Economia civile fra festival e futuro della vita in comune

Si è conclusa la prima giornata del Festival dell'Economia civile a Firenze, con le parole del politico Giuliano Amato che hanno evidenziato i limiti antropologici, economici e culturali del trentennio liberista fondato sull'individualismo pratico e metodologico
Economia civile

Il navigato politico e fine giurista conclude la mattinata di inaugurazione del Festival dell’Economia Civile a Firenze citando l’economista Milton Friedman e il personaggio del film Wall street Gordon Gekko, due icone del trentennio liberista: Giuliano Amato – fresco ex presidente della Consulta –, magistralmente intervistato da Agnese Pini, ripercorre tre decadi nelle quali lui stesso ha svolto ruoli da protagonista. Descrive come da quella dirompente cultura economica, fondata sull’individualismo pratico e metodologico, sia stato compiuto un percorso che ha ne ha evidenziato i profondi limiti.

Sono innanzi tutto limiti antropologici, perché la razza umana non è solo auto-interessata ma anche bisognosa e per fortuna capace di cooperazione. Si tratta di limiti economici, perché il modello è riduzionista e irresponsabile, e di sostenibilità, i cui gli effetti ambientali e sociali sono sotto gli occhi di tutti.

Infine, forse soprattutto, sono limiti culturali perché questa mentalità ha permeato la vita dei singoli e dei gruppi incentivando di fatto comportamenti che non contribuiscono al bene comune e premiano chi pensa solo per sé.

Ma nel trentennio appena trascorso, accanto al trionfante maistream di “greed is good” (l’avidità è buona) per restare su Gordon Gekko, si sono sviluppati percorsi alternativi di pensiero e di pratica economica ormai giunti ad una maturazione ed una massa critica che fa bene sperare per quel cambio di paradigma auspicato da più parti.

In questo, il Festival offre una vetrina davvero ricca di contributi e suggestioni, ibridando linguaggi e approcci, incoraggiando l’ampliamento delle reti di connessione e relazione di tutti i soggetti che hanno a cuore un futuro positivo per l’umanità – diventano così anche hub (perno) della rete dell’economia civile.

I veri protagonisti diventano allora i luoghi, magari “con spirito ribelle”, come ha profetizzano un grande economista italiano, Giacomo Becattini, celebrato nella sessione introduttiva del festival con la lectio magistralis di Nicolò Bellanca e i commenti altrettanto ispirati dell’urbanista Elena Granata, e del trittico di economisti Luigino Bruni, Valentina Rotondi e Paolo Santori.

Luoghi nei quali viviamo e nei quali allora è fondamentale misurare il nostro Benvivere: da 4 anni il giornale Avvenire promuove un’indagine che per la sua ampiezza sta facendo scuola anche per le altre storiche indagini (come quella del Sole24Ore) con un rapporto che fotografa punti di forza e punti di debolezza dei nostri territori e offre così spunti importanti per le agende politiche delle imminenti elezioni.

Significativa coincidenza: nei giorni antecedenti al Festival, un profeta – probabilmente inconsapevole – dell’economia civile, Yvon Choinard, fondatore di Patagonia, annunciava di cedere l’impresa a un’organizzazione non profit, creata appositamente per investire parte dei profitti dell’impresa in attività di mitigazione del cambiamento climatico. L’epilogo di una parabola umana ed imprenditoriale dove il benvivere in relazione al lavoro e all’ambiente è sempre stato una bussola, e il profitto una misura della sostenibilità dell’impresa e non il suo fine. Esattamente sulla lunghezza d’onda dell’economia civile, mostrandone la sua piena realizzabilità concreta.

Per approfondire leggi “L’avventura di mister Patagonia

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