Fertilità e sordità

Dopo le polemiche, il ministero ritira la campagna mediatica. Ma il problema è davvero la comunicazione? Possibile che lo Stato debba essere sempre il capro espiatorio quando qualcosa non va?
Neonato

L’intenzione poteva essere buona e la comunicazione non ha funzionato. O c’è di più? In un'iniziale osservazione di ciò che stava accadendo sul web mi sono soffermata sulla scelta comunicativa inappropriata che ha fatto scatenare un’ondata emotiva di ribellione. Ma la forza oppositiva del “non si fanno figli perché non ci sono soldi” non mi soddisfa. Sicuramente il precariato e la disoccupazione non aiutano a creare un contesto solido, ma le condizioni sono diverse e dobbiamo attrezzarci creativamente.

 

Il web è in piena tempesta sembra quasi essersi dimenticato del terremoto. Ho l’impressione di vedere l’incontro tra la pretesa “devi fare dei figli perché è giusto così” e la rabbia collusiva “non faccio figli perché me lo dici tu”. Dinamiche collusive che non costruiscono dialogo, ma solo indignazione e conflitto. Tra di essi sento il silenzio di chi soffre.

 

Gli obiettivi proposti nel maggio del 2015 nel sito ufficiale http://www.salute.gov.it/ potevano essere ben visibili da tempo, ma sono diventate virali solo quando sono stati trasformati in cartoline un pò sarcastiche.  

Gli obiettivi del Piano nazionale per la fertilità:

Informare i cittadini sul ruolo della Fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio

Fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la Fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell'apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la fertilità naturale

Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente

Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione

Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility Day”, Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “Prestigio della Maternità”.

 

Forse però la buona prevenzione si è persa per strada, poiché si è perso l’uomo in mezzo ai numeri. Una maggiore consapevolezza riguardo alla salute e alla fertilità dell’uomo e della donna penso sia molto importante, ma purtroppo ho paura che siamo scaduti nei bassi tassi di natalità. Allora mi chiedo: è una questione di numeri o di vita? Mi chiedo se la Politica vuole guardare al bene dell’uomo e della famiglia o ai numeri e alle statistiche.

 

Sono d’accordissimo con tutti coloro che richiedono altre azioni politiche per favorire l’occupazione, aiutare la famiglia e le condizioni lavorative della donna, ma non ci nascondiamo dietro queste difficoltà, perché la scelta di avere un bambino supera questi limiti e ostacoli. Lo Stato non può essere sempre il capro espiatorio.

 

Detto ciò non voglio schierarmi da nessuna parte perché in entrambe sento il desiderio di una società migliore, ma allo stesso tempo sento la sordità di non voler ascoltare e accogliere ciò che di buono può venire dall’”altro”. La vera crisi secondo me rimanda a una crisi culturale e relazionale, per cui il miracolo di una nuova vita ha bisogno di relazioni forti che la facciano crescere, di amore che sia fatto di donazione reciproca.

 

In ultimo, non per importanza, vorrei dare voce a chi per i motivi più diversi non può avere una gravidanza o la sta attendendo, a chi ha mille incertezze sul futuro ma ha deciso di provarci, a chi ogni giorno spera: per queste persone sogno una campagna pubblicitaria sensibile e non sarcastica, politiche sociali incisive e un popolo che si mette in dialogo con i suoi rappresentanti politici costruendo una politica che sia davvero “bene comune”.

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