Debutti al Napoli teatro Festival Italia

Tra le novità assolute andate in scena, il nuovo spettacolo “Una notte sbagliata” di Marco Baliani, per la regia di Maria Maglietta

Prosegue l’intensa programmazione del Napoli Teatro Festival Italia che ha visto il debutto, in prima assoluta, di Marco Baliani con lo spettacolo Una notte sbagliata, per la regia di Maria Maglietta (scene e luci di Lucio Diana, musiche a cura di Mirto Baliani, produzione Marche Teatro, replica domenica 23). Dopo il successo dello spettacolo Trincea, Baliani continua a sperimentare su quello che definisce un teatro di post-narrazione: una narrazione dove il linguaggio orale del racconto non riesce più a dispiegarsi in un andamento lineare, ma si frantuma, produce loop verbali in cui il Tempo oscilla, senza obbligati nessi temporali. «Come si manifesta l’Assurdo? Ci sono segnali che possano mettere in allarme prima che la terribilità del caso si metta in moto e precipiti negli eventi? Forse sì – scrive Marco Baliani nelle note di regia –, ma sono accenni, avvertimenti che l’anima non coglie. Presi come siamo dall’immanenza del reale, quei piccoli, minuscoli segnali di allarme vengono trascurati. Eppure, quella notte, notte che solo dopo che tutto è avvenuto, chiameremo notte sbagliata, Tano, l’uomo della storia, aveva avvertito qualcosa».

4.48 Psychosis, il testo scritto da Sarah Kane è proposto in forma di sinfonia per voce sola, con elaborazioni musicali, video, scene e regia di Enrico Frattaroli, con Mariateresa Pascale, Patrizia Polia (soprano), Diego Procoli (pianoforte) e le musiche da Gustav Mahler e P. J. Harvey. In scena, protagonista è la poesia stessa, variegata nelle forme liriche, narrative, dialogiche, grafiche della sua scrittura, testualmente e scenicamente affidata alla voce sola di Mariateresa Pascale. «Scriverlo mi ha uccisa», annota Sarah Kane sul biglietto allegato alla copia di 4.48 Psychosis lasciata a Mal Kenyon, la sua agente letteraria, il giorno del suo suicidio. Il suo ultimo dramma, perfezionato fino all’ultimo istante della sua vita, è anche il suo testamento poetico. «Addio! Addio!», scrive Mahler sui pentagrammi vuoti delle pagine manoscritte dell’Adagissimo. Ventisette misure i cui pianissimo conducono la Nona Sinfonia alle soglie del silenzio e che qui si intonano con le parti più liriche del poema, mentre Rid Of Me, To Bring You My LoveThe Slow Drug, le composizioni di P. J. Harvey – coeve alla scrittura drammaturgica di Sarah Kane e dal sapore decisamente rock – ne sostengono le invettive più aspre e graffianti (replica domenica 23).

Continua a “Made in Cloister” SE, la rassegna di Letteratura a cura di Silvio Perrella, che vede ospiti Ewa Lipska, tra le maggiori poetesse polacche, capace di attraversare il tempo presente con una disillusa ironia. Grande amica di Wisława Szymborska, nei suoi versi s’incontrano domande come questa: «Non so nemmeno/ se è la storia che ha creato noi/o se noi abbiamo creato la storia. Se siamo solo l’eco/di un cuore altrui». A seguire Devorah Major, terza Poet Laureate di San Francisco, artista poliedrica, che frequenta più generi di scrittura. Il suo primo libro italiano, appena pubblicato da Multimedia edizioni, si intitola A braccia aperte, in esso vi si incontra la paradossale povertà dell’amore della quale abbiamo sempre più bisogno.

Nell’ambito della sezione Osservatorio, lo spettacolo Jenga – L’ultima mossa del becchino, è un lavoro di nuova drammaturgia scritto a quattro mani da Alberto Mele e Marco Montecatino, con Pietro Tammaro, Chiara Vitiello, Marco Fandelli. Il lavoro teatrale, che nel titolo fa riferimento al gioco dei mattoncini di legno, tutto basato sull’equilibro, racconta le vicende familiari di Corrado, neo disoccupato con la Sindrome di Asperger e con la passione per il Wrestling: lui e la sorellastra Bianca ricevono un’offerta per la vecchia casa di famiglia da parte di un’azienda di trasporti. Per Bianca è un’opportunità da cogliere al volo, che si scontra però con la volontà del fratello, legato morbosamente a quella casa e ai ricordi che contiene. Gianluca, il fidanzato di Bianca — tenuto all’oscuro delle sue intenzioni — farà parte, suo malgrado, del progressivo sfacelo che colpirà la famiglia Sarnataro (costumi di Elena Soria, scenografia di Florian Mayer, light design di Tommaso Vitiello, sound design di Gino Giovannelli).

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