Europa, rallenta la crescita economica

La Commissione Europea, nelle sue previsioni economiche di primavera 2022, intravede una crescita economica dell’Europa in forte rallentamento.
Europa, da sin. Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni . (Ronald Wittek, Pool Photo via AP)

Secondo le previsioni economiche della primavera 2022, l’economia dell’Unione europea (Ue) è in forte rallentamento. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’UE dovrebbe restare positivo grazie all’effetto combinato alle riaperture post-confinamento e della decisa azione politica intrapresa a sostegno della crescita durante la pandemia. La Commissione europea pubblica ogni anno due previsioni complessive (primavera e autunno) e due previsioni intermedie (inverno ed estate). Le previsioni intermedie riguardano i livelli annuali e trimestrali del PIL e dell’inflazione per l’anno in corso e l’anno successivo per tutti gli Stati membri, nonché i dati aggregati a livello della zona euro e dell’Unione europea (UE).

Prima dello scoppio della guerra in Ucraina, per l’UE si prospettava un’espansione economica solida e prolungata. Tuttavia, con l’invasione russa dell’Ucraina, l’UE si è trovata di fronte a nuove sfide appena dopo essersi ripresa dagli effetti economici della pandemia. A causa delle ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi delle materie prime, delle nuove interruzioni dell’approvvigionamento e dell’aumento dell’incertezza, la guerra sta aggravando gli ostacoli alla crescita già in atto che, secondo le previsioni, avrebbero dovuto attenuarsi. Ciò ha indotto la Commissione europea a rivedere al ribasso le prospettive di crescita dell’UE e al rialzo le sue previsioni di inflazione.

In particolare, la crescita del PIL sia nell’UE che nella zona euro è ora prevista al 2,7 % per il 2022 e al 2,3 % per il 2023, in calo rispetto al 4,0 % e al 2,8 % (2,7 % nella zona euro), rispettivamente, delle previsioni intermedie d’inverno 2022. Questa riduzione nel 2022 va letta nel contesto dello slancio di crescita economica registrato nella primavera e nell’estate dello scorso anno, che determina un aumento di circa 2 punti percentuali del tasso di crescita annuo di quest’anno. Del resto, la crescita della produzione nel corso dell’anno si è ridotta dal 2,1 % allo 0,8 %.

Il maggior impatto negativo sull’economia mondiale e su quella dell’UE è dovuto ai prezzi delle materie prime energetiche che, indubbiamente, nonostante fossero già aumentati in misura sostanziale prima della guerra rispetto ai ribassi registrati durante la pandemia, hanno subito pressioni al rialzo e un incremento della volatilità a causa dell’incertezza sulle catene di approvvigionamento. Ciò vale per i prodotti alimentari e altri beni e servizi di base per i quali le famiglie hanno riscontrato un calo del loro potere d’acquisto.

Inoltre, le interruzioni della logistica e della catena di approvvigionamento indotte dalla guerra, nonché l’aumento dei costi di produzione per un’ampia gamma di materie prime, amplificano le turbative del commercio globale causate dalle drastiche misure di contenimento della COVID-19 ancora vigenti in alcune aree della Cina e gravanti sulla produzione.

L’inflazione ha ripreso slancio dall’inizio del 2021, passando dal 4,6% su base annua nell’ultimo trimestre del 2021 al 6,1 % nel primo trimestre del 2022, mentre ad aprile l’inflazione complessiva nella zona euro è salita al 7,5 %, registrando il massimo storico dell’unione monetaria, mentre secondo le previsioni nel 2022 si attesterà al 6,1 %, per poi scendere al 2,7 % nel 2023. Per il 2022 ciò costituisce una notevole revisione al rialzo rispetto alle previsioni intermedie d’inverno 2022 (3,5 %). Nel secondo trimestre di quest’anno l’inflazione dovrebbe raggiungere un picco del 6,9 % per poi diminuire gradualmente mentre, a livello di UE, dovrebbe aumentare dal 2,9 % nel 2021 al 6,8 % nel 2022, per poi riscendere al 3,2 % nel 2023. Sempre secondo le previsioni economiche di primavera, l’inflazione dovrebbe superare il 3 % nel 2022 e nel 2023 sia nell’UE che nella zona euro.

Il mercato del lavoro, invece, sembra essere avviato verso una tendenza positiva. Nel 2021 l’economia dell’UE ha visto la creazione di oltre 5,2 milioni posti di lavoro, che hanno attirato quasi 3,5 milioni di persone in più nel mercato del lavoro. Inoltre il numero di disoccupati è diminuito di quasi 1,8 milioni unità e alla fine del 2021 i tassi di disoccupazione sono scesi al di sotto dei precedenti minimi storici. Secondo le previsioni le condizioni del mercato del lavoro dovrebbero migliorare ulteriormente con una crescita dell’occupazione nell’UE stimata all’1,2 % quest’anno, sebbene detto tasso di crescita annuale sia indotto dal forte slancio registrato nella seconda metà dello scorso anno. Si stima che le persone in fuga dalla guerra in Ucraina verso l’UE entreranno nei mercati del lavoro solo gradualmente, con effetti tangibili apprezzabili solo a partire dal prossimo anno. Secondo le previsioni, i tassi di disoccupazione continueranno a diminuire attestandosi al 6,7 % nel 2022 e al 6,5 % nel 2023 nell’UE e al 7,3 % nel 2022 e al 7,0 % nel 2023 nella zona euro.

Nonostante i costi legati alla guerra, come i costi delle misure tese ad attenuare l’impatto degli elevati prezzi dell’energia e a sostenere le persone in fuga dall’Ucraina, il disavanzo pubblico nell’UE è destinato a diminuire ulteriormente nel 2022 e nel 2023 a fronte del costante ritiro delle misure di sostegno temporanee adottate nel contesto della COVID-19. Secondo le proiezioni il disavanzo nell’UE diminuirà dal 4,7 % del PIL nel 2021 al 3,6 % del PIL e al 2,5 % rispettivamente nel 2022 e nel 2023 (al 3,7 % e al 2,5 % nella zona euro).

Dopo un calo nel 2021 a circa il 90 % (97 % nella zona euro) dal picco storico di quasi il 92 % del PIL nel 2020 (quasi il 100 % nella zona euro), il rapporto debito pubblico/PIL dell’UE dovrebbe scendere a circa l’87 % nel 2022 e l’85 % nel 2023 (rispettivamente al 95 % e al 93 % nella zona euro), mantenendosi al di sopra dei livelli pre-COVID-19.

Paolo Gentiloni, Commissario per l’Economia, osserva che «l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta causando sofferenze e distruzioni indicibili, ma sta anche gravando sulla ripresa economica dell’Europa. A causa dell’impennata dei prezzi dell’energia e delle nuove interruzioni delle catene di approvvigionamento provocate dalla guerra, si prevede un’inflazione elevata per un periodo di tempo più lungo. La forte ripresa economica dello scorso anno continuerà ad avere un impatto positivo sui tassi di crescita dell’anno in corso. Un mercato del lavoro favorevole, la riapertura post-pandemia e NextGenerationEU dovrebbero offrire ulteriore sostegno alle nostre economie e contribuire a ridurre il debito e i disavanzi pubblici. Queste previsioni sono tuttavia soggette ad un’elevata incertezza e a rischi strettamente legati all’evoluzione della guerra russa. Sono possibili altri scenari che vedono una crescita inferiore e un’inflazione superiore rispetto a quanto da noi attualmente ipotizzato».

Valdis Dombrovskis, Vicepresidente della Commissione europea con delega all’economia al servizio delle persone, sostiene che «è indubbio che la guerra della Russia contro l’Ucraina stia mettendo a dura prova l’economia dell’UE ed è per tale motivo che abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni. Il fattore estremamente negativo è l’impennata dei prezzi dell’energia, che ha portato l’inflazione a livelli record e sta gravando sulle imprese e le famiglie europee. La crescita proseguirà quest’anno come il prossimo, ma sarà nettamente più modesta di quanto precedentemente previsto. Tuttavia, anche se l’incertezza e i rischi delle prospettive rimarranno elevati fino al protrarsi dell’aggressione russa, vi sono alcuni aspetti positivi che ci consentono di far fronte a questa crisi. I nostri fondamentali economici sono solidi: l’economia dell’UE aveva avviato un percorso di forte ripresa e crescita già prima dell’inizio della guerra. L’economia dell’UE sta vedendo la creazione di più posti di lavoro, che attirano un maggior numero di persone nel mercato del lavoro e mantengono basso il tasso di disoccupazione. Inoltre la piena attuazione da parte degli Stati membri dei rispettivi piani per la ripresa e la resilienza darà un impulso quanto mai necessario alla nostra forza economica».

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