Dio come spettatore!

Giacomo è un amico. Con lui spesso mi trovo a chiacchierare e raggiungiamo vette altissime.
Natura

Viene in evidenza la sua saggezza, la sua bontà e una grande capacità di capire gli altri. Quando, però, ci troviamo in un gruppo più allargato con amiche e amici, lui diventa un clown. A tal punto che la sua presenza diventa un peso e ho notato, con dolore, che qualcuno lo evita.

 

Ho cercato di dirgli di essere più attento, ma è come se scompaia in lui di colpo un modo d’essere e ne scatti un altro.

Mi sono chiesto come possano coesistere queste due facce così fortemente contraddittorie: il mio amico è condizionato dal pubblico. Il pubblico lo rende clown oppure saggio.

 

Questa situazione mi ha fatto pensare all’opera di Luigi Pirandello “Uno, nessuno, centomila” il romanzo, come asseriva l’autore "più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita".

Mi sono spaventato all’idea che certamente anch’io sono condizionato dagli altri e di crearmi mille facce e alla fine di non essere nessuno.

 

Ci ho riflettuto e ho individuato dei precisi gruppi di gente che mi condizionano, davanti ai quali il mio agire prende un ritmo o un altro.Per non veder scomporre la mia vita ho preso la decisione di avere come pubblico Dio e fare tutto davanti a lui, non davanti alla gente.La mia vita ha cambiato qualità. Il primo frutto è che accostandomi agli altri li vedo senza veli di pregiudizi o paragoni. Vedo chi mi sta davanti così com’è, senza interferenze.

 

Ciò che facevo per “educazione” o perché guidato dalle convenzioni, ora lo sostanzio d’amore e sono io il soggetto, non altri. Il bisogno di essere capito non lo sento così forte e non sono schiacciato dall’ansia che sia riconosciuto quello che faccio. Mi rendo conto che è un andare controcorrente ma… prima o poi bisogna prendere le redini della propria esistenza.

Devo ancora lavorare su di me, ma vedendo che l’impegno “funziona” e ha i suoi effetti, ciò mi carica di gioia e di speranza!

 

(dal blog di Tanino Minuta)

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