Daje Marche: l’e-commerce salva Tolentino

Ripartire dopo il terremoto con olter cento aziende che vendono i prodotti direttamente attraverso un portale web. E a marzo si vuole ripartire anche con il turismo

Il loro logo è un sigillo di garanzia con la scritta “Daje Marche”, ma un po’ staccata, come se ci fosse stata un’anomalia. Al di sotto, la linea di un sismografo si trasforma in battito cardiaco: dopo la grande scossa di terremoto del 30 ottobre scorso, a Tolentino, la vita ricomincia da un’idea.

Il centro storico è praticamente inagibile, più di quattromila case lesionate, tanti gli sfollati, paura, disperazione. Ma i danni rischiano di moltiplicarsi, con il blocco quasi totale delle attività produttive. Per questo, qualche giorno dopo, il 3 novembre, il Sindaco indice una riunione aperta a tutti gli imprenditori, gli artigiani e i commercianti locali. Tra loro, c’è anche Paolo Isabettini, architetto, creatore del Fablab locale – un luogo per inventori e artigiani del digitale – che si è ritrovato con la sua sede di lavoro completamente inagibile.

Il tema è: come ci risolleviamo? Non ci sono grandi idee, solo tanta frustrazione e sgomento. Paolo ascolta. C’è chi ha il negozio nella zona rossa e se lo ritrova distrutto; chi ha ancora il fondo ma non i clienti, perché la maggior parte sono sfollati; c’è chi si ritrova con i magazzini pieni perché aveva già fatto le ordinazioni per il periodo natalizio e ora non sa come smaltirle. Paolo ascolta, e si dimentica del suo particolare, comincia a pensare: «Perché le nostre merci non le vendiamo via internet, nella vetrina per eccellenza che è il web?»

L’idea piace, e ci si dà appuntamento per il giorno dopo, al bar del paese per diventare operativi.

Intanto, Paolo si mette in moto. Tornato a casa, posta sul suo profilo Facebook un annuncio:

«Cercasi esperti di comunicazione e marketing, social, grafici, programmatori e fotografi in zona Tolentino e provincia di Mc. Abbiamo una sfida impossibile: in 48 ore dobbiamo metter su un sito ecommerce per aiutare tutti insieme le attività colpite dal terremoto. Riunione domani 4 novembre ore 13 bar Cappelletti, Tolentino #dajemarche»

Il post ha un successo incredibile, più di ventiduemila “mi piace” in poche ore, e anche la risposta dei creativi all’appello è generosa:

«Secondo me, vivevano il mio stesso senso di impotenza: di fronte al terremoto come posso aiutare concretamente? Io il giorno dopo la scossa sono andato a smontare i mobili nella casa inagibile di mia mamma e li ho rimontati dove sta adesso, per tirarle su il morale. Ma non è che potevo diventare tutto insieme un facchino. E nemmeno potevamo tutti andare a offrire i tè nei centri accoglienza!».

Paolo riceve circa duecentosessanta candidature e, trenta di loro, diventano i collaboratori-volontari del progetto “Daje Marche”.

«Il nome è una cosa nata in sette secondi. Esprime la volontà di ricominciare subito dopo il terremoto: invece di piangerci addosso… Daje Marche! Passiamo all’azione! Incarna lo spirito del marchigiano che si rimbocca le maniche e lavora, a capo chino. E tutti l’hanno percepito così: un po’ pop, e anche un po’ simpaticamente grezzo!».

Da quel momento, i trenta volontari di Daje Marche smettono di dormire, di mangiare e di vedere le loro famiglie. In tempi da record, costruiscono il portale, creano i contenuti delle singole aziende, organizzano la logistica e i meccanismi di spedizione.

«Abbiamo preso delle realtà locali che mai avrebbero pensato di dover controllare la mail tanto assiduamente e le abbiamo “iniziate” al mondo del digitale, le abbiamo raccontate, abbiamo creato il logo, tutto in velocità.»

Il sito di e-commerce è on line il 25 novembre 2016. All’inizio, aderiscono venticinque aziende, oggi siamo arrivati a circa cento, ben oltre l’area del paese di Tolentino. La proposta di Daje Marche sono pacchi-strenne di prodotti enogastronomici orientati al mercato natalizio. Ma anche kit di prodotti non enogastronomici, perché sul loro portale c’è posto per tutti, dal farmacista, al negozio per parrucchieri, all’alimentari, alla pelletteria. E l’idea è un successo.

«A Natale, Daje Marche ha fatturato circa 250.000 euro, un record storico per la nostra zona!»

E il lavoro volontario di Daje Marche non sta aiutando solo economicamente il comune di Macerata: «All’inizio, il nostro quartier generale era in un container. Poi, un volontario ci ha dato l’uso temporaneo di un locale in piena zona rossa e ci siamo trasferiti lì. Abbiamo voluto dare un segnale: dai riapriamo! Vinciamo la paura!»

I ragazzi di Daje Marche lavorano con il sorriso, alacremente, e tanta gente si ferma, anche solo per dire il suo grazie: «Abbiamo lavorato con l’umore alle stelle, sorridenti e pop. Abbiamo contagiato chi ci veniva a trovare e anche le nostre famiglie. Siamo stati diffusori di generosità e anche di speranza! E questo ha fatto bene alla nostra comunità!»

Daje Marche però, non considera finita la propria esperienza, perché ora è importante riappropriarsi dei sogni.

«Ci piacerebbe che questo, per tanti dei ragazzi che hanno aiutato, diventasse un lavoro. Nel nostro piccolo abbiamo innescato una piccola rivoluzione economica, avvicinando i nostri negozianti al digitale e aiutandoli a rimettersi in piedi. Sarebbe bello che, ad emergenza finita, continuassero a servirsi del nostro lavoro!»

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