Dio nella città : essere “costruttori” di un rinnovato tessuto urbano
“Cercare Dio” è stato il motivo che, collegando tanto i momenti di formazione quanto quelli di preghiera, ha fatto da sfondo alla Settimana Teologica tenuta dalla F.U.C.I. presso il monastero di Camaldoli, nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Sulle orme di una tradizione quasi secolare, i giovani della Federazione si sono infatti domandati, immersi nelle foreste casentinesi, come cercare e incontrare Dio nella città, intesa come luogo di incontro e scontro tra culture, abitudini e costumi sempre più intrecciati e variegati, seme e frutto, al medesimo tempo, di un cambiamento sociale in atto significativo e profondo.
In un tale contesto, emerge con forza sempre maggiore la necessità di comprendere come abitare con fede il tessuto urbano, nel tentativo di leggerlo nella sua interezza per coglierne i messaggi, le esigenze e la complessa ricchezza per poi poterlo sapientemente plasmare in qualità di attivi cittadini. In questo itinerario, dal titolo “Vidi la città…scendere dal cielo”, una prima chiave di lettura per poter indagare la presenza di Dio e testimoniare il nostro credo nell’ambiente urbano ci è stata offerta da Ignazio Sanna, arcivescovo emerito di Oristano e presidente della Pontificia Accademia di teologia. Partendo da una dimensione di ricerca individuale, dall’incontro personale con Dio che risiede nella nostra intimità, ci ha poi stimolati a uscire da noi stessi assumendo una visione del divino che abbracci globalmente la realtà: sulla scia del teologo tedesco Rahner, ci ha spinti ad aprirci alla “mistica della vita quotidiana”, basata su una “struttura incarnatoria” della contingenza, che rende le piccole cose mediatrici della presenza di Dio.
Da questo deriva poi il richiamo ad una ulteriore apertura, verso il mondo ecclesiale nelle sue forme più particolari e locali, le parrocchie, che hanno perso il ruolo di riferimento primario e si trovano a confrontarsi con i dinamici cambiamenti della città cercando di trovare risposte innovative a problematiche inedite. Così come i contesti in cui sono inseriti, le comunità parrocchiali, infatti, sono ad oggi percorse da istanze di rinnovamento atte a rispondere ai bisogni di un tessuto sociale che sperimenta problemi e dinamiche diverse da quelle del passato, in seno ad un mondo digitalizzato e a compagini urbane multietniche e frammentate.
Dalla parrocchia, concepita come “comunità ecclesiale più vicina alla gente” e, in quanto tale, ente capace di “far riconoscere la presenza di Cristo nella storia” delle città, si può trovare infatti l’ispirazione per ri-adattarsi. La Chiesa è chiamata ad immergersi nell’attuale dinamismo sociale con criterio ed oculatezza, senza i timori derivanti da un passato che oggi ci parla sempre meno: per trovare la forza necessaria alla metamorfosi, d’altronde, essa non deve che rivolgersi alla stessa figura di Cristo. Come sostiene Sanna, “nell’orizzonte della realtà neotestamentaria, il cristiano non ha luoghi di culto, se non la Persona di Cristo. Il sacro […] è una categoria che il cristianesimo non conosce: per il cristiano tutto è profano, come tutto, al contempo è santo, ossia santificato dalla presenza della Verità che, per il credente, è Cristo stesso.”
Pertanto, si fa strada anche un rinnovato paradigma teologico, capace di intercettare queste esigenze di mutamento senza tradire l’essenza del cristianesimo: un paradigma riconducibile al “metodo di Papa Francesco”, volto a considerare “luogo teologico imprescindibile la storia delle singole persone e della comunità civile e religiosa”. Si passa, dunque, ad una prospettiva che muove a partire dal “contesto”, dalla concretezza della vita, per raggiungere il “testo”, la Parola.
Pur forti di questo innovativo modo di vivere la fede, siamo consapevoli che trovare il modo per parlare di Dio e testimoniarlo nel mondo contemporaneo è ancora la sfida che siamo chiamati ad accogliere. A partire da questa urgenza, il secondo ospite della Settimana Teologica, monsignor Luca Bressan, attualmente vicario episcopale alla cultura della diocesi di Milano, prendendo come esempio la città ambrosiana ha descritto come la Chiesa possa essere parte attiva nel tessuto sociale che si modifica e si ricostituisce costantemente, dove possiamo leggere “il presente urbano del cristianesimo e il suo futuro”. A partire da una Chiesa che faceva leva sul “residenzialismo” dei suoi fedeli, oggi ci si deve invece interfacciare con un “noi dinamico”, in perpetuo movimento attraverso “flussi” che cambiano il modo stesso di esperire, abitare e concepire la città e le sue funzioni. Proprio per questa nuova condizione esistenziale, instabile ed incerta, occorre riscoprire, ripartire dal “disagio e accendere spazi di trasformazione simbolica”, capaci di generare orizzonti di senso volti ad attribuire significati nuovi ai luoghi ed alle vite che in questi si intrecciano.
L’invito rivolto dai giovani della F.U.C.I. è dunque quello di vivere con consapevolezza crescente le sfide della contemporaneità: a partire dal messaggio sempre nuovo del Vangelo, dobbiamo ri-pensare il nostro modo di accogliere, testimoniare e vivere la fede, divenendo “costruttori” capaci di dialogare e collaborare, senza timori e senza pretese, con un mondo in perpetuo divenire e con la pluralità delle identità che oggi lo abitano. È una città esigente questa che siamo chiamati ad abitare come cristiani e a vivere ogni giorno secondo il Vangelo, perché se l’incontro con Dio è qui, adesso, nella storia, nelle nostre città, non possiamo restare in attesa di un’altra vita. Occorre metterci in cammino e lavorare insieme per realizzare ora il tempo promesso.