Disabili: un premio all’impegno

Qualcuno dei lettori ricorderà forse Dadi Esagonali, il trimestrale scritto da diciotto ragazzi disabili di Gorizia grazie al metodo della scrittura facilitata, di cui avevamo parlato in questo articolo; e ora i ragazzi sono tornati a far parlare di sé in Friuli Venezia Giulia, grazie a due importanti riconoscimenti ricevuti in questi mesi.
Gorizia

Il primo è stato il Premio Solidarietà, che ogni anno la Consulta regionale della disabilità destina a singoli, enti o imprese che svolgono attività a favore dei disabili in Friuli Venezia Giulia; e che ha visto premiare, insieme ai ragazzi, tante altre persone impegnate in questo senso – come due commercianti che hanno consentito di “salvare”, con il loro intervento, il centro diurno di Gorizia; o una giovane stilista, creatrice della prima linea di moda "inclusiva" pensata per persone in sedia a rotelle. «Sicuramente è un riconoscimento importante perché per la prima volta veniamo citati pubblicamente come realtà che opera nei confronti dei disabili – afferma una delle operatrici dell'associazione “Diritto di parola”, Antonella Gaggioli – e per noi non è poco, viste le difficoltà che purtroppo abbiamo incontrato e ancora incontriamo nel “dare diritto di parola” a questi ragazzi». Ragazzi che infatti, avendo difficoltà ad esprimersi a voce, lo fanno tramite un computer grazie all'assistenza dei volontari; e che hanno lasciato numerose impressioni anche a proposito di questo premio. «È un premio molto importante per noi perché riconosce le nostre capacità e le nostre abilità – scrive Andrea –. Dimostra che siamo persone normali che abbiamo un pensiero che siamo intelligenti e che abbiamo delle emozioni».

 

«Ottenere un premio veramente gioca un ruolo importante nella vita di ragazzi come noi – gli fa eco Ester -, che danno molte energie in ogni attività restando però poco felicemente riconosciuti soprattutto per meriti implicanti la capacità di pensare. Referenze in prestazioni sportive sono fortunatamente frequenti, stiamo verificando progressi nell'inserimento nel mondo del lavoro, troviamo però consistenti difficoltà a veder riconosciuta la nostra intelligenza condizionata a non apparire esternamente a causa della difficoltà a parlare in modo coerente». «È una bella occasione per dare una forte scossa a chi crede che siamo ritardati solo perché abbiamo difficoltà di parola – aggiunge Maria Chiara – . Si sente spesso dire che chi non parla bene non sa pensare e non comprende. Questo non è assolutamente vero, anche se la disabilità concretamente c'è e abbiamo necessità di strumenti per comunicare. Cadranno anche questi pregiudizi, accadrà questo cambiamento, saremo finalmente riconosciuti. Grazie a chi ci ha voluto premiare».

 

Un altro riconoscimento di spessore è stato l'invito a partecipare a è Storia, il maggior festival culturale di Gorizia – quest'anno incentrato sul tema “Schiavi” – per esprimere i loro pensieri all'interno di un originale dibattito “mediato” da computer e facilitatori sul tema “Schiavi ieri, oggi, e…”. Ai partecipanti è stato distribuito un opuscolo con le riflessioni già elaborate dai ragazzi su questo tema, ed altre sono state aggiunte sul momento grazie appunto alla tecnica della scrittura facilitata.

 

«Ho trovato molto significativo il fatto che praticamente nessuno dei ragazzi abbia fatto riferimento al proprio handicap come situazione di schiavitù – osserva Antonella Gaggioli –: la maggior parte di loro ha citato le “moderne schiavitù” della dipendenza da internet e dai moderni mezzi di comunicazione, oppure da alcol e droghe, o da certi stili di vita che la società sembra imporre; o ancora la migrazione forzata di tante persone a cui assistiamo in questi ultimi anni. In tutti i loro pensieri torna il concetto di riconoscimento della dignità di ogni uomo come via principale per debellare queste schiavitù». E se da un lato sembra prevalere un certo pessimismo, con diversi ragazzi che dubitano che potrà mai esistere una società senza “schiavi”, c'è anche chi come Daniele conclude: «Secondo me questo sarebbe possibile se il popolo di tutto il mondo cominciasse a conoscere la parola amore. Senza l'amore non possiamo immaginare un mondo senza schiavitù».

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