Eduardo racconta Eduardo

Al Teatro Arvalia di Roma un viaggio rituale e simbolico attraverso le drammaturgie di Eduardo De Filippo, alla ricerca di un’etica del fare teatro
Al Teatro Arvalia di Roma un viaggio rituale e simbolico attraverso le drammaturgie di Eduardo De Filippo

È sempre difficile mantenersi sobri di fronte ai grandi della storia del nostro teatro, sospendere il giudizio, far tacere i palpiti di un eterno innamoramento. Ma l’operazione compiuta dal giovane regista Gino Auriuso chiede uno spettatore nudo, disarmato, libero da aspettative, curioso e pronto a guardare con occhi nuovi una materia drammaturgica spigolosa come quella di Eduardo De Filippo.

L’Eduardo, in scena al Teatro Arvalia di Roma, si muove in direzione di un sostanziale smantellamento dell’immaginario eduardiano collettivo, per tentare la costruzione di una nuova architettura dei testi. Il regista procede alla creazione di un affresco pittoresco, sui toni di atmosfere rarefatte, in cui le drammaturgie di Eduardo sono cesellate in sequenze di azioni altamente codificate. Il rito che si compie sulla scena segue un preciso cerimoniale, dal quale gli attori non deviano mai, occupando lo spazio in tutte le sue dimensioni e dosando sapientemente l’uso degli oggetti di scena.

Gli oggetti creano livelli di significato ulteriori: non solo rimandano all’universo del gesto quotidiano, concreto, rituale appunto, della preparazione del caffè, ma creano anche il tessuto ritmico su cui gli attori costruiscono la partitura dell’azione fisica, procedendo ad un’astrazione quasi simbolica del repertorio gestuale eduardiano. Le sequenze agite somigliano piuttosto a coreografie danzate, in cui i ritmi, le cesure, le pause, sono calcolatissime e in cui gli attori si muovono con fluida consapevolezza. La musica, eseguita dal vivo, sostiene e dà colore alla performance, evocando atmosfere partenopee e riuscendo a trovare un canale autonomo di espressione, che tuttavia non distrae l’attenzione dello spettatore. A chiudere l’opera un frammento della voce registrata di Eduardo: un sipario simbolico che avvolge attori e spettatori in un commovente testamento di etica del teatro.

Eduardo autore-attore ha creato un universo di personaggi inossidabili, perfetti come abiti cuciti su misura, impossibili da indossare altrimenti, se non con una drastica operazione di taglio e cucito. L’onestà e la chiarezza di intenti con cui il regista e gli attori (Irma Ciamarella, Eduardo Ricciardelli, Maria Teresa Pascale, Manuel Fiorentini, Gino Auriuso) si sono confrontati con il difficile compito di mantenere un equilibrio tra Eduardo e Eduardo ha reso possibile il successo di questa operazione. I testi eduardiani, da Questi Fantasmi a Filomena Marturano, insieme agli altri che compaiono nel lavoro, seppure definitivamente astratti dal proprio contesto, non perdono la forza e la bellezza che li caratterizza, riuscendo ancora a divertire e commuovere. L’attrazione per l’immagine e il simbolo, il fascino dei corpi in movimento, non navigano verso un orizzonte autoreferenziale come spesso purtroppo accade negli esperimenti del teatro di ricerca, ma restano aggrappati a un universo di segni che lo spettatore è ancora in grado di cogliere e apprezzare.

In Eduardo di Eduardo, non c’è più nulla, eppure c’è tutto: un senso molto profondo dell’essere attore, il rispetto per lo spazio del teatro, l’impegno e la gioia di condividere la bellezza.

 

Fino al 24 marzo al Teatro Arvalia di Roma

Per info: Teatro Arvalia – 0655284044 – teatroarvalia@live.it

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons