Covid19: “estote parati”, siate pronti

Il Covid-19 è ancora ospite non invitato alla mensa della nostra società e non sarà tanto facile rispedirlo a casa sua, cioè tra i pipistrelli
AP Photo/Ariel Schalit

Le curve e gli indici di evoluzione della pandemia sono sotto gli occhi di tutti noi e dimostrano inequivocabilmente che non si è ancora riusciti a dominarlo, e che le norme di contenimento hanno sì limitato la diffusione del virus ma non l’hanno completamente debellato. Curve e indici dicono pure che le vacanze hanno portato nuovi contagi, soprattutto da quei luoghi dove la festa è impazzata: Costa Smeralda, costa croata, coste greche, riviera romagnola… È difficile ballare con la mascherina, è evidente, così come flirtare o bere a garganella. Ora si teme la grande ondata legata alla riapertura delle scuole, e sicuramente sarà così. Anzi, lo è di già, perché più di 13 mila docenti o collaboratori scolastici sono stati trovati positivi quando ancora non tutti gli interessati hanno fatto il test sierologico, al punto che si temono sorprese ancor più difficili da digerire e soprattutto da gestire.

Insomma, nessuno è al riparo dalla sorpresa di ritrovarsi positivo al Covid-19: chi lavora in luoghi aperti al pubblico è esposto più di altri, ma anche la casalinga che fa la spesa e prende il bus lo è. Persino i “grandi di questo mondo” – almeno li chiamano così – non sono a rischio zero: vedi il Silvio nazionale, il presunto billionnaire, l’imitazione macchiettistica di Fiorello, cioè il de Laurentis, anche il card. Tagle, il filippino che tanti vedono come nuovo papa.

In qualche modo il mondo intero (e non è un modo di dire) vive col fiato sospeso, o meglio col timore che nel proprio fiato si annidi la bestiolina. Ciò richiede a ciascuno, personalmente, l’umiltà di sentirsi possibile target del coronavirus, e di conseguenza eliminare ogni risentimento verso coloro che eventualmente potrebbero contaminarci. Mentre politicamente le responsabilità nei confronti di categorie di irresponsabili sono di non poco conto. E nella gestione dei nuovi cluster, dei nuovi focolai? si chiude una scuola? Si vietano assembramenti? Si obbliga all’uso della mascherina sempre e comunque? Abbiamo un po’ di pietà per i nostri politici – siamo in tempo di elezioni –, che bene o male hanno fatto del loro meglio per tirarci fuori dai guai; ma esigiamo strenuamente rigore morale, attenzione alle categorie più deboli e rispetto delle regole.

Un’ultima considerazione: facciamo la lista delle persone che abbiamo incontrato nell’ultima settimana, dei luoghi che abbiamo visitato, degli improvvisi sfioramenti con qualcuno al supermercato o nelle piazze, in particolare delle persone a rischio, e diciamoci che è un miracolo che finora non siamo risultati contagiati, e così possiamo dire di non pochi dei nostri vicini. Quindi sentiamoci miracolati, nutriamo riconoscenza per tutti coloro ce non ci hanno contagiati e continuiamo a portare le mascherine, a lavarci spesso le mani, a rispettare la distanziazione di un metro, meglio un metro e mezzo, dal vicino, a restare comunque vigilanti.

Estote parati, aveva detto Gesù, non sapete né il giorno né l’ora. Il Nazareno all’epoca intendeva della morte, ma certo non escludeva anche il momento di un eventuale contagio. Intanto il momento presente è quello della responsabilità, cioè dell’essere pronti.

 

 

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