Dossier immigrazione: falsi miti da sfatare

In Italia sono presenti 5 milioni di cittadini stranieri residenti. Di questi residenti, il 51,7% arriva dall’Europa (di cui il 30,5 dai Paesi dell’Unione Europea). Da Africa ed Asia le percentuali sono di gran lunga inferiori, rispettivamente il 20,7% ed il 20,2%. In ordine di percentuale di cittadini residenti ci sono Romania (23,2%), Albania (8,9%), Marocco (8,3%), Cina (5,6%), Ucraina (46%), Filippine (3, 3%), India (3%) e poi ancora Moldavia (2,7%), Bangladesh (2,4%) ed Egitto (2,2%). L'invasione biblica di stranieri in Italia è una bufala

Dossier Immigrazione 2017.

Come aprire gli occhi sulla realtà

 

La presentazione del Dossier statistico sull’Immigrazione è da ventisette anni un appuntamento importante. Come recita il comunicato stampa dell’edizione 2017, si tratta di una “diversa narrazione”. Giovedi 26 ottobre presso il Teatro don Orione di Roma, che ha ospitato la presentazione del Dossier, si è presentato un pubblico assai variegato: rappresentanti delle istituzioni, certo, ma anche operatori sociali ed esperti, e, soprattutto, giovani studenti da scuole superiori e dalle tre Università romane. L’avvenimento, che si ripete da un quarto di secolo, quest’anno ha avuto una rilevanza particolare, per via della ricorrenza del ventennale dalla scomparsa di mons. Luigi Di Liegro, «sacerdote che diede – recita il comunicato stampa – il suo convinto appoggio a una strategia informativa impostata sui dati statistici, ancora oggi spesso disattesa». Di Liegro, infatti, è l’icona dell’assistenza ai migranti nel nostro Paese, l’uomo che ha intercettato la migrazione come fenomeno epocale e che, soprattutto, ha capito che dietro a queste diverse ondate non ci sono numeri, ma uomini e donne, come oggi ricorda costantemente papa Francesco. Di Liegro, ricordato anche dalla nipote, in occasione delle presentazione del dossier 2017, ha avuto un ruolo profetico nella vicinanza ai migranti ed il suo desiderio di avere un supporto statistico a quanto stava accadendo e ai progetti assistenziali che mise in moto era legato proprio alla contrapposizione dei miti che non fanno altro che depistare le coscienze.

Proprio questo è emerso ancora una volta con chiarezza ed evidenza cristallina nella presentazione odierna ed emerge, soprattutto, dai numeri del dossier, corposo certo, ma anche dotato di chiavi di letture che spiegano i numeri con analisi acute e profonde. Qualche numero è opportuno darlo per renderci conto di quanto, come italiani ed europei, siamo costantemente, quotidianamente, direi, ingannati da coloro che strumentalizzano i fenomeni migratori per vantaggi economici e politici. Lasciamo allora parlare qualche cifra.

Attualmente si stima che nel mondo ci siano 243.700.000 persone che si possono definire in senso lato come migranti e di questi un quarto (circa 54 milioni) interessano i Paesi dell’Unione Europea. Se si aggiungo le nazioni dell’Europa Centro-orientale e le altre si arriva a toccare gli 80 milioni. I grandi processi migratori, quindi non avvengono nel nostro continente, ma in Asia e in Africa. Attualmente nei Paesi dell’Unione Europea vivono quasi 37 milioni di stranieri residenti con una incidenza sul totale della popolazione pari al 7,2%. A fronte di questo in Italia sono presenti 5 milioni di cittadini stranieri residenti. Guardiamo per un momento ai Paesi di origine. E qui, cominciano le prime sorprese. Infatti, di questi residenti, il 51,7% arriva dall’Europa (di cui il 30,5 dai Paesi dell’Unione Europea). Da Africa ed Asia le percentuali sono di gran lunga inferiori, rispettivamente il 20,7% ed il 20,2%. Ma altre sorprese ce le riservano le statistiche dei residenti per nazionalità che ridicolizzano il mito delle “invasioni” bibliche dall’Africa. Infatti, in ordine di percentuale di cittadini residenti ci sono Romania (23,2%), Albania (8,9%), Marocco (8,3%), Cina (5,6%), Ucraina (46%), Filippine (3, 3%), India (3%) e poi ancora Moldavia (2,7%), Bangladesh (2,4%) ed Egitto (2,2%). Questo per fermarci ai primi dieci Paesi di provenienza di cittadini residenti. Fra i cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia, poi, ben 2 milioni e 400 mila sono occupati e, quindi, il tasso di disoccupazione è fermo al 15,4% mentre per gli italiani è all’11%. Non dimentichiamoci, poi, che le imprese gestite da stranieri sono superiori al mezzo milione (571.255) con una incidenza superiore al 9% sul totale. Ecco alcuni dati, che i media non ci offrono mai e che risolverebbero molti dei dibattiti triti e ritriti che i vari canali televisivi mandano in onda con costante insistenza per una adeguata manipolazione delle nostre menti nei confronti di ‘chi arriva’.

Qui, poi, altre sorprese. Gli arrivi via mare sono aumentati dal 2015 al 2016 del 17,9%. Anche le richieste di asilo sono aumentate, passando da 84 mila e 122 mila, facendo registrare un tasso in crescita notevole, ma ancora indietro rispetto a Germania, Stati Uniti, Turchia e Sudafrica. Siamo ben lontani dalle tanto paventate invasioni bibliche che altri Paesi come Libano, Giordania e varie nazioni del continente africano devono sopportare fino ad avere una presenza di rifugiati pari a 1 su 6 abitanti (Libano) e 1 su 11 (Giordania).

Allarghiamo un momento lo sguardo dall’immigrazione alla migrazione. Il nostro Paese, infatti, dalla fine del XIX secolo alla metà degli anni Settanta del secolo scorso è stato uno dei protagonisti dell’emigrazione mondiale. Il fenomeno dal 1975 sembrava essersi estinto, salvo la ripresa degli ultimi anni. E non si tratta di una questione marginale. Lo scorso anno, infatti, hanno lasciato l’Italia per stabilirsi all’estero 114.512 italiani e 42.533 cittadini stranieri, una cifra di poco inferiore agli arrivi di cui abbiamo appena accennato.

 

Un ultimo confronto. La presenza straniera regolare complessiva in Italia è di 5.359.000 persone e, secondo le anagrafi dei nostri uffici consolari sparsi per il mondo, i cittadini italiani regolarmente emigrati sono 5.383.199, esattamente trentamila in più. Quindi come italiani abbiamo un ‘popolo’ di emigranti pari quello di ‘immigrati’ regolarmente residenti. Lo sapevamo?

 

Ecco qualche cifra. Forse varrebbe la pena documentarci attingendo a preziose fonti di documentazione che ci aiuterebbero a non essere costantemente manipolati da chi predica populismi a buon presso, senza guardare al futuro di un mondo in cui i processi non si fermano con agende elettorali xenofobe. Li possiamo ritardare e aggravare creando nuove tensioni a quelle già esistenti, perdendo di vista il fatto che la storia sta facendo il suo corso e varrebbe la pena di riflettere sui processi. Questi numeri del Dossier Immigrazione 2017 ci aiuterebbero a farlo.

 

Ma ci torneremo sopra nei prossimi giorni per sfatare altri miti.

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