un confratello in difficoltà. Non c’è regola umana che non possa essere cambiata per soccorrere chi è in difficoltà.

Con queste premesse non risulta fuori luogo aspettarsi una riflessione che vada oltre gli aspetti religiosi della celebrazione. Lo ricorda anche il cardinale di Napoli Crescenzo Sepe: «San Francesco si è recato nel 1.200 in Campania ed ha segnato con il suo carisma religiosi e laici, da cui sono nate chiese, conventi e opere sociali ancora radicate nel tessuto civile e religioso del nostro popolo».

Dopo la parte religiosa gremita, la celebrazione è continuata nella piazza inferiore con gli interventi delle autorità civili e religiose. Se da una parte è trapelata una certa freddezza istituzionale nei confronti del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, la piazza ha accolto con favore le sue parole per celebrare San Francesco, a parte il suo richiamo alla “crisi dell’autorità” e il parallelismo con il Francesco che rispettò le istituzioni cattoliche dell’epoca, cercando di riformarle dall’interno. Un discorso a braccio che non manca di festeggiare papa Francesco conquistando il favore dei pellegrini presenti.

Subito dopo di lui è intervenuto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un discorso che ha passato in rassegna le prime azioni del Governo dichiarando che seguono il solco degli ideali cristiani e francescani di cura degli ultimi.

Annuncia la nomina del sindaco di Genova commissario straordinario per la ricostruzione del ponte Morandi e rinnova l’impegno del Governo per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto 2016. Ribadisce la natura redistributiva e di contrasto alla povertà del Reddito di cittadinanza, salutato con un accorato applauso dalle persone presenti in piazza.

Conclude auspicando che la cura della dignità delle persone, degli ultimi, diventi la bussola e la forza di chi gestisce la cosa pubblica.

Un discorso molto atteso, anche per i recenti fatti che hanno interessato chi opera nell’accoglienza, ma alla fine è l’unico che evita di parlare della questione migratoria. Nessun riferimento neppure agli scenari di guerra che interessano diverse parti del mondo.

Invece l’ecologia è l’elemento centrale del discorso del sindaco di Assisi, Stefania Proietti, che prima di dedicarsi alla cosa pubblica si occupava di ingegneria ambientale. Dopo aver ringraziato gli oltre 10 mila campani presenti ad Assisi in questi giorni, ha annunciato un protocollo di intesa con il ministro dell’ambiente, Sergio Costa, presente anche lui alla celebrazione, e alcuni comuni campani per l’eliminazione della plastica dalle amministrazioni pubbliche. Un gesto concreto volto anche alla cura delle persone che vivono nei paesi più poveri, la cui vita è messa a repentaglio dall’inquinamento.

Infine il vescovo di Assisi ha concluso la cerimonia ricordando la conversione di Francesco: figlio di un ricco mercante, un re delle feste che si è spogliato di tutto per poter seguire Dio e dedicarsi al prossimo. Auspica che l’economia prenda esempio mettendosi al servizio dei poveri.

Dopo i discorsi delle autorità, e il consueto pranzo nel refettorio del Sacro Convento, è stato firmato un protocollo di intesa tra i sindaci campani per il contrasto alla povertà.

A conclusione della giornata rimane un grande interrogativo: ha senso continuare a celebrare la «solennità civile e giornata per la pace, per la fraternità e il dialogo fra le religioni»?

Si è parlato di Italia, delle sue bellezze e delle sue difficoltà, di ambiente e povertà. Dove sono le questioni nazionali e internazionali di guerra dove il nostro Paese è impegnato? Non si è parlato dei rapporti con l’Arabia Saudita, a cui vendiamo bombe usate contro i civili in Yemen; non si è parlato delle missioni militari italiane in Africa; non si è parlato neppure di mettere in discussione la remunerazione dei cappellani militari, i cui risparmi potrebbero finanziare i corpi civili di pace.

Non si è parlato di difesa alternativa o di servizio civile, pagato la metà dei volontari (militari) in ferma prefissata di un anno. Quindi l’interrogativo rimane: ha senso parlare di giornata per la pace?

Ora l’attenzione si rivolge alla Marcia della Pace: l’evento ideato dal filosofo perugino Aldo Capitini. Un cammino che unisce la laica Perugia con la religiosa Assisi: un simbolo di unità nella diversità che sia di auspicio per la costruzione di una agenda comune per la pace scritta da tutte le anime del movimento pacifista italiano.

 

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