Democrazia populista

Due referendum hanno chiesto l’espulsione dei criminali stranieri e la non tassabilità delle grandi fortune. Le ragioni del successo del primo verdetto. Da Ginevra, il nostro corrispondente
Svizzera manifesto del referendum

La Svizzera ha fatto un passo verso il populismo democratico. Domenica 28 novembre, la maggioranza della popolazione (52,9 per cento) ha accettato il referendum sull’espulsione dei criminali stranieri. Il testo è stato proposto dall’Udc (Unione democratica di centro), che come il suo nome non indica, è parte della destra nazionalista. Un partito che non fa che espandersi da quando punta sui temi dell’insicurezza e della xenofobia, fino a diventare, tre anni fa con il 29 per cento dei voti, la prima forza politica svizzera.

 

Domenica, all’Udc è riuscito un gran colpo, riunendo i suoi due argomenti preferiti in un unico testo. Il progetto prevede l’espulsione automatica di chi è condannato per reato di stupro o di frode alle assicurazioni sociali. Anche coloro che sono nati in Svizzera, ma non hanno la cittadinanza, perdono il loro permesso di soggiorno. L’Udc ha costruito il suo successo affermando che la criminalità straniera è un grave problema di sicurezza: il 51 per cento delle condanne nel paese riguarderebbe gli stranieri, mentre essi non rappresentano che il 22 per cento della popolazione. Sì, ma …

 

L’iniziativa per l’Udc non avrà alcun effetto reale sulla sicurezza. Il responso popolare non eleverà che di poche centinaia di unità il numero di espulsioni annuali già pronunciati. Perché? Perché la maggior parte degli stranieri che commettono reati in Svizzera non vivono nel Paese e sono persone di passaggio, senza permesso di soggiorno. Dopo aver scontato la pena, i contravventori sono poi naturalmente espulsi verso i loro Paesi, e lo sono già da tempo.

 

Nessun effetto reale quindi, ma un notevole impatto psicologico. L’Udc ha vinto solo contro tutti i partiti e possiamo far calcolo che lo ricorderà alle prossime elezioni federali (ottobre 2011). E poi l’attuazione dell’iniziativa pone problemi reali perché, oltre all’immagine del Paese, la Svizzera può trovarsi in contrasto con vari accordi internazionali con l’Unione europea, tra cui la libera circolazione delle persone, o con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Una notevole pressione viene così esercitata sugli altri partiti, destra moderata e sinistra, sbalorditi da questo nuovo successo dei loro irrispettosi avversari. Ma entrambi dovrebbero anche prendere su di sé le loro colpe. Invece di contestare ogni argomento degli avversari con forza, molti di loro avevano deciso di presentare un contro-progetto appena meno severo, portando acqua al mulino della xenofobia.

 

Può essere sorprendente vedere un Paese democratico approvare leggi che lo mettono nei guai rispetto alla legislazione, sia nazionale che internazionale. Il populismo democratico ha la precedenza sullo stato di diritto. Perché succede ad alcuni partiti politici quello che succede ad alcuni programmi televisivi: per fare dell’audience o per propaganda elettorale, si mobilita la gente su cause banali o addirittura degradanti, senza guardare ad altro che alla popolarità, che servirà alle elezioni successive.

Preziosi strumenti della democrazia svizzera, i “diritti popolari” – referendum e iniziativa popolare – sono a volte utilizzati per occupare la gente con vuote proposte. Un giornalista commentava, ironicamente,: « Saremo tutti contrariati se un giorno non accadrà che verrà abolita l’ultima domenica del mese». Gli svizzeri hanno il forte sentimento che i diritti popolari sono l’espressione più legittima della democrazia. Sono tuttavia diritti senza limiti?

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