EdC per tutti in un mondo che resta diseguale

Nel Polo Lionello, nell'ambito di Loppianolab, si è svolta la terza convention nazionale dell’economia di comunione. L'obiettivo è ripartire dal grido dei poveri per decollare
favelas

Ventuno anni dopo il lancio del progetto di conomia di Comunione. È l’età della vera maturità, quando si comincia ad uscire fuori di casa. La terza edizione della convention italiana dell’EdC permette di tracciare un primo bilancio in vista della prospettiva dei prossimi venti anni. Che passeranno in fretta. Ogni prospettiva di lungo termine, anche quella che misura il tempo secondo il calendario dell’eternità, si deve misurare con le scadenze imminenti, con le domande di giustizia che non possono restare disattese.

Il volto più conosciuto dell’EdC, l’economista Luigino Bruni, nell’aprire l’incontro di sabato 22 settembre, cita Chiara Lubich che nel '92 affermava: «se l’EdC non decolla perdiamo l’appuntamento con la storia». Erano passati pochi mesi dal 1991, da quella visione profetica sorta dalla rappresentazione dolorosa di una megalopoli come San Paolo del Brasile con le immense fatiscenti periferie degradate (nella foto) sorte accanto al lusso dei grattacieli. Scandalo che ha armato dappertutto rivolte violente e sottomissioni senza speranza. L’EdC usa termini come mission, governance, stakeholder, ma la sua natura, afferma Bruni, si riconosce dal saper ascoltare il grido dei poveri.

L’impresa etica e responsabile ne è una conseguenza. Due studiose, presenti alla convention, stanno ora studiando, con il contributo delle organizzazioni internazionali istituzionali, l’incidenza della EdC nel contrasto della povertà nel mondo come paradigma di una modalità da replicare e adottare a livello planetario. Ad uno sguardo globale non sfugge, secondo Bruni, economista della Bicocca e dell'istituto universitario Sophia, un'altra intuizione lasciata dalla Lubich e cioè che la guerra, sempre incombente nei rapporti internazionali, si contrasta costruendo rapporti improntati alla giustizia sociale. I rappresentanti a Loppianolab delle commissioni EdC provenienti da altri Paesi mostrano quella stessa impronta inconfondibile nei più diversi contesti. Si può dire, con pudore, di persone che non perdono lo sguardo innamorato sul mondo nuovo da costruire. Nonostante le sconfitte che sono inevitabili per chi non resta con le mani in tasca.

C’è un tratto femminile inconfondibile nella proposta EdC. Non tanto una questione di genere che esclude, ma un aspetto della condizione umana che pone in primo piano il prendersi cura dell’altro considerato nella sua interezza, nella qualità delle relazioni che coinvolge il senso di casa e di famiglia. Perché l’EdC non è una utopia, l’intuizione di una idea senza luogo. Esiste nella dinamica del “già e non ancora”, ma esiste, si tocca, si può apprezzare e anche giudicare. Approccio che ha trovato modo di essere approfondito nell’incontro dedicato al genio femminile in economia. La cooperazione piuttosto che la competizione, la crescita del microcredito in Asia affidato in maniera esclusiva agli imprenditori locali, come riporta l’imprenditrice Teresa Ganzon.

In Africa le aziende di EdC sono nella maggior parte condotte da donne che poi sono quelle che lavorano di più, a scapito di una vulgata tradizionale. Soprattutto in Italia, come rileva Alessandra Smerilli, economista e religiosa salesiana, che snocciola numeri interessanti come il dato dell’aumento dei figli per le donne che lavorano…

La dimensione feriale, fuori dagli eventi, quella del “lunedì mattina”, obbliga a misurarsi con i bilanci e a fare i conti, a pagare le bollette e ad assicurare gli stipendi. In questo si comprende il senso di questo edificio in mattoncini rossi del Polo Lionello Bonfanti che si erge in località Burchio ad Incisa Val d’Arno. È un segno che compromette, che indica la necessità di misurarsi con opere reali per chi sente dentro quella chiamata interiore ad ascoltare un mondo che non può essere accettato così com’è in gran parte, e cioè diseguale e non fraterno. Ognuno troverà la strada per realizzare quella intuizione che segna la vita intera.

La novità di quest’anno è la fondazione dell’Associazione italiana degli imprese di economia di comunione. Un soggetto riconoscibile nella società civile del nostro Paese che indica la necessità di fare rete e di rendere possibile l’adesione di una ricca realtà diffusa nei territori. L'espression "Economia di comunione" circola nelle encicliche come in tante relazioni, interventi, dibattiti e soprattutto come desiderio profondo di persone e donne che aspirano ad una vita degna nel cuore di una crisi economica strutturale che rischia di travolgere tutto e tutti, aumentando la povertà. In Italia ci sono 70 mila quadri direttivi e 30 mila dirigenti senza lavoro. Anche in questi casi, come ha ricordato nel suo intervento lo storico imprenditore di EdC, Alberto Ferrucci, troviamo aziende di EdC che “vedono” e cercano di rispondere alla destabilizzazione di tante storie familiari. Il tempo è maturo e attende solo una risposta credibile.

Bruni conosce in profondità il corpo di questo movimento economico e afferma che ha tempi di maturazione che possono sembrare lenti, ma che sono adeguati alle sue dimensioni. Una realtà più estesa dei numeri attuali delle imprese coinvolte.  La partecipazione ai convegni e ad eventi come Loppianolab ne sono una conferma. Come sarà il mondo da qui al 2031?  

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