Diario dalla Siria/58

Siria

In città i colpi di mortaio continuano incessanti. Stamattina padre Simon stava percorrendo il parco in bicicletta quando ha bucato la ruota e ha sentito il rumore, ormai ordinario degli ordigni che fendevano l’aria. A piedi e di corsa ha raggiunto la casa dei salesiani e ha visto macerie e feriti da tutte le parti, mentre i soccorsi si prodigavano per curare e indirizzare agli ospedali. “Abbiamo solo il momento presente. La vita è solo questo attimo e non di più e i pensieri ti assalgono…se non avessi bucato ora io sarei tra questi feriti”.

La precarietà e la paura sono la nostra costante. La tristezza e l’angoscia stringono il cuore di tutti perché l’esistenza cambia da un momento all’altro. Vedi Palmira. Un giorno hai la casa e il giorno dopo diventi uno sfollato perché una bandiera nera sventola sulla torre. Qui normalità e anormalità vanno a braccetto. Si sta faticosamente concludendo l’anno scolastico e in qualche scuola si è anche preparata una festa: non c’è gioia nell’aver raggiunto questi traguardi, ci si saluta piangendo perché si sa che all’inizio del nuovo anno tanti saranno partiti o saranno morti. Una famiglia si ostina a non partire. Lavorano in una scuola per bambini sordomuti: sono 40 gli ospiti di questi stanzoni risistemati. Non accettano questo occulto progetto che vuole cacciare i cristiani da un luogo millenario di residenza, dove ci sono le radici più vere del dialogo con l’Islam, dove con i musulmani si è amici e quindi si va avanti difendendo la ricchezza culturale e spirituale che nessun mortaio ha definitivamente cancellato. Le chiese cristiane sono tutte abbastanza distrutte o danneggiate e gli antichi manoscritti che vi erano conservati giacciono lì. Si è provato a salvarne qualcuno ma molti sono intrappolati dalle pietre. Ognuna di quelle che cade da questi edifici è un’imposizione di more, è come veder bruciato un pezzo della tua storia.

La mezzaluna rossa distribuisce pacchi di viveri, chi aveva un’azienda e ha perso tutto si è inventato un chiosco dove commercia verdure e cibo. Il commercio resiste, anche se i prezzi sono diventati altissimi. I farmaci ordinari ci sono ma per chi soffre di dialisi o tumore le cure non sono garantite: non si possono garantire le cure lunghe e costanti.

La bella notizia di oggi è che le tre campane del santuario di santa Tecla a Malula sono state recuperate e ora suonano al patriarcato latino di Damasco. Le chiese sono state saccheggiate e queste campane sono state recuperate con pazienza, forse dal mercato nero.

Ad Homs abbiamo commemorato l’anniversario di padre Franz: eravamo trecento e tra noi tanti sacerdoti. Le testimonianze sulla sua vita evangelica non finivano. Per ognuno di noi è stato davvero un testimone. Ora siamo preoccupati per padre Jaques Murad rapito in questi giorni: qualcuno dice che sia stato venduto all’Isis perché nel villaggio vicino al monastero c’è chi lo sta cercando disperatamente e c’è chi ha scelto di stare da un’altra parte. Sappiamo che è con lui un diacono che non ha voluto lasciarlo. Noi preghiamo uniti, preghiamo che questa follia termini, che ci venga restituita la nostra terra e la pace

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