Elezioni importanti in Trentino Alto Adige

Le 2 provincie vanno al voto domenica 21 ottobre. Sistemi elettorali diversi ma i sondaggi prevedono, in entrambe i casi, la crescita della Lega. Un segnale importante per il governo nazionale
ANSA/CLAUDIA TOMATIS

Non avranno forse lo stesso peso che hanno avuto a livello nazionale le elezioni in Baviera, dato il numero relativamente limitato di cittadini coinvolti (un milione circa); ma le consultazioni elettorali nelle province autonome di Trento e Bolzano non mancheranno di avere eco su un territorio ben più ampio, perché già si pongono in discontinuità rispetto al passato sotto diversi punti di vista.

L’appuntamento con le urne è per domenica 21 ottobre; e ad essere eletti saranno i due consigli provinciali, che andranno poi a formare il consiglio regionale, nonché il presidente della Provincia autonoma di Trento (in Alto Adige l’elezione del presidente è invece indiretta, in quanto a sceglierlo è il Consiglio provinciale).

Entrambe le province hanno storicamente visto una maggioranza formata dai partiti autonomisti locali e dal centrosinistra – il Partito autonomista trentino tirolese a Trento, e la Sudtiroler Volkspartei a Bolzano –; ma questa volta la situazione è diversa già ai blocchi di partenza.

In quel di Trento infatti il presidente uscente Ugo Rossi correrà da solo per il Patt, mentre alla guida della colazione tra Pd, Unione per il Trentino e Futura 2018 ci sarà il senatore Pd Giorgio Tonini.

La riflessione su come non replicare gli scarsi consensi raccolti alle elezioni del 4 marzo è infatti sfociata ad agosto nella divisione tra chi sosteneva il presidente uscente e chi intendeva invece puntare su un nome nuovo, uscito dopo trattative durate fino a settembre tra chi era ancora rimasto nella coalizione: nome di una persona mai entrata nella rosa dei “papabili” sino ad allora, e che ora ha l’arduo compito non solo di contrastare il calo di consensi del Pd, ma anche di non apparire come “il candidato di partito” facendosi rappresentante di tutte le anime della coalizione.

Una situazione che sembra spianare la strada a Maurizio Fugatti, candidato di un centrodestra che questa volta è unito (a differenza delle elezioni del 2013), e quindi il favorito stando ai sondaggi; a cui si aggiungono i candidati Filippo Degasperi per il M5S (unico altro candidato a poter puntare su percentuali a due cifre), Anna Valer per Liberi e Uguali e L’Altro Trentino a Sinistra, Mauro Ottobre per Autonomia Dinamica, Paolo Primon per la Lista Popoli Liberi, Roberto De Laurentis per Tre Territorialità Responsabilità Economia, Ferruccio Chenetti per Moviment Ladin De Fascia, e Federico Mnegaglia per Riconquistare l’Italia.

Tenendo conto che la legge elettorale trentina prevede un premio di maggioranza pari a 18 seggi su 35 per il candidato più votato, e di 21 seggi su 35 nel caso in qui questo superi il 40 per cento dei voti, si capisce come soprattutto in casa Lega (partito che Fugatti rappresenta) si respiri ottimismo; mentre così non è tra i partiti autonomisti, che per la prima volta si troverebbero all’opposizione.

In Alto Adige invece, come già si è detto, i singoli partiti non presentano un candidato presidente, che viene poi eletto in seconda battuta dai consiglieri; le singole liste corrono da sole in un sistema sostanzialmente proporzionale, formando solo in seguito eventuali alleanze.

Qui sono ben 14 le liste presenti: tra queste quella storicamente più votata è la Sudtiroler Volkspartei, che nel 2013 ottenne il 45,7 per cento dei voti e 17 consiglieri su 35, ma per la prima volta mancò la maggioranza assoluta.

Stando ai sondaggi, la Svp dovrebbe patire quest’anno un ulteriore calo di cinque punti percentuali; e il Pd, con cui la Svp è stata sinora alleata, scenderebbe addirittura tra il 4 e 5 per cento contro il 6,7 del 2013, eleggendo in tal caso un solo consigliere.

Ciò significherebbe che la Svp potrebbe preferire un’alleanza con il centrodestra, che – secondo un sondaggio commissionato dal partito stesso e pubblicato da l’Alto Adige – vedrebbe la sola Lega superare il 5 per cento, eleggendo così due consiglieri, e il M5S tra il 7 e l’8 (con il quale però non si prospettano alleanze, almeno ad ora). Prospettiva che invece è dichiaratamente nelle intenzioni di Matteo Salvini, come da lui stesso affermato lo scorso agosto alla festa del Carroccio a Pinzolo (Trento).

Anche da Roma, quindi, si starà a guardare quel che succede tra Trento e Bolzano: se la Lega dovesse riuscire ad entrare nella maggioranza si tratterebbe di una potente spinta sotto il profilo politico alla figura di Matteo Salvini, che vedrebbe ulteriormente accresciuto il suo peso all’interno della coalizione di governo.

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