Elezioni con pronostico riservato

In Venezuela la polarizzazione politica e due programmi divergenti rendono incerto il futuro del Paese
Hugo Chavez

Un risultato avverso al presidente Hugo Chávez, nelle elezioni di domenica 7 ottobre in Venezuela, porterebbe un notevole cambio di rotta nella vita di milioni di venezuelani che adesso profittano di uno Stato benefattore, grazie ai congrui benefìci dell’esportazione di crudo. L’attuale mandatario ha attivato sin dall’inizio del suo primo mandato nel 2008 una varietà di programmi sociali a favore di milioni di famiglie a scarso reddito. Con lui si è installato al potere un socialismo demagogico, che unito alla sua origine militare gli ha fornito la carica di autoritarismo necessario per sconvolgere in pochi anni una struttura politica decrepita a causa della crisi dei partiti e di una democrazia sterile. I primi colpi li assestò ai privilegi dell'elite aziendale, e successivamente imbavagliò i media critici e domesticò il sistema giudiziario. Con l’avvio dei vasti programmi sociali a favore di ampi strati poveri del Paese, soprattutto rurali, ha conquistato in breve la simpatia popolare e ha raggiunto poi, vincendo successive elezioni, un'ampia maggioranza col suo Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) al Parlamento, che, docile ai suoi mandati, ha completato l’opera di egemonia su tutti i fronti.

Il candidato dell’opposizione, Enrique Capriles, è riuscito, appena nel mese di febbraio, a convincere i diversi partiti anti-Chávez a sostenerlo come candidato unico. Originario di una famiglia di ricchi imprenditori, avvocato, a 40 anni ha già una discreta esperienza di governo come sindaco e governatore. È da un paio di anni che tesse alleanze, denunciando il fallimento di questo governo, evidenziato dalle promesse incompiute di Chávez, il dissesto nella sanità, lo scarso sviluppo, la criminalità crescente con indici altissimi di omicidi e un'economia in stallo con un'inflazione del 18 per cento. Sebbene Capriles assicuri che non cancellerà i programmi sociali, il settore ufficiale sostiene che li smantellerà e vede con sospetto le sue  proposte di apertura dell’economia agli investimenti stranieri, che inaugurerebbero un processo di privatizzazioni delle grandi imprese statali, fra cui la poderosa Pdvsa (Petrolio del Venezuela S. A.), oltre alla sospensione del discusso sostegno finanziario alle economie di Cuba, Nicaragua e Bolivia, incondizionati alleati internazionali. In effetti, Il candidato dell’opposizione ha manifestato che dirotterà queste risorse alle riforme strutturali del Paese.

In questo senso Cuba è la più interessata alla continuità di Chávez; attualmente l'economia dell’isola gode di forti vantaggi nello scambio commerciale, specialmente nel settore energetico, dove importa petrolio venezuelano a cambio di assistenza sanitaria, attraverso le campagne che le squadre di medici e personale cubano realizzano nel vasto territorio del Venezuela. È noto il forte legame ideologico di Hugo Chávez con Fidel Castro, la cui figura ha influito notevolmente nelle politiche del leader venezuelano, orientate, nello scenario latinoamericano, a creare un fronte di governi di matrice socialista, apertamente contrari al neoliberalismo capitalista e agli Stati Uniti, propulsori naturali di tale sistema.

Un trionfo di Hugo Chávez porterebbe a 20 anni la sua egemonia e tranquillizzerebbe migliaia di pubblici impiegati dichiaratamente “chavisti”, i poveri assistiti dai programmi sociali, generatori di forti legami affettivi con il presidente patriarcale, oltre a masse di contadini storicamente emarginati, un mondo questo pieno di assenze  per la vertiginosa urbanizzazione del Venezuela. Inoltre preserverebbe da una crisi nervosa Raul Castro.

Le opinioni indipendenti, più affidabili dei sondaggi, ritengono che le preferenze dei 19 milioni di elettori sono equamente distribuite, con un lieve vantaggio per l’attuale presidente, equivalente alla percentuale di indecisi. Prevarrà il candidato che otterrà il 50 per cento più uno dei voti, in un solo turno. In questo scenario, Hugo Chávez, abituato a trionfi facili (con il 16 per cento nel 1998, ill 22 per cento nel 2000 e il 26 per cento nel 2006), una settimana fa ha ammesso per la prima volta la possibilità di una sconfitta, paventata come una catastrofe per “il futuro della Patria” perché troncherebbe un grandioso processo di giustizia sociale, mentre il suo avversario Enrique Caprile assicura un futuro di progresso sostenibile, in un Paese finalmente democratico e aperto al mondo.
 

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