Fase 2, commissione Colao e società civile

Non si può ripartire davvero ignorando la forza del legame sociale. Proposte e progetti concreti da una grande rete dell'associazionismo italiano
LaPresse

Proviene dal mondo delle multinazionali Vittorio Colao, il manager bresciano scelto da Giuseppe Conte come coordinatore di una commissione che dovrebbe aiutarlo a decidere tempi e modalità della ripartenza dell’Italia dopo la quarantena.
Ancora una volta, però, come avvenuto già con l’urgenza del decreto Cura Italia, sembra assente la voce dell’associazionismo e del terzo settore. È quello che emerge da una lettera di autoconvocazione di una lunga lista di firmatari che si appellano direttamente non solo a Conte ma anche all’ex presidente di Vodafone, colosso del mondo delle telecomunicazioni con sede a Londra.
Non si tratta di includere qualche nome ulteriore nella commissione consultiva più importante tra 15 taskforce nominate dai diversi ministri. Al suo interno ci sono già esperti di grande competenza, dall’ex ministro Enrico Giovannini all’economista Mariana Mazzucato, senza dimenticare Fabrizio Starace, presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica.

Il problema consiste nell’approccio ad un intervento che rischia di consumare una grande massa di denaro senza produrre risultati efficaci e di lungo periodo. Come afferma Riccardo Bonacina, fondatore del periodico Vita, non si può ridurre la ricchezza della società civile organizzata al ruolo del “garzone” che va a fare la spesa per consegnarla agli indigenti vecchi e nuovi, con i soldi dello stato o della filantropia degli imprenditori.

È proprio il sistema che va cambiato alla radice: per fare un esempio concreto, bisogna far riferimento alle troppe vittime del virus contagiate nelle residenze sanitarie per anziani. Si tratta, come dice Angelo Moretti del consorzio sale della terra di Benevento, di una modalità di gestire, in modo aziendalistico, il problema della non autosufficienza dell’età avanzata, concentrando le persone ad una convivenza forzata fuori dal proprio tessuto di relazioni sociali.

Il modello alternativo del budget di salute, già sperimentato con ottimi risultati con una rete di cura di prossimità, permette di evitare la formazione di nuovi cronicari. Mantenendo competenza e risorse sul territorio, per di più ad un costo inferiore a quello degli appalti del settore.
E così appare evidente che il problema dei focolai possibili del virus nelle carceri sovraffollate non può risolversi con le rivolte e la repressione. Occorre prima di tutto cambiare sistema e investire nelle misure alternative alla pena detentiva, per evitare di fare delle carceri dei luoghi di reclutamento della criminalità, discariche sociali riservate a coloro che non hanno reti familiari e strumenti adeguati di difesa.

L’associazionismo e il mondo dell’impresa sociale esprime, infine, per fare un altro esempio, la modalità corretta per assicurare il rispetto dei diritti essenziali dei braccianti lungo tutta la filiera agricola. Unica strada per assicurare, con le condizioni degne del lavoro e delle garanzie igienico sanitarie, la protezione dal contagio del virus e dallo sfruttamento che favorisce i profitti di alcuni.

C’è poi il grande capitolo del riconoscimento del patrimonio dei piccoli comuni e la questione delle aree interne che rappresenta il vero capitolo di intervento per impedire di perdere un pezzo decisivo del Paese.

Se si fossero adottate le raccomandazioni di questa grande riserva di cultura civile e democratica, non ci troveremmo davanti alla prospettiva di non poter garantire i raccolti di frutta e verdura.
Esistono, cioè, diversi e opposti approcci di sistema nell’affrontare una crisi che non si risolve solo con l’iniezione di nuovi capitali, che dovrebbero arrivare, tra l’altro, non si a che prezzo effettivo, dalla trattativa in corso con l’UE.

Esiste un tessuto sociale molto ricco nel nostro Paese che non può essere ignorato se davvero si vuole uscire fuori dalla crisi, senza lasciare nessuno indietro.

Da qui il senso di una richiesta che tiene conto delle condizioni di necessità e urgenza in cui si è trovato ad agire il governo. Ma ora in vista della fase 2, con il “decreto aprile”, che probabilmente slitterà a maggio e che dovrebbe impostare il piano di una vera ripresa, è venuto il momento di   coinvolgere i corpi sociali intermedi, perché, come è emerso dalla solidarietà spontanea sperimentata sotto l’espansione del contagio del virus, la sicurezza dei singoli può avvenire solo grazie ai legami sociali.

Per essere concreti le realtà del terzo settore riunite nell’appello inizieranno a consegnare al governo le proposte sui “Budget personalizzati di uscita dalla crisi” per poi entrare nel dettaglio dei singoli capitoli di intervento.

Qui il testo dell’appello

firmato da Angelo Righetti, Fondatore della Rete di Economia Sociale Internazionale; Giulio Santagata, Rete di Economia Sociale Internazionale; Angelo Moretti, Presidente Rete Economia Sociale Internazionale e Presidente Consorzio Sale della Terra; Alberta Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, Fondazione Franco e Franca Basaglia; Andrea Morniroli, Forum delle Disuguaglianze e delle Diversità; Carlo Borgomeo, Presidente Fondazione con il Sud e Presidente Impresa Sociale con i Bambini; don Francesco Soddu, Direttore Caritas Italiana: don Virginio Colmegna, Presidente Fondazione Casa della Carità; Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola; Franco Rotelli, Psichiatra già Presidente Commissione Sanità del Consiglio Regionale Friuli Venezia Giulia; Giovanna Del Giudice, Presidente Conferenza Salute Mentale Franco Basaglia; Gisella Trincas, Presidente UNASAM; Giovanbattista Costa e Leonardo Becchetti, NEXT Nuova Economia per Tutti; Luciano Carrino, Presidente Kip School International; Luigino Bruni ed Elena Granata, Scuola di Economia Civile; Maria Grazia Guida, Presidente Associazione Amici Casa della Carità; Matteo Truffelli, Presidente Azione Cattolica Italiana; Riccardo Bonacina, Fondatore e Coordinatore editoriale di Vita NoProfit; Roberto Rossini, Presidente ACLI; Rosanna Mazzìa, Presidente Associazione Borghi Autentici di Italia; Salvatore Cacciolla, Presidente BioAS, Associazione Nazionale Bioagricoltura Sociale; Sindaci della Rete dei Piccoli Comuni del Welcome; Stefano Ciafani, Presidente Legambiente Onlus; Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali; Simmaco Perrillo, Presidente Consorzio Nuova Cucina Organizzata (NCO); Elena De Filippo, Presidente Cooperativa Sociale Dedalus;  Don Nicola De Blasio, Direttore Caritas Diocesana di Benevento; Leandro Limoccia, Presidente Collegamento Campano Contro le Camorre; Alessandro Sirolli, Presidente 180Amici L’Aquila

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