Euro 2020: Italia-Spagna e Inghilterra-Danimarca si contendono un posto in finale

Il campionato europeo per nazioni è giunto al penultimo atto, con una inedita Final Four che si svolgerà interamente a Londra. Ci arrivano quattro squadre dalle storie molto diverse e con un unico comune denominatore: scrivere la storia

Italia e Spagna daranno il via alle danze il prossimo martedì 6 luglio: calcio d’inizio previsto alle ore 21. L’indomani, stesso campo e medesimo orario, andranno a incrociarsi i destini di Inghilterra e Danimarca. Qualunque sia l’esito conclusivo, questo Europeo non sarà certamente dimenticato in maniera facile: la manifestazione itinerante che avrebbe dovuto celebrare i sessant’anni dalla prima edizione è stata infatti rinviata lo scorso anno a causa del Covid-19, per poi navigare nell’incertezza più assoluta fino a qualche mese fa. Alcune sedi sono cambiate rispetto alle idee originarie, mentre nei giorni precedenti è stata addirittura messa in dubbio la possibilità di concludere il tutto nel tempio calcistico inglese di Wembley, a causa delle esplosioni di contagi legate alla ormai famigerata variante Delta.

(Ben Stansall/Pool Photo via AP)

L’Europeo dell’incertezza, alla fine, sta arrivando a compiere il proprio percorso con la consapevolezza che costituirà una sorta di unicum. Lo ha ribadito a chiare lettere anche il presidente dell’UEFA Aleksander Ceferin, affermando come l’organizzazione di un torneo che si gioca dall’Andalusia all’Azerbaigian, passando per Danimarca, Inghilterra, Italia, Romania, Russia, Scozia e Ungheria, sia troppo complicata a livello logistico. Passando al campo, le magnifiche quattro pronte a giocarsi la gloria continentale sono squadre dal background molto diverso, che hanno basato i loro attuali successi su cammini quasi opposti negli ultimi anni.

Il miglioramento più evidente, che ha quasi del prodigioso, è quello orchestrato in Italia da Roberto Mancini. L’allenatore jesino è riuscito nell’impresa di ricostruire un gruppo partendo dalle macerie della mancata qualificazione ai Mondiali del 2018, senza proclami e con idee chiarissime: spazio ai giovani (anche se non giocano coi club) e costruzione di una identità di gioco chiara e propositiva, imperniata su un telaio di calciatori ben definito. Dopo un avvio lento, i risultati sono stati clamorosi: 32 partite consecutive senza sconfitta con 9 gol subiti, una Final Four di Nations League da onorare il prossimo autunno e, soprattutto, un cammino all’Europeo che finora è stato da sogno. Il manifesto del lavoro svolto dal selezionatore azzurro è rappresentato dalla vittoria nei quarti sul Belgio, con gli azzurri capaci di dominare i numeri 1 del ranking Fifa ben oltre i gol di Barella e Insigne. Vedere l’Italia in tv è diventato un vero e proprio piacere per gli occhi, grazie a un centrocampo dominante e a una difesa gagliarda e impenetrabile. L’unico neo è il bruttissimo infortunio di un uomo cardine come Spinazzola: il gruppo, però, è più compatto che mai.

La Spagna di Luis Enrique è invece una squadra che, pur non avendo avuto crolli simili a quello italiano, si ritrova nel pieno di una lunga e ancora incompleta transizione legata alla fine dell’epoca d’oro del calcio iberico. I successi agli Europei 2008 e 2012, inframezzati dal Mondiale 2010, sono ancora freschi nella mente dei tifosi: nell’ultimo decennio, però, la qualità degli interpreti è andata via via calando, così come i risultati. Durante queste settimane le Furie Rosse hanno convinto a metà, facendo strada grazie anche alla buona stella incontrata sul loro cammino: girone passato senza entusiasmare, quindi un successo ai supplementari sulla Croazia (5-3) e l’ultima, stentata vittoria ai rigori contro la Svizzera. La Roja, rispetto allo sfolgorante passato, sembra essere un po’ sbiadita.

In casa Inghilterra, invece, sono giorni di gloria. It’s Coming Home, inno coniato in occasione degli Europei ’96, è tornato in auge per celebrare i successi di una nazionale giovane e dal talento smisurato, capace finora di non subire neanche una rete. Il c.t. Southgate ha a disposizione un parco giocatori incredibile: da Mount a Foden, passando per i bomber Kane e Sterling, fino ad arrivare alla classe di Grealish e all’imprevedibilità di calciatori come Rashford, Sancho e Saka. I favoriti sono loro, almeno sulla carta: giocare in casa col pubblico sugli spalti è un grandissimo incentivo, mentre la squadra sembra non sbagliare neanche un colpo. Toccherà a questo manipolo di talentuosi ragazzi abbattere una maledizione che dura dal lontano 1966: data del loro ultimo (e unico) trionfo nel Mondiale giocato in casa.

La favola più bella del torneo, però, è pronta (ancora una volta) a essere scritta dalla Danimarca. 29 anni fa la piccola nazionale del Nord era riuscita a vincere un incredibile Europeo addirittura da ripescata, dopo la dissoluzione della Jugoslavia. Stavolta invece, dopo il terribile arresto cardiaco in campo di Eriksen e le due sconfitte consecutive con Finlandia e Belgio, sembrava ormai tutto finito: capitan Kjaer e compagni, invece, hanno avuto la forza di rimettersi in gioco, creando mattoncino dopo mattoncino i presupposti per un’impresa epica. Dopo aver annientato Russia e Galles con 8 gol equamente distribuiti, infatti, è giunta anche la vittoria dei quarti contro la Repubblica Ceca, firmata da Delaney e Dolberg.

Sognare, adesso, non costa veramente nulla: mancano due soli passi per la gloria. Quattro grandi protagoniste ai nastri di partenza, con l’obiettivo di scrivere la storia: ironia della sorte, l’unica del quartetto a non aver vinto un campionato europeo è proprio l’Inghilterra, giunta al massimo in semifinale. La speranza degli italiani è che, dopo Berlino 2006, anche il cielo di un’altra grande capitale europea possa tingersi d’azzurro.

 

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